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1- VA IN SCENA IL COMPLOTTO DEL "FATTO"
Da "Il Fatto Quotidiano"
Per la serie"Oggi le comiche", va in scena il complotto del "Fatto" per "abbattere Napolitano e Monti" in combutta con Di Pietro, Grillo, forse la Fiom, magari Libertà e Giustizia, e i corazzieri democratici si mobilitano. Claudio Sardo, lo pseudonimo di Bersani che dirige la fu Unità : "La campagna promossa dal "Fatto" ci pare del tutto inaccettabile". Ok, direbbe Troisi: "mo' me lo segno".
Macaluso trova che Zagrebelsky, criticando il Sacro Colle, "mortifica la sua scienza giuridica" e favorisce chi "progetta un partito giustizialista", che potrebbe chiamarsi financo "Partito della Costituzione" (lo spaventa la parola "Costituzione"). Violante, in tournèe fra "Unità ", "Avvenire" e "Stampa", teme un "blocco che fa capo al Fatto, a Grillo e a Di Pietro" e "punta sulla Procura di Palermo". Tutto perché chiediamo verità e giustizia sulla trattativa Stato-mafia: c'è qualcosa che questi signori sanno e noi non sappiamo?
2- ATTACCHI PERSONALI A ZAGREBELSKY: HA OSATO CRITICARE IL PRESIDENTE
Da "Il Fatto Quotidiano"
Ha sollevato un'ondata di reazioni il commento di Gustavo Zagrebelsky sul conflitto Quirinale-Procura di Palermo apparso su Repubblica di venerdì scorso. E forse ha colpito nel segno, se molte risposte hanno abbandonato il piano giuridico del confronto per puntare dritto su quello personale.
STOCCAFISSO CIALTRONE (Giuliano Ferrara, Il Foglio, 18 agosto e Il Messaggero, 19 agosto)
"A proposito di Zagrebelsky, del suo amico direttore di Repubblica Ezio Mauro e del suo editore De Benedetti, bisogna considerare che sono tutti piemontesi. Altra pasta di italiani, inevitabilmente un po' ipocriti... rigidi come stoccafissi, almeno in apparenza e quando conviene... Ci ha fatto due palle così... Autentica cialtroneria... I talebani alla Zagrebelsky...".
DUBBI E CERTEZZE (Eugenio Scalfari, la Repubblica, 18 agosto)
"Ho molta stima per l'esperienza giuridica di Zagrebelsky e l'invito perciò a porsi il problema dell'uso che verrà fatto da quelle forze politiche e da quei giornali delle sue dichiarazioni. Ma mi coglie il dubbio che Zagrebelsky ne sia già perfettamente consapevole e che quindi, nel suo caso, non si tratti di eterogenesi dei fini ma d'un esito consapevole come dimostra la dichiarazione rilasciata qualche giorno fa al Fatto Quotidiano e altri suoi articoli e interventi sul medesimo argomento. Mi piacerebbe che il mio dubbio fosse fugato ma temo che questa mia speranza si risolva in una delusione".
PRESIDENTE EMERITO (Francesco Damato, Il Tempo, 20 agosto)
"Ciò che Scalfari ha generosamente evitato di sottolineare è che il "prestigio giudiziario" di Zagrebelsky deriva da tre circostanze tra loro collegate. La prima è di aver fatto parte della Corte costituzionale come giudice. La seconda è di averla anche presieduta otto anni fa. La terza è di poter ancora oggi essere considerato e definito presidente "emerito"di questa corte. Zagrebelsky è stato presidente nel 2004 per sette mesi e 19 giorni. Si fa insomma presto, ripeto, un pò troppo presto, alla Corte costituzionale, a diventare presidente emerito. Ma proprio questa facilità dovrebbe consigliare a chi se ne trova per fortuna investito un grado maggiore di cautela, o di responsabilità ".
SCIENZA MORTIFICATA (Emanuele Macaluso, l'Unità , 20 agosto)
La polemica tra Zagrebelsky ed Eugenio Scalfari è significativa perché sono persone che esprimono idee e umori di un vasto ceto che si è riconosciuto, in senso lato, nel centrosinistra. A questo punto le domande che si pongono sono almeno due: perché è stata avviata e alimentata la campagna contro il presidente e quale obiettivo si prefigge; perché il professor Zagrebelsky è sceso in campo con la durlindana politica mortificando la sua nota e apprezzata scienza giuridica".
POPULISMO GIURIDICO (Luciano Violante, La Stampa, 20 agosto)
"La costituzione di un blocco che fa capo al Fatto, a Grillo e a Di Pietro sta reindirizzando il reinsorgente populismo italiano. Quello di Berlusconi attaccava le procure. Questo cerca di avvalersene avendo individuato in quelle istituzioni i soggetti oggi capaci di abbattere il "nemico" e di affermare un presunto nuovo ordine, che non si capisce cosa sia. Ma se il populismo vuole giocare le sue carte, deve giocarle contro gli architravi che tengono in piedi l'Italia: Monti e il Quirinale. E poiché Monti non è abbattibile senza abbattere chi lo ha proposto, si punta al Colle. E fa male vedere che grandi intelligenze si rendano strumento di una simile operazione, restando insensibili alle conseguenze".
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