DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Da quando, meno di un anno fa, l' economista tascabile Tito Boeri è stato nominato presidente dell' Inps non passa giorno che non ci inondi di dati, sulle pensioni e non solo. Tra gli ultimi diffusi ci sono quelli riguardanti il mercato del lavoro. Il nuovo responsabile dell' istituto previdenziale ha infatti istituito un osservatorio ad hoc sul precariato che sforna a getto continuo notizie su assunzioni e licenziamenti.
Così credo che intenda dare massima circolarità alle informazioni sulla disoccupazione, allo scopo di illuminare governanti e osservatori sull' andamento dell' economia. Purtroppo si dà il caso che le cifre messe in rete dall' Inps più che chiarire le idee tendano a confonderle, perché al posto di comunicare l' aumento e la diminuzione di chi è rimasto senza lavoro si limitano a registrare i contratti, che non sempre rappresentano posti in più o posti duraturi.
Di ciò ci eravamo già occupati in passato, quando le statistiche dell' Inps erano entrate in conflitto con quelle ufficiali dell' Istat, rendendo ancor più oscure le tendenze sul fronte occupazionale. Oggi però si aggiunge una chicca, che la dice lunga sulla ripresa e sulla reale crescita delle assunzioni. Ma prima bisogna tornare un passo indietro, ovvero quando l' osservatorio dell' istituto previdenziale ha rilasciato una delle sue periodiche comunicazioni, guarda caso quasi sempre positive se non trionfanti.
Nel lancio inviato alle agenzie si segnalava che nei primi otto mesi dell' anno il numero di nuovi rapporti a tempo indeterminato nel settore privato era cresciuto di quasi 300 mila unità rispetto al precedente periodo del 2014. Per l'Inps si registrava anche un aumento dei contratti a termine (+29 mila), pur in presenza di una leggera flessione dei contratti da apprendista (-11 mila). Messo tutto sulla stessa bilancia, l' ente cantava vittoria parlando di 330 mila nuovi posti. Evviva.
Il comunicato boeresco mandava in solluchero non solo il governo, che per tramite del presidente del Consiglio si affrettava a commentare positivamente i nuovi dati, ma anche i principali organi di informazione, che l' indomani celebravano il segnale positivo della ripresa economica. Tutto bene dunque? Non proprio.
Innanzitutto perché, come sempre da quando c' è di mezzo la politica economica di questo esecutivo, i numeri sono ballerini, nel senso che cambiano a seconda dalla prospettiva da cui li si guarda. Visti da Palazzo Chigi ad esempio appaiono un trionfo e il segnale di una svolta. Guardati invece con gli occhi di chi sa leggere le statistiche, e soprattutto ne sa valutare la serietà, da eccezionali che appaiono diventano normali se non, a volte, negativi.
Ma veniamo al dunque. Nonostante la fanfara degli uomini vicini al governo, nei primi 8 mesi l' incremento effettivo dei posti di lavoro si limita a 75 mila assunzioni. Tale infatti è il saldo fra vecchi e nuovi contratti, ossia tra trasformazioni di posti precari in posti a tempo indeterminato. Che poi, ad essere sinceri, essendo stata introdotta con il Jobs Act la modifica all' articolo 18 dello statuto dei lavoratori, di indeterminato nell' assunzione non c'è più nulla, perché con una ragione od un'altra, il datore di lavoro può sempre porre fine al rapporto, dato che l' assunzione non è più per sempre come era fino a poco tempo fa.
Fin qui le cifre nude e crude. Va detto, che seppur pochi, 75 mila posti di lavoro sono sempre un passettino avanti. Se non siamo alla ripresa, siamo almeno alla ripresina. Non c' è la crescita, ma per lo meno nemmeno la ricrescita. Insomma, ci si potrebbe consolare. Se non fosse per un piccolo dettaglio, una cifretta piccola piccola che l' Inps ha comunicato ma appena appena, senza cioè suonare le trombette come invece fa quando c' è di mezzo qualche assunzione.
La cifra si riassume in questo: 1,4 miliardi. Tanto sarebbe costato nei primi mesi dell' anno finanziare la decontribuzione. Di che cosa si parla? Del bonus che il governo ha varato all' inizio dell' anno per favorire le assunzioni. In pratica si tratta di uno sgravio contributivo che per l' azienda vale circa 8.000 euro ogni nuovo posto. Una agevolazione che ha spinto migliaia di imprese a trasformare contratti a tempo oppure rapporti con partita Iva in regolare impiego subordinato senza alcuna scadenza.
Si dà però il caso che il provvedimento presentato come uno strumento per far crescere l' occupazione di fatto abbia prodotto solo 75 mila nuovi posti di lavori in 8 mesi, come appena detto. Dunque, significa che il giochetto della decontribuzione a fine anno costerà alle casse dell' Inps - cioè dello Stato - circa due miliardi e, se va bene, avremo 100 mila posti di lavoro nuovi. Costo dell' operazione 20 mila euro per ogni assunto. Mica male come incentivo. Ci volevano proprio un fine economista come Boeri, un finissimo statista come Matteo Renzi, un superministro della Coop per fare un botto del genere. Complimenti.
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