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Vittorio Zucconi per “la Repubblica”
ANONYMOUS ANNUNCIA PROBLEMI PER WALL STREET
La mattina nella quale i computer si svegliarono di malumore, 700 aerei rimasero a terra, 500 mila passeggeri vagarono dispersi negli aeroporti di tutto il pianeta e la più grande Borsa Valori del mondo, Wall Street si fermò, condannata a lavorare a mano. È stato un assaggio della fine del nostro mondo ciberdipendente, quello che ieri gli Stati Uniti hanno vissuto, quando il sistema informatico di controllo, prenotazione, smistamento voli della United Airlines, la quarta compagnia aerea del mondo, e il New York Stock Exchange, la “Street” nel gergo della finanza e il massimo centro di scambi azionari con un valore di quasi 14 mila miliardi di dollari, sono impazziti e nessuno sa ancora perché.
Ventiquattr’ore dopo lo strano sciopero contemporaneo dei ciberservi e padroni del nostro tempo, ancora si cerca di capire perché il sistema operativo della United, che smazza 95 milioni di passeggeri all’anno sulla propria flotta di settecento aerei in tutti i continenti, e i computer che regolano gli ordini di acquisti di azioni a Wall Street si siano bloccati.
Esclusa la possibilità di un attacco di terrorismo informatico, almeno ufficialmente, ora gli amministratori e i programmatori delle due aziende — perché anche il New York Stock Exchange, la Borsa di Manhattan è una società privata — devono capire se il “glitch”, l’intoppo, la disfunzione sia frutto di un errore umano, di un comando male scritto, di una linea di programma difettosa. O se, come avvenne nel “flash freeze”, nel gelo totale di un’altra Borsa, il Nasdaq, due anni or sono, arrivi da un piccolo chip bruciato o da un “bug”, da una cimice reale o da uno scarafaggio insinuato nei ventre dei server.
Ma oltre al panico di migliaia di passeggeri che in tutti gli aeroporti serviti dalla United nei cinque continenti si sono trovati di fronte a lettere e numeri senza senso nei tabelloni invece di orari e numeri di voli, e al pasticcio di milioni di ordini di acquisti bloccati, è stata la contemporaneità dei due eventi a inquietare. Insieme con i timori di un attacco contro due simboli americani si è ripresentata la totale dipendenza dai computer, e quindi la fragilità, di colossi con i piedi informativi.
Già la Borsa americana aveva dovuto limitare, a volte bloccare, in passato le contrattazioni automatiche fra programmi di acquisti e vendite che portavano a fluttuazioni vertiginose e incontrollabili dei valori azionari. E neppure è la prima volta per la United, che poco più di un mese fa, il 2 giugno, dovette affrontare un altro “sciopero” dei suoi controllori elettronici.
Per due ore, dalle nove del mattino, gli specialisti della compagnia aerea hanno cercato di ricostruire dove, e perché, i loro computer si fossero svegliati male, ieri mattina, e fossero impazziti nel momento di maggiore traffico e dunque di massimo stress. I “dispatcher”, i funzionari incaricati di muovere gli aerei lungo le rotte, hanno lavorato per due ore con mezzi di fortuna, a volte con carta e penna, per ricostruire la posizione della loro flotta e la situazione dei passeggeri che avevano visto volatilizzarsi le prenotazioni, recuperandoli uno per uno e poi lentamente ricomponendo la rete smagliata del traffico, smistando i profughi e i dispersi sui propri voli o su quelli di altre compagnie.
Nella “Street”, che dietro la propria mitologica fama e immensa potenza resta ancora un antiquato pasticcio di sistemi informatici diversi che tentano di comunicare fra di loro, tutti gli ordini di acquisto sono stati bloccati, le contrattazioni sono riprese a gesti e grida sul parterre della Borsa e gli impiegati delle finanziarie hanno dovuto annullare gli acquisti uno per uno, a mano. Il tutto in ore di estrema volatilità, con il corso dei valori, e gli indici come il Dow Jones, lo Standard & Poor’s, il Russell che salivano e scendevano spinti dalle maree delle due crisi concentriche, quella greca e, più ancora, quella dei mercati cinesi in picchiata.
WALL STREET BORSA NEW YORK STOCK EXCHANGE
Dalle 11 e 32 minuti ora di New York, fino al pomeriggio inoltrato verso la chiusura, Wall Street ha funzionano a strappi, non alla velocità dei computer, ma a quella degli uomini. Il 40% di tutte le transazioni, centinaia di migliaia, che transitano per la parte della Borsa bloccata, sono state sospese, mentre il Nasdaq, totalmente gestito dai computer, ha continuato a funzionare indisturbato.
Coincidenze, assicurano le autorità, da quelle direttamente interessate nelle aziende colpite fino al governo federale di Washington, che continuano però a “monitorare” la situazione, trascurando l’indizio di un tweet lanciato martedì da Anonymous, la più famosa centrale di hackers, che preannunciava, sibillinamente, una «giornata difficile» per Wall Street, mercoledì. È stato un problema di software, si spiegava ieri sera mentre lentissimamente il grande corpo della United si rimetteva in piedi e Wall Street ricominciava il traffico, di uno fra milioni e milioni di comandi scritti da programmatori, imbizzarrito.
Ma anche il giornale che si vanta d’essere il “diario” quotidiano del sogno americano, il Wall Street Journal , si bloccava nella propria edizione online. E fra le follie degli uomini, nelle capitali europee o nei grandi mercati cinesi, e le bizze delle macchine, i grandi monumenti della finanza, dei trasporti e del giornalismo americani sono rimasti imprigionati e paralizzati per ore, Gulliver impotenti nell’isola dei computer ribelli.
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