DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
GIORGIO NAPOLITANO PIERLUIGI BERSANI
Onorevole Pierluigi Bersani, partiamo da Napolitano: condividiamo il giudizio di Occhetto secondo cui il suo più grosso errore fu far nascere il governo Monti, causa della grande crisi della sinistra?
«Bisogna guardare alla situazione di allora: lo spread a 600 ei pochi voti che mancavano a Berlusconi in Parlamento per restare in sella. Voti che sarebbero ricomparsi se si fossero prospettate le elezioni anticipate. Per cui l'alternativa era: o ci prendiamo Monti o ci teniamo Berlusconi».
Lei però il voto l'avrebbe voluto e forse, da segretario del Pd, sarebbe diventato premier: tutta un'altra storia, non crede?
«Certo, nel 2013 avrei voluto provarci, perché serviva un governo del cambiamento. Prima andare al voto non era nelle possibilità: affondavamo nello spread, saremmo finiti come la Grecia».
giorgio napolitano e mario monti
E così il Pd sostenne Monti, che poi si candidò alle politiche e la fece “non vincere”. Pentito?
«Nel partito c'era un sacco di gente che voleva l'agenda Monti, anche candidarlo premier. Credo di aver dimostrato quella che è sempre stata una mia idea testarda, ossia che il compito del Pd non è tenere in equilibrio il sistema, ma organizzare il campo dell'alternativa. Perché l'alternativa stessa è l'equilibrio del sistema. Anche se ci ho lasciato la pelle».
Dieci anni più tardi sempre lì siamo: a organizzare campi.
«Infatti occorre darsi una svegliata. Partendo da un punto: quelli della mia generazione e limitrofe – politici, commentatori, giornalisti – cambiano le lenti agli occhiali. E le scelgano almeno bifocali. In Italia c'è un salto generazionale sul piano culturale, politico e di linguaggio che non si può ignorare».
ELLY SCHLEIN PIERLUIGI BERSANI
Cosa vedrebbero con le lenti giuste?
«Se guardassero Schlein dal basso invece che dall'alto vedrebbero che le perplessità di una parte delle nostre generazioni sono la speranza di una parte delle nuove».
[…]
Consigli?
«Attenzione alle manovrette di un certo stabilimento che pensa: c'è una destra in difficoltà, una sinistra che balbetta, troveremo qualcosa di extracorporeo, di extrapolitico, che sopperisca».
Esiste già?
«No, ma c'è il desiderio. Lo sento, son sensibile alle foglie. Inutile fare gli ingenui. C'è un pezzo di sistema che sta trattando Elly come una macchietta».
E lei, come sta reagendo?
«Ha capito due cose: bisogna riconnettere il Pd al suo mondo reale e potenziale, rispetto al quale c'è stato uno scisma profondo. E poi costruire un campo dell'alternativa, tenendo aperto il partito. Io mi iscrissi al Pci quando Berlinguer disse: entrate e cambiateci. Perché non sia un flatus voci, una chiacchierata, bisogna spazzare via questa stupidaggine della dialettica fra moderati e radicali, che è ridicola davanti a una destra-destra che affossa il Paese. Si tratta di posizionamenti interni che spariscono quando si affrontano questioni come lavoro, sanità, diritti, armi».
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PIERLUIGI BERSANI ELLY SCHLEIN
Ce la farà la sinistra a copiare la destra che si fa la guerra ma resta unita?
«Nella competizione, che è naturale, andrà più avanti chi si dimostrerà più generoso. Perché la gente comincia a capire. Mi piace che Elly non si lasci provocato da punzecchiature, prese di distanza, polemiche. Mantiene un profilo unitario. Bene, deve tirare dritto».
Alle Europee si vota con il proporzionale, la sfida 5S-Pd non è inevitabile?
«Anche la destra concorre alle Europee, ma gli elettori sanno che è una coalizione. E ci saranno pure regionali e amministrative, bisogna assolutamente mettersi d'accordo. Se noi consentiamo il radicamento di Meloni e Salvini nei territori è finita. È urgente mostrare che è in cammino la costruzione del campo».
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ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE IN VERSIONE BARBIE E KEN - MEME BY GRANDE FLAGELLO
Provi a indicare una ricetta.
«Primo: volerlo. Secondo: partire da quel che più unisce. Terzo: lavorare per rendere compatibile quel che ti differenzia. Abbiamo sempre fatto così: l'Ulivo, l'Unione… In Europa accade ovunque servano alleanze per governare».
Conte però continua a smarcarsi.
«Spero siano solo tatticismi. Pensare che sia il più divisivo a vincere la competizione significa star fuori come un balcone: da qui a sei mesi ci sarà un'onda che chiederà unità per l'alternativa».
Ci riuscirete?
«Sono convinto che fra Pd, 5S e Avs una quadra si trova. Poi però occorre l'altro filone, quello liberal-democratico. In passato abbiamo avuto come alleati Maccanico, Dini, non certo suppellettili. Una minoranza, tuttavia preziosa. Calendario non vuole? Dovremo trovare qualche altra soluzione».
Non starà pensando a Renzi?
«Renzi sta andando dove l'ha sempre portato il cuore».
PIERLUIGI BERSANI ELLY SCHLEIN
Il calendario si convincerà?
«Trovo alcune sue posizioni condivisibili e lo stimo anche, il problema è che sembra non voglia mai tenere i piedi alla sera dove li ha messi la mattina».
È inaffidabile?
«Ritengo semplicemente che ci possa essere un centro che dirige il traffico. E non capisce che ormai in tutto il mondo chi sta un po' di qua e un po' di là finisce per essere visto come il servo di due padroni». […]
nicola fratoianni giuseppe conte elly schlein roberto gravinaELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE IN PIAZZA A ROMAELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE IN PIAZZA A ROMAgiuseppe conte elly schlein 2
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