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ISRAELE ANNUNCIA MORTE DI UN OSTAGGIO, 'IL CORPO È A GAZA
(ANSA) - Il comune di Petah Tikva, nel centro di Israele, ha annunciato che l'ostaggio Idan Shtivi, 28 anni, è stato assassinato il 7 ottobre 2023 al festival Nova di Reim e il suo corpo è trattenuto a Gaza. Lo riporta Haaretz.
CENTINAIA DAVANTI A CASA DI NETANYAHU, 'LIBERARE GLI OSTAGGI'
(ANSA) - Centinaia di persone si sono radunate alle 6:29 (ora israeliana) fuori dalla casa del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme per commemorare l'anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre, chiedendo un accordo per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco. Lo riporta Haaretz aggiungendo che la polizia ha impedito alla folla di avanzare lungo la strada.
ISRAELE TRISTE E IN ANSIA RICORDA IL 7 OTTOBRE INCOMBE LO SPETTRO IRAN
Estratto dell’articolo di Francesca Caferri per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2024/10/07/news/israele_iran_guerra_7_ottobre-423539322/
[…] È stanco e teso l’Israele che oggi ricorda un anno dalla strage peggiore della sua Storia: 1200 persone uccise in poche ore nel Sud del Paese per mano di Hamas, 250 rapite, 97 – vive o morte – ancora a Gaza.
Hamas pubblica un filmato dei sei ostaggi israeliani uccisi
Nessuno, un anno fa avrebbe pensato di arrivare al giorno dell’anniversario così: con il Paese in attesa di sapere quando il governo e le Forze armate decideranno di sferrare l’attacco sull’Iran […] la guerra a Gaza che continua nonostante l’Idf dica di aver sconfitto “militarmente” Hamas e gli attentati all’interno del Paese che si moltiplicano.
Ieri a Beersheva, nel Sud, un arabo israeliano ha attaccato la folla con un coltello uccidendo una soldatessa, mentre da Tel Aviv l’ambasciata italiana annunciava che fra le vittime dell’attacco di Jaffa di martedì scorso c’è anche un cittadino italiano, Victor Green, di 33 anni, che viveva in un rifugio per senza tetto nella zona dove c’è stato l’attacco.
parenti degli ostaggi israeliani protestano contro netanyahu 4
Ma soprattutto nessuno, un anno fa, avrebbe mai pensato di arrivare al 7 ottobre 2024 con 97 persone ancora a Gaza.
«È inconcepibile che siano ancora nelle mani di Hamas, in condizioni terribili. Chiediamo al mondo di non restare in silenzio. Non dimenticatevi di noi, non dimenticatevi degli ostaggi», è il messaggio che il Comitato che riunisce le famiglie ha inviato ieri. Un messaggio che oggi risuonerà in tutto Israele: sono decine le manifestazioni in programma per ricordare la strage.
[…] Più che ai palestinesi, Israele oggi pensa all’Iran. In attesa di segnali dal governo, ieri sera polizia ed esercito hanno fatto sapere che nella giornata di oggi nella zona del Sud saranno schierati migliaia di uomini in più per garantire la sicurezza delle manifestazioni. Il timore è che a un attacco su Teheran possa seguire una risposta immediata: la chiusura annunciata dello spazio aereo sopra la capitale iraniana (poi revocato in serata) ha fatto salire la tensione. Restano in allerta gli ospedali e i limiti agli assembramenti. Il ministro della Difesa Gallant ha annunciato che sarà a Washington mercoledì per discutere con gli Usa della crisi, mentre nelle ultime ore si sono intensificate le azioni dal cielo e da terra contro obiettivi libanesi. […]
ANCHE LA SPERANZA FA MALE NEL GIORNO CHE DURA DA UN ANNO : IL 7 OTTOBRE DELLA FAMIGLIA BIBAS
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
Gadi, Yoram, Judith, Tamar, Bracha, Nir, Erez, Gil, Shahar, Tamir, Tal, Yaffa, Ela, Bar, Doron, Eyal. Nomi di vittime, di sopravvissuti, di ostaggi tornati, di ostaggi mai più visti. Nel kibbutz Nir Oz, al confine con la Striscia di Gaza, oggi si svolge una cerimonia solitaria, senza telecamere, senza macchine fotografiche, senza la stampa.
Soltanto i famigliari delle vittime e i sopravvissuti sono ammessi a commemorare la ferita della comunità in cui il 7 ottobre sono state uccise più di quaranta persone, ne sono state rapite più di sessanta, venticinque sono ancora nelle mani di Hamas.
shiri silberman bibas con i due figli
Tra loro ci sono i Bibas: Shiri, Yarden, Ariel e Kfir, un’intera famiglia di cui tutti hanno in mente le immagini del rapimento trasmesse in diretta dal giornalista di Gaza Muthana al Najjar, entrato nei kibbutz durante l’attacco assieme ai terroristi per realizzare una cronaca pedissequa e festante dell’invasione e del massacro.
Shiri Bibas venne condotta fuori dalla sua casa scalza, avvolta da una coperta sotto la quale stringeva e cercava di nascondere Ariel e Kfir, i suoi figli di quattro anni e nove mesi. Al Najjar nelle immagini indugia sul terrore della donna che si guarda attorno, tiene sotto la coperta le teste rosse dei due bambini, cerca con lo sguardo, tra gli spari che volano attorno, le urla, le case in fiamme, gli ordini impartiti dai terroristi, le risate del giornalista, il caos senza spiegazione, piombato all’improvviso sul kibbutz.
manifestazioni per liberazioni ostaggi in israele
Shiri, probabilmente, cercava Yarden, suo marito, che venne subito separato dal resto della famiglia. Per tre giorni i parenti di Yarden non hanno saputo nulla di lui, “Non sapevamo se fosse morto o vivo – racconta sua sorella Ofri – poi il 10 ottobre, il giorno del suo compleanno, abbiamo scoperto che era stato portato a Gaza, abbiamo visto i video”.
[…] “L’esercito israeliano non ha confermato la loro morte. Quello che sappiamo di sicuro è che mio fratello in questo momento, in ogni momento, è convinto di aver perso tutto quello per cui viveva. Prima eravamo una famiglia normale, ora siamo i Bibas, e su questo nome, sui miei nipoti così piccoli, gli unici bambini rimasti in ostaggio, si concentrano le atrocità psicologiche di Hamas e le bufale di chi continua a inventare notizie sul loro destino. La nostra unica informazione certa è che Shiri, Ariel e Kfir sono arrivati vivi a Khan Younis”, la città nel sud della Striscia, la roccaforte di Yahya Sinwar.
Ofri non lavora più, da un anno la sua vita è dedicata a Yarden, a Shiri e ai bambini, per fare di tutto per riportarli a casa. Dice di vivere con un macigno che trascina, le preme sul cuore, sulle spalle. […]
[…] Il loro è un dolore difficile da riconoscere, impossibile da capire, è misto alla speranza, ma anche la speranza fa male, non lenisce, è un vetro tagliente: “Continuiamo a crederci: sono vivi, i bambini e Shiri sono vivi – dice Yifat – ma come fa Kfir, di un anno, a essere ancora in vita? Da quanto tempo non vede più il sole? Può sopravvivere un bambino senza sole?”.
Se lo domanda, lo domanda a Ofri, a noi, sa la risposta. La lotta per la famiglia Bibas e per tutte le famiglie degli ostaggi è un misto di speranza amara e dolorosa rabbia, di responsabilità e stanchezza: “Sono stanca di piangere, sono sfinita, ma devo andare avanti e quando sto per mollare sento la voce di mio zio Yossi, un vigoroso argentino con i capelli rossi che mi grida: ‘non mollare’”.
Yossi Silberman era il padre di Shiri, era un pittore energico e spiritoso, morto durante l’attacco assieme a sua moglie Margit. Per giorni nessuno sapeva cosa fosse accaduto, non c’era traccia dei loro corpi, e i telefoni erano localizzati a Gaza: i terroristi li avevano rubati.
OSTAGGI ISRAELIANI RILASCIATI DA HAMAS 34
Margit e Yossi erano rimasti insieme nel mamad della loro casa, “a mia zia era stato diagnosticato il Parkinson, era peggiorata molto, non sarebbe mai riuscita a fuggire, mio zio Yossi avrebbe potuto, stava benissimo, era sportivo, sono sicura che abbia scelto di rimanere con lei”.
Sono stati bruciati vivi, i terroristi hanno appiccato il fuoco alla casa, per tre settimane si pensava che fossero stati presi in ostaggio, poi è bastato un frammento dei loro corpi: era tutto quello che era rimasto, due vite intrecciate ridotte a qualche osso ritrovato nella terra arsa, mescolato agli stralci di vita, di quotidianità, bruciati con loro.
[…] La battaglia è su più fronti, contro loro stessi e la loro disperazione, contro loro stessi e la depressione, che riconoscono, curano, scacciano. E’ contro i terroristi che hanno stracciato la tranquillità di una famiglia normale e idealista che credeva nella convivenza.
E’ contro il mondo che non vede i crimini compiuti contro i kibbutz, contro i cittadini offesi, umiliati, torturati, rapiti, uccisi davanti a telecamere felici di riprendere l’eccidio. La battaglia è anche contro la politica, dalla quale i Bibas si sentono dimenticati, “non ci danno spiegazioni, non rispondono alle nostre domande, non ci vedono”, dice Ofri.
manifestazione per gli ostaggi israeliani in mano a hamas
E’ anche contro chi crede che la vita degli ostaggi sia sacrificabile, perché viene prima la sicurezza: “Io sono sicuro che lottare per liberare ogni rapito abbia molto a che fare con la sicurezza di questo stato”, Tomer lo dice senza esitare, riferendosi alla particolarità di una nazione che dell’andare a salvare ovunque ogni suo cittadino ne ha fatto un valore fondativo.
“Questa non è una battaglia dei Bibas o delle famiglie che hanno qualcuno in ostaggio, è una missione nazionale, la maggioranza lo capisce”. Poi c’è la battaglia contro il silenzio, contro le parole che non vengono più, contro l’attenzione che scompare, che si volta di spalle, mentre Yarden, Shiri, Ariel, Kfir è tutti gli altri, più di cento, sono ancora intrappolati nel tunnel del vuoto di Hamas: “Quando perdiamo interesse negli ostaggi, quando non sapere più nulla di loro non è più un peso, ma è abitudine, allora sì che li abbiamo lasciati morire”, conclude Tomer, fermo come tutte queste famiglie in un 7 ottobre che dura da un anno.
ohad monder, bambino di 9 anni ostaggio di hamas, riabbraccia la famiglia ostaggi rilasciati da hamas 2
hamas rilascia gli ostaggi 5hamas rilascia gli ostaggi 4porta della safety room nel kibbutz di nir ozil kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 10attacco di hamas al kibbutz di be eri 2il kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 2massacro di hamas in un kibbutz israelianomassacro di hamas in un kibbutz israelianoassalto kibbutz hamasassalto kibbutz hamasil kibbutz di be’eri, assaltato il 7 ottobre da hamas foto di micol flammini 9gli ostaggi rilasciati il secondo giorno di tregua da hamas il video di hersh goldberg polin, ostaggio israeliano con il braccio amputato 2 3OSTAGGI ISRAELIANI RILASCIATI DA HAMASdetenuti palestinesi accolti con le bandiere di hamas in cisgiordania 3ostaggi israeliani rilasciati da hamasostaggi liberati arrivano in israele hersh goldberg polin hersh goldberg polin noa argamani ostaggio di hamas video con gli ostaggi di hamas ostaggi israeliani salvati a gaza
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