DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Fabio Albanese per ''la Stampa''
Sopra, le erbacce spuntano dall' asfalto che nessuno percorre più da quasi tre anni. Sotto, il ferro arrugginito spunta dal cemento ammalorato dei piloni. Questo "Morandi" non ha fatto in tempo a cadere, come il più tragicamente famoso ponte di Genova, perché nel marzo del 2017 l' Anas lo ha chiuso al traffico; ma il lungo viadotto che attraversa la Valle dei Templi di Agrigento, due tronconi Akragas 1 (1320 metri) e Akragas 2 (790 metri) costruiti dall' architetto Riccardo Morandi alla fine degli Anni 60 del secolo scorso, fa paura anche così, deserto.
Quando fu progettato, il dibattito era stato sull' opportunità di farlo, di far passare un invadente viadotto stradale tra i resti di una necropoli, una sorta di sfregio alla Valle. Oggi si discute di altro, se abbatterlo costruendo una nuova strada lontana dai siti archeologici o se restaurarlo e riaprirlo al traffico. Di quest' ultimo avviso è l' Anas, che in Sicilia gestisce quasi 4200 chilometri di strade e 1600 tra ponti e viadotti e che in verità ha già avviato i lavori per l' Akragas 1 a traffico aperto.
Per l' Akragas 2, quello chiuso al traffico, i lavori non sono ancora partiti. Si aspetta l' invio entro il mese prossimo dei progetti «agli enti competenti» per i pareri e si assicura che «l' ultimazione di tutti gli interventi è fissata entro la fine del prossimo anno». Spesa prevista, 30 milioni di euro. Ma in città le voci a favore dell' abbattimento sono tante e fanno leva su un appello che lo scorso anno firmarono associazioni ambientaliste come Fai e Mareamico ma anche Vittorio Sgarbi e l' ex assessore ai beni culturali della Sicilia, l' archeologo Sebastiano Tusa, che poche settimane dopo morirà in un incidente aereo.
«Per noi andrebbe abbattuto - dice il presidente di Mareamico di Agrigento, Claudio Lombardo - è chiuso da oltre mille giorni e resta una bruttura del paesaggio, per giunta inutile, visto che è chiuso da quando Mareamico tre anni fa ne mostrò le condizioni, provocando un' inchiesta della magistratura e la successiva decisione dell' Anas di chiuderlo. Peraltro, i costi per eliminare il Morandi e fare una nuova strada lontano dalla Valle dei Templi sono gli stessi».
Un fatto è certo: così com' è, quel viadotto non serve a nessuno. Lo hanno ribadito sindaci e organizzazioni sindacali in una riunione alla prefettura di Agrigento, al termine della quale è stata decisa una protesta fissata per sabato 25 gennaio e che partirà dalla "rotonda Giunone", dove comincia la statale 640, altra grande incompiuta. E infatti la mobilitazione riguarda anche il viadotto Petrusa sulla strada per Favara, abbattuto per le sue condizioni e da un anno in ricostruzione; la stessa 640, la "strada degli scrittori" che collega Agrigento con Caltanissetta e che da anni è sottoposta a lavori per trasformarla in una superstrada; alla Statale 189 Agrigento-Palermo, lavori da da "fine pena mai", dove qualcuno ha contato i semafori che regolano il traffico alternato: fino a 11.
Simboli di un territorio, la Sicilia, dove viaggiare, su strada o su ferrovia, è una scommessa. La stessa Regione Siciliana ha più volte strapazzato l' Anas considerata, come le Ferrovie, inefficiente e poco attenta all' isola. L' azienda delle strade, che rischia di ritrovarsi anche gestore delle principali autostrade italiane se venisse davvero revocata la concessione alla società dei Benetton, si difende e assicura il proprio impegno. Anzi, sui ponti dice di avere un sistema di monitoraggio ("Bridge management system"), molto efficace: «Nell' isola la programmazione 2016-2020 ha raggiunto valori economici elevati, pari a quasi 5,9 miliardi di euro - spiega Anas -. Questi sono ripartiti tra nuove opere per quasi 4,8 miliardi, e manutenzione programmata per 1,1 miliardi».
La realtà che vedono gli automobilisti siciliani e i tanti turisti è però fatta di strade con asfalto danneggiato, ponti e viadotti chiusi, frane, deviazioni. L' ultima riguarda ancora l' autostrada Palermo-Catania, la più importante arteria dell' isola, che si percorre senza pedaggio ed è gestita proprio da Anas, da anni disseminata di cantieri per robusti lavori di ristrutturazione: alla situazione di un altro viadotto famigerato, l' Imera, travolto quasi 5 anni fa da una frana e ancora in fase di ricostruzione (si dice sarà pronto entro la primavera), da qualche giorno si è aggiunta quella del viadotto Cannatello, le cui condizioni precarie hanno costretto l' Anas alla chiusura. Le auto fanno una piccola deviazione; camion e bus devono percorrere per decine di chilometri malandate strade provinciali prima di poter rientrare, strade ormai semi-abbandonate visto che le Province non esistono più. -
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