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Dario Prestigiacomo per europa.today.it
Insieme rappresentano quasi un quarto dell'elusione fiscale mondiale. E solo grazie alle multinazionali Usa, che qui hanno fissato le loro sedi europee per via delle bassissime aliquote, sottraggono al resto dei Paesi Ue qualcosa come 22 miliardi di dollari di tasse non intascate. Parliamo di Olanda e Lussemburgo, che insieme al Regno Unito e alla Svizzera sono finite nel mirino di un nuovo report di Tax Justice Network, ong che da tempo si batte per una maggiore giustizia fiscale nel mondo.
Il report si concentra sui 'movimenti' delle multinazioni statunitensi in Europa, che sono facilmente tracciabili grazie al fatto che gli Usa hanno un registro in cui vengono descritti in dettaglio dove le società di casa hanno dichiarato i loro costi e profitti. I dati si riferiscono al bienno 2016 e 2017, e mostrano chiaramente come i big statunitensi che operano in Europa siano attratti soprattutto dal Lussemburgo e dall'Olanda quando si tratta di scegliere una sede fiscale. Il motivo è chiaro: qui le imposte sulle società, a seconda degli accordi, possono arrivare ad aliquote bassissime, persino allo 0,8%, denuncia il rapporto.
Niente da obiettare, se non fosse che queste società operano non solo in questi Paesi, ma fanno lauti profitti nel resto dell'Ue grazie alle regole del mercato unico. Senza pero' lasciare il segno sotto il profilo delle tasse. Secondo i calcoli del Tax Justice Network, a causa di questa situazione, ogni anno vengono "persi" 27 miliardi di dollari di mancati introiti fiscali in tutta l'Unione europea. Di questi, ben 12 miliardi sono attribuibili al Lussemburgo, 10 ai Paesi Bassi, 3 alla Svizzera e 1,5 miliardi al Regno Unito.
Chi ci perde di più, segnala il rapporto, sono i Paesi europei che in questo momento sono stati più colpiti dalla pandemia del coronavirus: la Francia ha perso poco meno di 7 miliardi di dollari di imposte sulle società, l'Italia 4 miliardi e la Spagna oltre 2 miliardi. “La pandemia di coronavirus ha messo in luce i gravi costi di un sistema fiscale internazionale programmato per dare priorità all'interesse delle grandi corporation rispetto ai bisogni delle persone - dice Alex Cobham, amministratore delegato di Tax Justice Network -
Per anni, il Regno Unito, la Svizzera, i Paesi Bassi e il Lussemburgo hanno alimentato una corsa al ribasso, consegnando ricchezza e potere nell'Ue alle più grandi società e portandola via agli infermieri e ai lavoratori del servizio pubblico che rischiano le loro vite oggi per proteggere le nostre", attacca. "Ora più che mai, i Paesi dell'Ue devono riprogrammare i loro sistemi fiscali per dare priorità al benessere delle persone rispetto agli interessi delle società più ricche", conclude.
Secondo il Tax Justice Network, gli strumenti per garantire una maggiore equità fiscale sono la trasparenza e una tassazione delle imprese armonizzata in tutta l'Ue. A Bruxelles, per esempio, da anni si discute di obbligare le imprese a pubblicare nel dettaglio dove hanno realizzato i profitti, un po' come succede negli Usa: si chiama "rendicontazione finanziaria Paese per Paese" e consentirebbe di aumentare la pressione dell'opinione pubblica su quelle aziende che eludono il fisco. Il progetto di legge è pronto, ma gli Stati membri non hanno ancora trovato un'intesa.
La stessa cosa che sta succedendo con la proposta di un "minimum corporate tax rate" a livello europeo, ossia la l'introduzione di una base imponibile comune per le imprese valida in tutta l'Ue: in questo modo, Paesi come Lussemburgo e Olanda avrebbero meno margini di manovra nell'abbassare le tasse per le grandi aziende a livelli impossibili per altri Stati. Ma anche in questo caso, la proposta è bloccata al tavolo dei negoziati.
E cosi', il sistema dell'elusione fiscale all'interno della stessa Ue continua a non venire scalfito. A vantaggio soprattutto delle multinazionali stesse, segnala il rapporto: perché a fronte dei 22 miliardi elusi al resto degli Stati membri, l'Olanda e il Lussemburgo raccolgono rispettivamente appena 400 milioni e 2 miliardi. Una forbice di 20 miliardi. Che restano nei fortini delle grandi corporation Usa.
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