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Andrea Tornielli per "La Stampa"
Nulla sarà come prima nella Curia romana. Il «G8», il «consiglio» degli otto cardinali che Francesco ha istituito per aiutarlo a governare la Chiesa e a ridisegnare la struttura della Santa Sede, ha concluso la sua prima tre giorni di lavoro e tornerà a riunirsi ai primi di dicembre. «L'orientamento emerso - riferisce il portavoce, padre Federico Lombardi - non è per un semplice aggiornamento» dell'ultima costituzione apostolica sulla Curia, «con ritocchi o modifiche marginali».
Non sarà un'operazione di maquillage. Si va invece «verso la stesura di una nuova costituzione con novità assai consistenti», come del resto aveva anticipato nei giorni scorsi a due Tv canadesi il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del consiglio. Il «G8», ha detto Lombardi, sta mettendo «in rilievo la natura dell'attività della Curia, intesa come servizio alla Chiesa universale e alle Chiese locali, piuttosto che come esercizio di un potere centralistico». La Curia, insomma, non dovrà più agire come un organo di governo centrale della Chiesa.
Anche se non sono ancora state prese decisioni è ormai certo che si procederà a degli accorpamenti riducendo il numero degli attuali 12 pontifici consigli. Ad esempio il Pontificio consiglio per la famiglia e quello per gli operatori sanitari cesserebbero di esistere come entità autonome e le loro competenze dovrebbero confluire nel Pontificio consiglio dei laici, magari elevato a rango di Congregazione.
Un tema sul quale i componenti del consiglio hanno ricevuto molte sollecitazioni da diverse parti del mondo è proprio quello del ruolo dei laici. «Si è cercato di individuare - ha detto il portavoce - le modalità con cui questa dimensione della realtà della Chiesa può essere sempre più adeguatamente ed efficacemente riconosciuta e attuata». Parole che lasciano intuire maggiori spazi ai laici e alle donne nelle strutture ecclesiali, anche in quelle romane. E dunque meno vescovi e meno cardinali nei sacri palazzi.
Cambiamenti in vista anche per la Segreteria di Stato, fino ad oggi la «cabina di regia» della Curia romana, il cui potere si è notevolmente accresciuto dopo la riforma voluta da Paolo VI. Dovrà essere «a tutti gli effetti» una «segreteria del Papa», per aiutare il vescovo di Roma nel suo servizio.
Oggi la struttura più importante e operativa della Santa Sede svolge sia la funzione di coordinare i dicasteri curiali, sia la funzione delle relazioni diplomatiche con gli Stati. Non è detto che in futuro le mantenga entrambe: il «G8» sta prendendo in considerazione la possibilità di istituire una nuova figura, il «moderatore della Curia», a cui affidare la prima delle due competenze.
La riflessione degli otto cardinali, ha sottolineato Lombardi, è stata «particolarmente utile» al Papa «anche in vista degli orientamenti che egli vorrà dare» al nuovo Segretario di Stato, Pietro Parolin, in carica dal 15 ottobre. Anche il regolamento del Sinodo dei vescovi sarà cambiato in tempi rapidi, per favorire il coinvolgimento delle Chiese locali.
La fase preparatoria dei futuri Sinodi durerà più a lungo, per favorire il rapporto con la base, come già avviene nel lavoro del Celam, il consiglio degli episcopati dell'America Latina. Francesco ha stabilito che il prossimo Sinodo si occupi della pastorale familiare e matrimoniale: sarà approfondito il tema della partecipazione alla vita della Chiesa dei divorziati risposati.
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