BARCA LASCIA E IL SOTTO-MARINO AFFONDA - L'ASSESSORE ALLA CULTURA SI DIMETTE APRENDO UNA CRISI DI GIUNTA AL COMUNE DI ROMA DAGLI ESITI IMPREVEDIBILI. PERCHE' SE MARINO CREDE DI POTERCI METTERE UNA PEZZA IL SEGRETARIO PD COSENTINO E' DI TUTT'ALTRO AVVISO

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Giovanna Vitale per "La Repubblica - Roma"

È durata lo spazio di poche ore l'euforia per lo straordinario risultato elettorale. Giusto il tempo per recuperare il sonno perduto, fare una veloce analisi del voto ed organizzare la festa della vittoria in piazza Farnese. Alla quale, giusto per capire l'aria che tira, il sindaco Marino non è stato neppure invitato. Alle quattro del pomeriggio: la doccia gelata.

L'assessore Flavia Barca si dimette: esperienza conclusa, game over. Data per settimane sul punto di essere cacciata, ieri la titolare della Cultura ha rotto gli indugi e se n'è andata lei. Notizia che in un colpo solo travolge la speranza di cambiamento arrivata dalle urne e l'idea di un sindaco «più forte» sbandierata dallo stesso Marino, rompendo la già fragilissima tregua con il Pd.

E così, costretto ad accelerare sul rimpasto ma per nulla disposto a trattare con il partito romano, l'inquilino del Campidoglio prima annulla l'incontro pomeridiano con il segretario Lionello Cosentino (rinviato a domani), quindi prenota per oggi un colloquio con Lorenzo Guerini, braccio destro di Renzi al Nazareno.

L'avvio ufficiale delle consultazioni per la nascita del Marino bis. Un passaggio delicatissimo per il proseguo della consiliatura. Che il chirurgo dem ha deciso di concordare con il partito nazionale, da cui si aspetta una sostanziale rilegittimazione e uno scudo utile a scongiurare agguati locali. Anche se poi la richiesta sarà soprattutto un'altra: far cessare il tiro al bersaglio contro di lui, respingere l'Opa su Palazzo Senatorio ormai lanciata dai renziani, più o meno recenti, della capitale.

Bastava ascoltare le parole del neo-eletto Enrico Gasbarra, uno dei principali indiziati a correre per il dopo-Marino in asse con i rottamatori, i dalemiani e i popolari: «Nella vita di Roma e della Regione, un consenso così largo ci deve portare ad un modo nuovo di vivere e governare.

Si va oltre il cambio di passo: si deve entrare nella vita delle persone per cambiarla. Il fuso orario delle istituzioni va collegato con quello di Palazzo Chigi: serve velocità per tirare fuori la nostra città dalla crisi». Messaggio chiarissimo. Accompagnato dai dati sulle preferenze: Goffredo Bettini, il kingmaker degli ultimi sindaci e segretari romani del Pd subisce una battuta d'arresto, superato proprio dall'ex presidente della Provincia.

«Non può più essere lui a dare le carte a Roma». Lo fa intendere senza fraintendimenti l'ex capogruppo Umberto Marroni: «L'ottima affermazione di Bonafè e Gasbarra, scesi in campo con il cambio della lista voluta da Renzi, pone la forte esigenza di un rinnovamento da portare avanti anche nella capitale. Con il voto europeo si chiude definitivamente una stagione politica, che ha significato molto ma che ha fatto il suo tempo ».

Ambizioni personali e manovre di partito nelle quali Marino rischia di finire stritolato. Da disinnescare, appunto, con un blitz sul rimpasto, che rimescoli subito le carte e gli restituisca un po' di ossigeno. Comunque inevitabile dopo l'abbandono dell'assessore alla Cultura. Che per giorni aveva cercato un chiarimento con il sindaco, senza trovarlo mai: fino a ieri, quando lui l'ha convocata per dirle che sarebbe stata destituita.

Flavia Barca ha risposto con uno scatto d'orgoglio che, dopo l'addio di Daniela Morgante al Bilancio, fa salire a due il conto degli interim assunti da Marino. Aprendo una crisi di giunta dagli esiti imprevedibili.

Perché se il sindaco è convinto di poter fare tutto in fretta - mettendo Giovanna Marinelli alla Cultura e l'assessore Daniele Ozzimo al Sociale al posto di Rita Cutini grazie anche a un rimescolamento delle deleghe che coinvolgerebbe tra gli altri Masini (che dai Lavori Pubblici verrebbe spostato alla Scuola) per far posto alla new entry Coratti -Cosentino è di tutt'altro avviso.

«Qui servono innesti pesanti, l'ingresso di almeno un nome forte del Pd che prenda le redini dell'amministrazione», ha confidato ai suoi. «Se invece Marino pensa di fare scelte di piccolo cabotaggio, noi non ci stiamo». Una frenata che allontana la possibilità di chiudere la partita nel giro di 48 ore, come invece il chirurgo dem aveva immaginato.

 

Alessandro Nicosia Ignazio Marino e Flavia Barca SILVIO DI FRANCIA LIONELLO COSENTINO Goffredo Bettini Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani Pierluigi Bersani Enrico Gasbarra