DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1 - SALVINI: "PRONTI A CORRERE DA SOLI I NUMERI DI LE PEN BERLUSCONI SE LI SOGNA"
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
«Se Berlusconi sarà con noi contro l' Europa delle banche e della finanza, bene. Altrimenti, faremo la nostra corsa». Il segretario della Lega Matteo Salvini non crede che la sconfitta di Marine Le Pen sia una lezione da imparare per il centrodestra italiano. Tutt' altro.
Silvio Berlusconi ha detto che la vittoria di Macron insegna: non si vince inseguendo gli estremi. È un monito per lei, lo sa?
«Mi incuriosiscono molto i macronisti italiani, Renzi e Berlusconi, i cui omologhi partiti francesi non sono neanche arrivati al ballottaggio. Marine Le Pen ha ottenuto 11 milioni di voti, è il secondo partito del suo Paese, numeri che Pd e Forza Italia vedono col binocolo».
Ma l' onda sovranista è stata fermata. Come in Olanda, in Austria.
«Macron era sostenuto dal potere economico, finanziario, mediatico. Da Bruxelles, imam, calciatori e intellettuali. Si è giocato il tutti contro uno: di là c' era il diavolo da sconfiggere. Ma a giugno ci sono le elezioni per il Parlamento e lì si vedrà. E voglio vedere cosa farà Macron, che è quello del Jobs Act alla francese, contro cui vecchi e giovani erano scesi in piazza. È come se l' Italia avesse votato la Fornero».
Oppure il messaggio di chiusura, antieuropeo, di estrema destra, ha una soglia oltre cui in Europa non può arrivare, non crede?
«Nessuno mi farà dire per convenienza elettorale che l' euro è giusto, che bisogna dare più poteri all' Europa, che Bruxelles sta lavorando bene sull' immigrazione. Io l' Europa la voglio cambiare».
Questo lo dicono tutti.
«Ma noi vogliamo i fatti! Due settimane fa a Bruxelles si è votato il bilancio: Pd, Forza Italia e M5S hanno rifinanziato Frontex. Noi abbiamo detto no e abbiamo votato - senza di loro - per la sospensione dei finanziamenti alle Ong che non collaborano. A proposito di Europa, non è un caso che il primo viaggio di Macron sia dalla Merkel».
A Berlusconi non dispiace. Siete alleati oppure no?
«Su Macron, Berlusconi sta con Renzi, Boldrini e 5 stelle. Una componente abbastanza strana».
Non mi ha risposto.
«A livello locale ho fatto il massimo sforzo per avere una squadra il più ampia possibile. Siamo insieme a Genova, Como, Padova, Alessandria. Ma se ci fossero le politiche domattina, Berlusconi deve sapere che ci sono temi sui quali non siamo disposti a trattare, a costo di fare la nostra corsa. Abbiamo proposto da tempo una tassazione unica al 15 per cento: ci hanno dato dei pazzi, adesso la fa Trump».
Con quale legge elettorale intende farla, questa corsa?
«Io sono per i collegi maggioritari. Chi vince governa, chi perde va all' opposizione. Altri vogliono il proporzionale, quindi il caos. Ma ribadisco a Renzi: se fa un decreto, la Lega c' è».
Qualunque, purché si voti?
«Siamo gli unici a volerlo davvero. Se il 29 maggio Renzi porta una legge elettorale in Parlamento, noi gliela votiamo. Il problema è che non riescono a mettersi d' accordo su niente».
E la Lega è unita? Il suo avversario al congresso è appoggiato da Maroni. Le contestano il sodalizio con Le Pen.
«I militanti hanno firmato all' 87 per cento per la mia candidatura. Domenica 14 si potranno votare due idee di Lega. Una che torna nel suo recinto e si allea obbligatoriamente con Berlusconi, come vuole Bossi. O la mia: un partito forte, con le mani libere, che se vuole si allea, altrimenti no, perché non ce l' ha ordinato il medico. Che parla di autonomia, con i referendum in Lombardia e Veneto, proprio perché non va al rimorchio di nessuno. Se qualcuno pensa di presentarsi con Alfano, Verdini, Cicchitto e Casini, si attacca al tram. Quel centrodestra ha già governato. E ha fallito».
E i 5 stelle? A parte la gara a chi arriva prima, su ong e immigrazione dite la stessa cosa. Come su euro e banche.
«Loro parlano soltanto. Guardi il rivoluzionario Manlio Di Stefano, che non vede l' ora di lavorare con Macron: il pupillo di Soros, il prodotto di Wall Street. Che misera fine per la rivoluzione».
2 - MA IL CAVALIERE PUNTA DRITTO AL GOVERNISSIMO
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Buoni rapporti con l' Eliseo, prima di ogni ragion politica. «Perché oggi gli unici guadagni veri li ricavo da La Cinque» traduce in spiccioli il pragmatico patron di Mediaset nel chiuso di Arcore. Detto questo, la svolta di Parigi muta gli scenari e anche l' ottantenne Silvio Berlusconi vede ora meno plumbeo il suo futuro politico.
«Io e Renzi abbiamo solo un' arma per mettere all' angolo anche in Italia i populisti Grillo e Salvini: una legge elettorale con premio alla lista e lo sbarramento alto, all' 8%». È la convenzione del Cavaliere che non crede al patto Pd-M5S per cambiare l' Italicum, offre la sua di mano e rilancia la sfida all' altro Matteo. La sconfitta di Le Pen diventa così la conferma che «anche Salvini non potrà mai guidare il governo di un grande Paese europeo». Correremo da soli, lo provoca il capo della Lega durante il Consiglio federale in via Bellerio. Noi siamo pronti, gli manda a dire il leader forzista.
Dopo il voto si aprirà un' altra partita e le larghe intese, questo è il sottinteso della tesi di Arcore, «salveranno l' Italia e l' Euro, come in Germania». Ma perché Pd e Forza Italia possano avere un numero di parlamentari sufficienti a dar vita a un governo - è il ragionamento fatto nei giorni scorsi da emissari del Cavaliere a esponenti dem - sarà necessario far "pulizia" di tutte le forze minori, dai centristi alla sinistra passando anche per Fratelli d' Italia.
Una ghigliottina al 7-8%. Che consenta una redistribuzione dei parlamentari non assegnati alle forze minori tra gli unici partiti che sopravviveranno: Pd, M5S, Fi e Lega. Berlusconi sogna così di toccare quota 20 e col Pd che magari superi per lo stesso meccanismo il 30, allora si aprirebbero nuovi scenari.
Per Giorgia Meloni, nonostante la leader di Fdi ancora ieri sera sostenesse che «l' Italia non è la Francia e qui è possibile un sovranismo di governo», sarebbe pronta una scialuppa di salvataggio. Altrimenti, «può sempre fare la lista dei lepenisti italiani», taglia corto il Cavaliere in privato.
Nei colloqui riservati della scorsa settimana i senatori dem hanno fatto presente ai loro colleghi forzisti come l' introduzione dello sbarramento all' 8, colpo di grazia per Ncd e altri, equivarrebbe ad aprire una immediata crisi di governo. Che pochi possono permettersi. «Legislatura fino al 2018, ho stima del premier», si è affrettato a dire lo stesso Berlusconi entrando alla fiera "Tuttofood" di Rho. Non fosse altro perché per la fine dell' estate Strasburgo dovrebbe pronunciarsi sulla sua riabilitazione politica.
E ancora: «È bene che anche Salvini possa verificare che certe teorie non portano a convincere gli elettori e che quindi non vale la pena di perseguirle ». Altro che addio all' Ue e all' euro. Il governatore Giovanni Toti continua a sponsorizzare la santa alleanza con Salvini, sulla stessa linea Paolo Romani, Daniela Santanché, più defilato Renato Brunetta. Poi c' è l' altro "partito", guidato da Gianni Letta, che sta trascinando sempre più Berlusconi su posizioni antilepeniste e che lo spinge a dire che una «coalizione di centrodestra con la Lega potrà pure esserci, se costretti, ma ormai a guidarla potrà esserci solo un moderato».
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