matteo salvini attilio fontana luca zaia

CHE ARIA TIRA NELLA LEGA? I MUGUGNI VERSO SALVINI AUMENTANO ED E’ PARTITO LO SCARICABARILE PER IL CASO LOMBARDIA - AL “CAPITONE” VIENE RIMPROVERATO DI AVER TELEGUIDATO (MALE) ATTILIO FONTANA, ATTRAVERSO L’EX COMPAGNA, L’AVVOCATESSA GIULIA MARTINELLI, CAPO DELLA SEGRETERIA DEL GOVERNATORE - AL PIRELLONE LA RESA DEI CONTI SUL “CHI HA SBAGLIATO PIÙ FORTE” POTREBBE RITORCERSI CONTRO L’ASSESSORE GIULIO GALLERA, CHE È DI FORZA ITALIA E DUNQUE PIÙ SACRIFICABILE…

matteo salvini attilio fontana

1 - DAGONOTA

La leadership di Salvini nella Lega è ancora forte ma i mugugni degli scontenti aumentano. Soprattutto da parte di quel mondo vetero-leghista - fabbrichetta, partita Iva e territorio - che non ha mai digerito la trasformazione della Lega in un partito nazionale. E che vede nella guerra all’Unione europea, all’euro e a Bruxelles più danni che vantaggi. Le elezioni regionali sono uno spartiacque per gli equilibri interni. La vittoria di Zaia in Veneto e una sconfitta di Salvini per interposta persona in Toscana, con Susanna Ceccardi, renderebbe più forte la posizione di chi chiede collegialità nelle decisioni, svolta europeista e meno cazzeggio.

 

giulio gallera patrizia baffi

Nel Carroccio, intanto, è già partito lo scaricabarile per il caso Lombardia. A Salvini viene rimproverato di aver teleguidato Attilio Fontana, attraverso l’ex compagna, l’avvocatessa Giulia Martinelli, capo della segreteria del governatore. Al Pirellone la resa dei conti sul “chi ha sbagliato più forte” potrebbe ritorcersi contro l’assessore Giulio Gallera, che è di Forza Italia e dunque più sacrificabile.

 

2 - «MATTEO, NON PUOI REGGERE TUTTO DA SOLO» PRESSING NELLA LEGA PER TORNARE A CONTARE

E.P. per “il Messaggero”

 

GIULIO GALLERA ATTILIO FONTANA BY CARLI

«A settembre arriverà l'onda del disagio sociale e la cavalcheremo. Il governo andrà in difficoltà. Io non ho fretta». Nella Lega in molti lo chiamano Matteo il temporeggiatore. Del resto lo stesso Salvini taglia corto: «Possono essere quattro mesi o due anni, ma ci stiamo preparando per tornare al governo».

 

Il realismo di Giorgetti, nel suo colloquio di ieri con il Messaggero sull'impossibilità di andare alle elezioni in questo momento non scalfisce le convinzioni del Capitano. E i suoi fedelissimi invitano chi si agita all'opposizione a mantenere la calma. «E' l'architetto. Sta preparando il disegno, bisogna avere fiducia», spiega un big' della Lega. Nessuno, in realtà, ha intenzione di contrastarne la leadership ma in tanti che lo affiancano da anni nelle sue battaglie lo invitano a cambiare registro.

salvini giorgetti

 

ONE MAN SHOW

«Matteo non può fare tutto da solo, non può reggere spiega uno dei dirigenti di primo piano tutto sulle sue spalle. La politica da campagna elettorale va bene per i sondaggi ma ora è arrivato il momento di organizzare la Lega come forza di governo». E allora l'appello rivolto nelle segrete stanze di partito è per una Lega meno leninista e più europeista. E che il Capitano faccia non solo il segretario della Lega ma anche il leader di una coalizione che vuole condurlo a palazzo Chigi.

 

salvini zaia

La comunicazione non c'entra «ma ci vorrebbe una vera segretaria politica, dovrebbe permettere che nella Lega ci siano anime diverse, non parliamo di correnti. Del resto c'è già una destra rappresentata da Zaia, la sinistra rappresentata da altri», dice la stessa fonte. Un partito più aperto, quindi. Anche sul modo di interfacciarsi con Bruxelles.

 

La linea di Giorgetti sulla necessità di discutere di tutto, anche del Mes, di fornire garanzie a Berlino e Parigi sulla possibilità che «Conte non è l'unica alternativa che ha l'Italia» è sempre più condivisa nel partito di via Bellerio. La tesi della possibilità di un dialogo con il Pd in chiave interna, invece, è minoritaria.

 

MASSIMO GARAVAGLIA

«La maggioranza sta facendo tutto da sola. E per noi è una fortuna», dice l'ex viceministro Garavaglia, «significa che toccheranno a loro anche i forconi». «A marzo Salvini ha aperto alla possibilità di un piano B' ma ha rischiato di rimanere con il cerino in mano. Difficile che faccia un'altra apertura», sostiene l'ex ministro Fontana, «Giorgetti parla di un esecutivo della Divina provvidenza? Qui ci vorrebbe l'esorcista ma in Europa è giusto sedersi al tavolo».

 

«Noi gli fa eco il leghista Rixi non siamo contrari ad un confronto su un'ipotesi di governo istituzionale ma come si fa a fare una torta con il sale? Questo Parlamento non è in grado di dialogare. Basterebbe la nascita di un nutrito gruppo di moderati grillini ma al momento nessuno vuole staccare la spina». «E poi continua - adesso ci sono le Regionali, non si possono mandare messaggi di altro genere».

 

ATTILIO FONTANA

Il ragionamento è sempre lo stesso: per un esecutivo di unità nazionale occorrerebbe che nessuno dei leader del centrodestra si sfilasse. E allora la spinta dei leghisti al proprio Capitano è quella di cominciare a giocare un'altra partita. Ovvero costruire sul serio la piattaforma di un centrodestra unito perché questo il refrain' «qui tutti vanno in ordine sparso».

 

E' vero che non ci sono le urne all'orizzonte «tuttavia osserva un altro big' del Carroccio serve una linea univoca, magari anche un unico fronte. Per esempio che pensiamo di fare sulla legge elettorale visto che i rosso-gialli accelereranno sul proporzionale? E con la Merkel?». L'avversione per Conte e i grillini è ormai cronica ma le strade che vengono suggerite a Salvini sono in sostanza due: la prima porta al dialogo con il Pd, la seconda a stringere un patto di ferro con Meloni e Berlusconi.

 

matteo salvini a cervia con l'ex compagna giulia martinelli

«Basta guerra dei selfie con Fdi e non dimentichiamo mai che il Cavaliere ha la potenza dei mezzi di informazione. Costruiamo un'alleanza di ferro», il consiglio che da settimane i dialoganti' della Lega danno al proprio leader. «Senza ovviamente svantaggiare una forza che ha un consenso enorme e il favore delle piazze», la premessa. Di fatto la paura dei lumbard' è l'isolamento. Da qui la richiesta a Matteo il temporeggiatore a parlare perché parli con la Ue e con «quei pezzi dello Stato» che remerebbero contro il premier.