DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Luca De Carolis per “il Fatto Quotidiano”
Era tutto pronto per la coppia da Quirinale: bipartisan e quindi istituzionale. Gli uomini in giacca e cravatta con dame da gran serata; i camerieri in livrea; le coppe e le targhe; il parquet tirato a lucido, gli aperitivi. E invece niente doppio Veltroni-Letta senior, per colpa di Berlusconi. Rancoroso che non è altro, il Condannato litiga con Gianni Letta (causa Nazareno) e poi come un papà severo non lo manda al Circolo Canottieri Aniene, club romano che trasuda potere da larghe intese.
Letta doveva presentare il libro di Corrado Passera Io siamo assieme a Walter Veltroni, fino a ieri semi-sommerso, in attesa magari di riemergere con vista sul Colle. Sarebbe stato un antipasto di quelli gustosi: il candidato alla presidenza della Repubblica Veltroni, buonista dei buonisti, accanto al possibile nuovo segretario generale del Quirinale, il Letta che il potere lo deglutisce da decenni. Coppia più che futuribile, nell’Italia appesa al Patto del Nazareno.
SILVIO BERLUSCONI A PORTA A PORTA DA VESPA FOTO LAPRESSE
Ma ha fatto irruzione il fattore B. Nel pomeriggio di un plumbeo giovedì, il signore di Forza Italia litiga forte con Letta, il suo eterno gran visir. E proprio sul Nazareno. Il capo vuole rompere l’accordo con Renzi, teme di rimanere schiacciato tra i rivoltosi interni (Fitto e parecchi altri) e le direttive del Rottamatore. Letta, una vita per le trattative, ripete che bisogna comunque restare al tavolo del pokerista Renzi.
Ma Berlusconi non sente ragioni. Ed emana l’ordine regio: “Gianni non andare al Circolo, finiresti per parlare bene del Nazareno , delle larghe intese”. Letta obbedisce da generale che non tradisce il monarca. Ma la sua silente e curiale rabbia strepita ugualmente nei corridoi della politica. E il detonatore è proprio la sua assenza al Circolo.
Non è certo tipo da buche all’ultimo minuto, Letta. Men che meno quando si tratta di eventi in luoghi come il Circolo, a lui familiari. E non è mica solo una metafora: su un leggìo c’è l’avviso di una prossima anteprima di beneficenza al cinema, organizzata da Giampaolo Letta. Ovvero , il figlio di Gianni. Ma il cerchio di famiglia non si chiude. Nella sala stipata di dirigenti vari e borghesia assortita, politici che furono (l’ex An e Fli Mario Baldassari, l’ex Idv Fabio Evangelisti) e giornalisti Rai, compare “solo” il buon Veltroni. Certo, l’ospite d’onore è Passera.
E a fare da anfitrione c’è ovviamente il presidente del Circolo Giovanni Malagò, pure presidente del Coni. Modera Maria Latella. Ma tanti sguardi sono comunque per “il consocio Veltroni”, come recita la locandina. Passato dai forum con Pasolini alle serate da cocktail lungo fiume, pragmatico per forza. Lui, tempie ingrigite, sembra un filo stanco. Malagò gli riserva elogi a catinelle: “Per Walter ho una stima infinita, è un civil servant...”.
Al microfono, Veltroni giura più volte che ormai lui è solo “un cittadino con passione civile, uno che guarda da fuori: ho fatto il percorso inverso rispetto a Corrado e Giovanni”. Accentua la professione di umiltà con sillabe tipicamente veltroniane: “Scomponiamo il titolo del libro di Corrado in un piccolissimo io e in un molto più largo siamo”. E però, butta lì come primo aneddoto che “una mattina tornavo da Londra, dove avevano proiettato il mio film su Berlinguer”. Parla di crisi della politica e di recessione, ricorda il fascismo e il nazismo, s’innalza: “Dobbiamo inverare il valore della democrazia”. La platea batte le mani con tempo perfetto. Lui abbassa lo sguardo con sobrietà. La corsa è ancora lunga.
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