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ALL’ARMI, SIAM EUROPEI! – LA ROADMAP PER IL RIARMO DEI PAESI EUROPEI: LUNEDÌ E MARTEDÌ I MINISTRI DELL'ECONOMIA DELL'UNIONE DOVRANNO DISCUTERE DELLE CONSEGUENZE FINANZIARIE DI QUANTO DECISO DAI LEADER - MERCOLEDÌ A PARIGI SI INCONTRANO I MINISTRI DELLA DIFESA DI FRANCIA, GERMANIA, ITALIA, GRAN BRETAGNA E POLONIA (E I VERTICI MILITARI TURCHI) - IL 20 E IL 21 MARZO È CONVOCATO IL VERTICE STRAORDINARIO DEI 27 PAESI PER DISCUTERE DEL TESTO NORMATIVO - IL RUOLO DELLA TURCHIA NELLE MOSSE DIPLOMATICHE EUROPEE: IL "REGALO" CHE TRUMP HA FATTO AD ANKARA...
Estratto della’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
Come già era accaduto nel 2012 e nel 2020, l'Europa scopre di esistere e di poter decidere il suo destino solo nei momenti di grande crisi. Fatto l'accordo politico sul riarmo, ora c'è da mettere rapidamente gli scarponi nel terreno. Al momento solo metaforicamente, fra qualche settimana chissà.
Lunedì e martedì la riunione dei ministri finanziari dell'Unione dovrà discutere delle conseguenze finanziarie di quanto deciso giovedì dai leader. Benché nessuno lo ammetterà mai, il nuovo patto di Stabilità entrato in vigore a gennaio è già nel cassetto. Ai tempi del Covid le regole furono sospese del tutto, questa volta si tratta di gestire una eccezione limitata ma in ogni caso una eccezione.
recep tayyip erdogan giorgia meloni g7 borgo egnazia
Lo testimonia il fatto che le capitali più preoccupate sono quelle ad alto debito, Roma e Parigi. Giorgia Meloni ha incaricato Giancarlo Giorgetti di presentare una proposta che permetta di coinvolgere il più possibile i privati nell'aumento degli investimenti nel settore, alleggerendo il carico per lo Stato.
[…] Mercoledì, nelle stesse ore in cui a Riad è previsto il primo incontro fra Washington e Kiev dopo la sceneggiata della Casa Bianca, a Parigi si incontrano i ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Polonia. È la terza volta da novembre che i cinque più grandi Paesi europei si incontrano in questo formato.
Coincidenza vuole che il vertice si tenga 24 ore dopo quello promesso da Emmanuel Macron con i Capi di stato maggiore dei Paesi disposti a partecipare alla «coalizione dei volenterosi» per un contingente di pace al confine fra Russia e Ucraina in caso di cessate il fuoco. A quell'appuntamento ci saranno anche i vertici militari turchi.
un soldato tedesco abbraccia ursula von der leyen
Il coinvolgimento di Ankara nelle mosse diplomatiche europee è una delle tante conseguenze inintenzionali della distruzione degli equilibri diplomatici causata da Donald Trump in poche settimane alla Casa Bianca. La Turchia è uno dei cinque Paesi esterni all'Unione che ieri mattina sono stati contattati da Ursula von der Leyen e Antonio Costa per discutere del piano di riarmo approvato il giorno prima. Gli altri erano l'inglese Keir Starmer, e poi Norvegia, Canada e Islanda.
«L'accordo di Bruxelles è un passo storico», ha commentato Starmer, evidentemente rassicurato dall'idea che in caso di conflitto insanabile con Washington da questa parte dell'Atlantico c'è la compattezza necessaria ad affrontarlo. Erdogan, leader del Paese meno democratico del consesso "antirusso" messo in piedi dall'Unione, non poteva sperare di meglio da Trump.
Da mesi impegnato in una sorta di quasi neutralismo sull'Ucraina, l'autocrate turco scopre improvvisamente le ragioni per schierarsi fino in fondo dalla parte dell'Occidente. Ankara ha in piedi la domanda di adesione all'Unione europea dal lontano 2005, bloccata anzitutto da un veto di Parigi. […]
Ma soprattutto per il presidente turco è il momento di ottimi affari per la sua industria bellica: «Riteniamo non vi sia alcuna giustificazione per escluderci dai programmi di ricostruzione e di approvvigionamento dei prodotti per la difesa dell'Unione europea». Inutile dire che in questi giorni i titoli del comparto vanno meglio del solito.
la stretta di mano tra donald trump ed emmanuel macron 2
Fra due settimane – il 20 e il 21 marzo – a Bruxelles è convocato il vertice ordinario dei ventisette leader dell'Unione per discutere del testo normativo che nascerà dall'accordo di questa settimana. La speranza di tutti è che per allora l'eventualità di una tregua fra Mosca e Kiev si faccia concreta: per il momento l'unica soluzione a cui tutti sono favorevoli è l'ipotesi astratta di un contingente di pace internazionale che possa garantirla. Se si entra anche solo nel dettaglio di quale debba essere la bandiera sotto la quale schierarlo, l'Unione riscoprirebbe la sua antica tendenza a dividersi.
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