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Francesco Bei per "la Repubblica"
Eccola la nuova creatura berlusconiana, tra pochi giorni si alzerà il sipario. Ci sta lavorando zitto zitto da mesi ormai, nel riserbo più totale. à una lista nuova di zecca, non un partito per carità . In tempi di grillismo quella parola è un tabù. Si svela dunque l´arma segreta del Cavaliere per risalire la china: un listone nazionale di società civile, nemmeno un politico candidato.
Si dice ne abbia già selezionati 300, in gran parte imprenditori, ma anche giovani presi dal vivaio del Ppe e professionisti, li ha incontrati uno a uno il lunedì ad Arcore. Una riedizione di Forza Italia, se si vuole. L´ispirazione è sempre quella. A capo della macchina chiamerà una vecchia volpe, un personaggio ultra-collaudato nell´organizzazione di eventi in tempi ristretti come l´ex commissario alla protezione civile Guido Bertolaso.
E il Pdl? Berlusconi pare aver rinunciato all´idea di trasformarlo in qualcosa d´altro. Ormai, nelle sue parole, «è irrecuperabile». Troppe correnti, troppe «vecchie facce», troppe aspirazioni da dover soddisfare. Tanto vale lasciarlo ad Alfano e agli ex An, sperando che non lo distruggano del tutto. Una sorta di "bad company", con la quale comunque non tagliare i ponti. Anzi. «Casini e Montezemolo - ragiona in privato l´ex premier - accampano la scusa di una mia presenza troppo ingombrante per non costruire la casa dei moderati. Benissimo, io tolgo il disturbo e vediamo cosa fanno».
Ma uscire dalla politica, fare il «padre nobile», come vorrebbero molti degli stessi dirigenti del Pdl, Berlusconi non ci pensa proprio. Si candiderà invece, sarà proprio lui a guidare la nuova formazione politica. Per rientrare in Parlamento e, se non altro, godere dell´immunità parlamentare. Il listone "civico" si alleerà con il Pdl ovviamente, presidierà la frontiera movimentista, quella grillina. Per provare a riconquistare il voto dei tanti elettori del centrodestra che sono rimasti a casa. E i sondaggi fatti fare sulla creatura sono molto promettenti, viene data tra il 9 e il 10 per cento, potrebbe anche superare il Pdl.
Intanto anche a via dell´Umiltà non stanno con le mani in mano, pronti a sopravvivere al distacco dal padre. Alfano sta ristrutturando la dirigenza annacquando il potere di Verdini e La Russa in una sorta di segreteria politica in cui entreranno anche Gelmini, Lupi, Fitto, Crosetto e gli altri quarantenni che si sono schierati con lui. Nel partito ieri c´è stata une mezza sollevazione contro Berlusconi quando si è sparsa la voce di uno spacchettamento del Pdl in vari tronconi. Sembra che persino Alfano abbia minacciato le dimissioni.
Poi è stato il segretario in persona a presentarsi in Transatlantico e - in una delle rare chiacchierate con la stampa - attaccare «chi avvelena i pozzi» mettendo in giro rumors di uno scioglimento del partito. La realtà è diversa: Berlusconi pensa sì ad altro, ma senza disfarsi del vecchio. à un progetto di moltiplicazione dell´offerta. Più prodotti sullo scaffale per pubblici diversi. Anche perché la vecchia guardia non ci pensa affatto a sbaraccare il partito.
«La verità - spiega Fabrizio Cicchitto - è che il Pdl al Centro e al Sud non è andato affatto male, a parte il caso di Palermo. Il problema serio è da Bologna in su: i nostri si sono seduti, hanno sperato che bastasse sempre il carisma del leader. E ci siamo affidati pure a qualche idiota, specie in Lombardia». In ogni caso, per il capogruppo, il Pdl è tutt´altro che destinato a sparire: «Non c´è nessuno autoscioglimento, sappiamo chi mette in giro certe voci».
Il partito tuttavia è in ebollizione, gli uomini più vicini al segretario sanno bene che le prossime settimane saranno decisive per il destino di tutti. E ormai non si fanno scrupoli a manifestare una crescente irritazione nei confronti del padre fondatore. «Se Berlusconi ce lo avesse chiesto noi avremmo fondato per lui una Repubblica di Salò - si sfoga uno dei fedelissimi della prima ora - ma un giorno dice "andate avanti" e un altro giorno fa circolare voci sul Pdl che si scioglie. à tempo che faccia fare il segretario ad Alfano e si rassegni a stare in panchina. Forse così riusciremo a convincere Casini ad allearsi con noi».
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