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SCISSIONI DA FORZA ITALIA - QUELLI CHE HANNO DETTO ADDIO A BERLUSCONI
DA FINI AD ALFANO POCA FORTUNA PER CHI STRAPPA
Tanti addii, pochi successi politici e una moltitudine di "dispersi". Forse il più famoso è l'ex leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini (resterà negli annali la frase: «Che fai mi cacci?»). Ecco qui accando alcuni dei divorzi più celebri da Forza Italia e dal Pdl.
Vi ricordate Angelino Alfano?
Era il segretario politico del Popolo della Libertà, ma nel novembre 2013 decise di rompere con il Cavaliere e di fondare gruppi parlamentari autonomi creando il «Nuovo Centrodestra» e alleandosi con il Pd a sostegno del governo Letta, dove aveva la carica di ministro dell'Interno. Carica che mantenne anche nel successivo governo di Matteo Renzi. Poi, nel 2017, l'addio alla politica e la carriera profgessionale nel privato.
silvio berlusconi bacia marta fascina
IL POST DELLA FASCINA CONTRO I "TRADITORI" DI FI
«Riposino in pace». Così Silvio Berlusconi aveva liquidato due giorni fa l'addio a Forza Italia di Renato Brunetta e Mariastella Gelmini. «Non hanno né seguito né futuro», il commento gelido del presidente. E ieri sul tema è intervenuta anche la compagna di Berlusconi Marta Fascina, donna e deputata silenziosissima di cui non si ricordano recenti interviste e interventi pubblici.
Ieri la Fascina ha pubblicato una storia su Instagram con la scritta: «Roma non premiai traditori». Il tutto accompagnato dalla colonna sonora di una celebre canzone di Fabrizio De André, Un giudice: il brano narra la vicenda di un nano che scala i gradini di una funzione pubblica, la magistratura.
RENATO BRUNETTA MARIASTELLA GELMINI
Già nel luglio 2021, dopo un voto contrario di Coraggio Italia in Commissione rispetto alla linea di Forza Italia, la fascina si era scagliata contro i traditori: «I partiti non sono taxi per raggiungere lauti stipendi e posizioni di potere, salvo poi (una volta raggiunto l'obbiettivo) cambiare idea, ideali, valori, partito» aveva detto la compagna di Berlusconi. Secondo la Fascina, occorreva ridare subito «dignità alla politica», modificando la Costituzione sul vincolo di mandato, impedendo ai parlamentari di lasciare il partito con cui sono stati eletti, pena la decadenza dell'incarico parlamentare: «Chi, tradendo il mandato elettorale dei cittadini ha contestato i nostri emendamenti deve riflettere».
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