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AVVERTITE LA MELONI A STELLE E STRISCE: GLI ITALIANI NON INTENDONO DIVENTARE SUDDITI DI TRUMP – ALTRO CHE “SPECIAL RELATIONSHIP”, PER IL 65% DEGLI INTERVISTATI DA EUROMEDIA RESEARCH, IL NOSTRO PAESE DOVREBBE INVESTIRE MOLTE RISORSE IN TECNOLOGIA PER DIVENTARE INDIPENDENTE DAGLI STATI UNITI – LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI NON CONSIDERA IL RIARMO EUROPEO UNA PRIORITA’, ANZI: PER IL 44,3% GLI INVESTIMENTI NELLA DIFESA NON DOVREBBERO AUMENTARE E IL 17,4% LI VORREBBE PERFINO DIMINUIRE. DATI CHE SONO IN CONTROTENDENZA RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI…
Estratto dell’articolo di Alessandra Ghisleri per “La Stampa”
Gli italiani risultano poco propensi ad aumentare la spesa per la difesa, è quanto emerge da un sondaggio di Porta a Porta, la trasmissione televisiva Rai condotta da Bruno Vespa. Secondo il 44,3% degli intervistati gli investimenti in questo campo non dovrebbero aumentare e il 17,4% di questi è convinto che le somme in questo frangente dovrebbero perfino diminuire. In generale, sembra che l'opinione pubblica senta poco e lontano il rischio di conflitti armati che possano coinvolgere l'Italia e sicuramente dà maggiore priorità ad altri bisogni sociali.
Dal sondaggio emerge anche una malcelata scarsa fiducia nella gestione della cosa pubblica che si acuisce nei confronti della direzione europea: in molti temono che l'aumento del budget per la difesa possa tradursi in ulteriori sprechi, tangenti o sottrazioni di capitali a scapito di problematiche più vicine alla vita del cittadino come il carovita, la sanità, il welfare, la sicurezza, etc.
SONDAGGIO EUROMEDIA RESEARCH SU RIARMO E SPESE PER LA DIFESA - LA STAMPA
Su questa linea si riconoscono la maggioranza degli elettori della Lega di Salvini (51%), del Movimento 5 stelle (61,9%) e di Alleanza Verdi e Sinistra (76,5%). La loro comunicazione politica risulta per i loro sostenitori più coerente con i bisogni sociali interni al Paese, una nazione "anziana" - in un lungo inverno demografico che appare senza ritorno - con la sanità sotto pressione, i giovani che emigrano per mancanza di opportunità, un'importante vulnerabilità climatica.
L'Italia - peraltro - ha una lunga tradizione pacifista post bellica e una Costituzione che "ripudia la guerra". Tuttavia, se l'America di Donald Trump riducesse il suo sostegno militare per l'Europa, il 39,7% degli italiani sarebbe favorevole ad aumentare il budget per la difesa da parte dei singoli Stati membri della Ue: il 16,9% sosterrebbe addirittura un incremento significativo, mentre il 22,8% lo rinforzerebbe solo di poco.
MEME SULL INCONTRO TRUMP MELONI - BY FAWOLLO
Nella ricerca Euroscope di marzo The Pulse of the European Public Opinion di Polling Europe è stato fatto un confronto tra tutti i 27 membri della Ue sulla medesima domanda. Il quadro che ne emerge mostra l'Italia in netta discordanza con tutti gli altri Paesi, molto favorevoli all'opportunità di aumentare il budget della difesa nel caso in cui gli Usa dovessero ridurre il loro sostegno militare all'Europa.
La media aritmetica tra tutti è intorno al 75% di favorevoli, con punte che si avvicinano all'80% per Germania e Nord Europa (Svezia, Danimarca, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Irlanda e Austria). Molti di questi Paesi, infatti, confinano direttamente o sono molto vicini alla Russia, come ad esempio la Finlandia, con oltre 1.300 km di frontiera in condivisione, e la Norvegia, che condivide solo un piccolo confine. Il Sud Europa, invece, comprendendo Paesi più lontani dall'area di influenza di Putin come Spagna, Portogallo Grecia, Malta, Cipro e la stessa Italia, si esprime più cautamente con un 62% di favorevoli all'aumento della spesa militare.
SONDAGGIO EUROMEDIA RESEARCH SULLA DIPENDENZA TECNOLOGICA ITALIA-USA
L'Italia infatti, come molti altri Paesi europei, è stata a lungo dipendente dal gas russo e l'aumento delle bollette è stato imputato in larga maggioranza dai cittadini proprio al conflitto e alle sue origini, facendo sentire l'intera popolazione vincolata - se non ricattata - dai trattati imposti del leader Vladimir Putin.
La sua immagine, rafforzata da pose simboliche e da un linguaggio che sottolinea con una certa sicurezza la sua resistenza contro l'Occidente, porta con sé il ritratto di un uomo forte, razionale, calcolatore, vicino al suo popolo e inflessibile con i nemici. Una forma di comunicazione centralizzata, strategica e costruita per mantenere il potere e influenzare la percezione internazionale. Molte dichiarazioni sembrano indirizzate più a colpire emotivamente l'opinione pubblica e a rafforzare una base politica piuttosto che a informare correttamente.
GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI
In questi tratti è molto simile al metodo comunicativo di Donald Trump, dove la verità diventa secondaria rispetto al potente effetto mediatico internazionale. Proprio la sua comunicazione "a giorni alterni" destabilizza e preoccupa la popolazione italiana. [...]
Così anche l'indipendenza tecnologica dagli Usa è diventata un tema sensibile dopo le ultime dichiarazioni di the Donald. Intervistati nel merito da Euromedia Research, il 65,3% dei cittadini è convinto che l'Europa dovrebbe investire molte risorse in tecnologia per diventare indipendente se non - addirittura - competitiva con gli Stati Uniti.
Su questo dato converge la maggioranza di tutti i cittadini europei anche nel sondaggio Euroscope, con una media che sfiora il 70%. Le guerre infliggono sofferenze e danni a intere popolazioni e, sin dai tempi più lontani, le scoperte scientifiche hanno aiutato i Paesi combattenti a sviluppare strumenti utili per prevalere nel conflitto.
Molti degli investimenti in sistemi tecnologici avanzati, ad esempio, non sono spettacolari agli occhi del pubblico (come i sistemi di radar, le reti criptate di comunicazione, la difesa dai cyber attacchi), tuttavia rappresentano una buona base di partenza per gli investimenti in sicurezza del Paese.
Il cittadino spesso non sa che tantissime tecnologie come Internet, Gps, droni, visori, touchscreen, Pvc, nylon, teflon, eccetera, sono alcuni esempi di innovazioni scientifiche e tecnologiche messe a punto durante i conflitti e poi riconvertite e di cui oggi tutti si avvantaggiano. Investire in tecnologia militare vuol dire anche alimentare l'innovazione industriale e civile, tuttavia questo legame per le persone non è sempre immediato, soprattutto in Italia dove il dibattito è spesso ideologico e frammentato. [...]
ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse
donald trump giorgia meloni foto lapresse
GIORGIA MELONI CON DONALD TRUMP NELLO STUDIO OVALE
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