FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
«Presidente, vorrei un Milan un po’ più italiano», gli sussurra in un orecchio Matteo Salvini mentre aspetta di stringere la mano ad Alex, il difensore brasiliano appena sbarcato a Milanello. «E io», gli dice Silvio Berlusconi, «ti rispondo in due modi. Innanzitutto ti faccio i complimenti per la splendida campagna elettorale tua e della Lega. E poi, ti dico che noi e voi non possiamo più continuare a stare separati».
Brunetta Salvini foto Lapresse
Al fondo di un venerdì in cui nel radar dell’ex Cavaliere ci sono stati sia il «piacere» (la visita al nuovo quartier generale del Milan, con tanto di pranzo col gotha, a cui ha partecipato anche il leader della Lega) che il «dovere» (il turno di servizi sociali a Cesano Boscone, dove s’è ritagliato una parte anche il comico Massimo Boldi, che ha provato a entrare nella struttura ma è stato respinto), rimane nascosta una formula che resta al riparo sia dai curiosi che dai taccuini. È la «formula magica» su cui — nell’arco delle prossime settimane — sarà ufficialmente riaperto il cantiere della nuova alleanza con la Lega.
Brunetta Salvini foto Lapresse
Sull’asse tra Arcore e Milano c’è già chi parla di «patto di consultazione». Una via a metà tra il «cantiere programmatico» e «l’osservatorio permanente», in cui la vecchia alleanza tra Berlusconi e Bossi sarà sostituita dal tridente composto da Giovanni Toti, Mariastella Gelmini e, appunto, Matteo Salvini.
Formalmente si tratta di mettere le basi sul progetto «Milano 2016» (qui le primarie saranno contemplate), con l’obiettivo — ha spiegato più volte l’ex premier – di «mandare via quanto prima Giuliano Pisapia da questa città». Sostanzialmente, invece, su questo asse si dipanerà quella tela — sarà prevista anche una «carta dei valori» —che porterà Forza Italia e la Lega a far salpare la nave del nuovo centrodestra nazionale.
BERLUSCONI E GIOVANNI TOTI ALLA BEAUTY FARM
Salvini è d’accordo. Come lo sono sia Toti che la Gelmini. Tutti e tre si fanno ritrarre mentre firmano i referendum del Carroccio. Tutti e tre sono convinti che la riproposizione dell’«asse del Nord» possa essere la risposta più immediata al lavoro che la fronda Fitto-Carfagna sta mettendo in piedi nel Meridione. «Toti e altri dirigenti di Forza Italia hanno apprezzato cordialmente e teso la mano a chi, come Schifani, intende riaprire un dialogo serio per costruire alleanze.
Noi crediamo che tutto questo sia necessario», annota il Mattinale di Renato Brunetta. Ma, avverte da Milano il leader leghista, «è esclusa una riedizione di Lega-Fi-Ncd-Udc con Pluto e Paperino, di una coalizione alla vecchia maniera con Berlusconi, Salvini, Alfano, Casini e La Russa». Il «patto di consultazione» tra Lega e Forza Italia potrebbe essere lo sbocco più immediato di questa rotta. E non è escluso che di questa o di altre formule si discuta lunedì, quando a via Bellerio è in programma un consiglio federale del Carroccio.
Il pranzo alla nuova sede del Milan, dove il disgelo tra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani sembra ormai cristallizzato, scorre via tra risate e battute. A tavola c’è anche Fedele Confalonieri e Alex, il nuovo acquisto rossonero, forse è un po’ disorientato da questo schema tutto italiano in cui si fondono calcio e politica. Nessun riferimento, giureranno in serata molti partecipanti, alle polemiche interne a Forza Italia. E nessun riferimento di Berlusconi alla partita che, dentro le mura amiche, stanno giocando Raffaele Fitto e compagnia.
La strategia mediatica dell’ex Cavaliere è ridurre al minimo la visibilità alla «fronda». Per questo, dicono i suoi, evita qualsiasi polemica diretta e chiede di fare lo stesso ai suoi. Ma è infastidito, ovviamente, Berlusconi. L’altro giorno, quando gli hanno comunicato di un pranzo in un hotel del centro della capitale in cui erano presenti molti esponenti dell’area Fitto (gli hanno fatto i nomi della Carfagna, della Prestigiacomo, della Polverini, di Capezzone…), l’ex premier non avrebbe nascosto un moto di fastidio.
Anche perché, vero o falso che sia, proprio Berlusconi si starebbe convincendo che il candidato alla guida del partito che «la corrente di Raffaele» lancerebbe nella mischia non è Fitto stesso. Bensì, Mara Carfagna. Il politico, è la punta di veleno berlusconiano, che «ho creato io dal nulla. E che invece mi sta deludendo…».
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