DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Daniele Capezzone per "la Verità"
Se non parlassimo di cose serie, ci sarebbe da sganasciarsi dal ridere.
L' immagine iconica, definitiva, eloquente, delle primarie a sinistra di ieri è tratta dalla pagina Facebook del Pd di Roma, per l' esattezza da un post esplicativo sulle modalità di voto: «Per votare bastano un documento, la tessera elettorale e un contributo di 2 euro».
IL TWEET DI CARLO CALENDA SULLA SCHEDA FAC-SIMILE POSTATA DAL PD ROMA
E poi le altre ordinarie istruzioni, insieme a qualche onesta frasetta propagandistica («Sono primarie aperte a tutto il centrosinistra»). Insomma, tutto normale, in apparenza.
Poi, all' improvviso, tre zampate surreali. Il post si chiude con l' invito esplicito a votare un candidato ben preciso («Partecipa alle primarie, vota Roberto Gualtieri»).
Ancora, poco sotto compare un curioso fac-simile, che invita a «barrare un solo nome»: ma nella scheda esemplificativa, anziché esserci i nomi di tutti i candidati, ce n' è solo uno, già barrato: quello di Gualtieri.
E la stessa pagina Facebook ha come foto principale il ritratto dell' ex ministro dell' Economia: «Per Roma - Gualtieri sindaco».
tobia zevi roberto gualtieri cristina grancio
Apriti cielo. Ecco il commento di Imma Battaglia, una delle avversarie «cancellate»: «Se oscurare gli altri nomi è il vostro modo, alzo le mani. Ma voi dovreste vergognarvi!
Questo post è totalmente manipolatorio. Oscurare è dittatura». A ruota, lo scrittore Christian Raimo: «Gli altri candidati non esistono? Siete scorretti». Sui social è un pandemonio. Moltissimi credono addirittura si tratti di un fake.
Tra loro Alessandro De Nicola («Non ci posso credere. Spero sia un fake. Altrimenti tanto vale mettere Tafazzi nel simbolo e la finiamo lì») e Roberto Burioni («Ma non è vera»). Altri, sconsolati, svelano l' amara realtà: «È vera, è vera Dalla pagina Fb del Pd di Roma». La difesa di alcuni militanti più ortodossi è apparsa come un' arrampicata sugli specchi: sono primarie non di partito ma del centrosinistra - ha sostenuto qualcuno - e quindi è normale che la pagina del Pd valorizzi solo il proprio candidato e non gli altri. Ma con «spiegazioni» così, la rissa social si è fatta ancora più selvaggia.
È in un clima di questo tipo che si sono svolte le consultazioni a Roma e Bologna, dopo i gazebo spettralmente deserti, una settimana fa, a Torino. Stavolta c' è stato un pochino di partecipazione in più (alle 17 avevano votato in 20mila a Bologna e alle 19 in 37mila a Roma), ma la sensazione resta quella di un mondo alla rovescia: non di un partito che propone soluzioni per i suoi militanti (e per le città), ma di militanti chiamati a risolvere il dramma di un partito ormai smarrito, chiuso in una mera dimensione di potere.
A Bologna, sfida al veleno tra l' assessore Matteo Lepore e la filorenziana Isabella Conti. A Roma, corsa tra sette candidati. Polemicissimo tra loro Giovanni Caudo, assessore ai tempi di Ignazio Marino: «Ci arrivano segnalazioni da alcuni seggi di leggerezze nei controlli dei documenti o addirittura di palesi violazioni». A certificare il caos, un tweet lunare di Enrico Letta: «Bella giornata di democrazia, buon voto».
giovanni caudoPRIMARIE PD A BOLOGNApd primarie dibattito palazzo occupato 4
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