IL BI-ROTTAMATORE CIVATI E’ PRONTO A FARSI IL “SUO” PD ANTI-INCIUCIONE (E LA BASE LO ACCLAMA…)

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1. PD: CIVATI, SIA APERTO E INCLUSIVO O BISOGNERA' FARNE UN ALTRO
(AGI) - Il Pd sia "aperto e inclusivo" o "bisognera' farne un altro". Lo scrive sul suo blog il deputato democratico Pippo Civati. "I vertici del Pd non cambiano strada. Anzi, vogliono rimanere al vertice del Pd. Semplice, no?", esordisce Civati.

"Ora pensano a un segretario (non piu' a un reggente super partes) che venga eletto sabato dall'assemblea nazionale del 2009 e che poi si candidi alla segreteria a ottobre, con il sostegno del partito (uno schema alla Franceschini di quattro anni fa, per capirci). Come dimissionari, sono parecchio attivi, non trovate? - continua - Chi non e' andato al governo, di quel gruppo dirigente, si candida a rinnovarsi alla guida del partito. Cosi' facciamo bingo".

"Il Congresso si svolgerebbe solo tra i tesserati (e speriamo che ci si possa ancora tesserare) e non tra gli elettori (nemmeno quelli del famoso albo, che abbiamo registrato e fatto votare su un testo molto impegnativo, che poi non abbiamo rispettato), perche' il segretario non sarebbe piu' automaticamente il candidato premier", prosegue il deputato. "Posizione che condividono, immagino, il premier attuale (Enrico Letta) e il candidato premier in pectore (Matteo Renzi): per motivi diversi, a meno che i premier, in futuro, non diventino due (magari la convenzione per le riforme introduce il consolato alla romana).

Per il-segretario-in-due-mosse si parla di Gugliemo Epifani (piu' vicino a Bersani, dicono quelli che la sanno lunga) e Gianni Cuperlo (dalemiano piu' critico di altri): un derby, diciamo, in cui le magliette si faticano a distinguere". "Vorrei che fosse chiaro - conclude - se faranno davvero cosi', il Pd ci tocchera' farlo da un'altra parte. Perche' questo non e' piu' il Pd, aperto e inclusivo che ci eravamo raccontati: e' piu' o meno il suo contrario. Ed e' la prosecuzione (con gli stessi mezzi) di quello che abbiamo visto al lavoro negli ultimi venti giorni. Con i successi che sappiamo".


2. CIVATI FA IL PIENO NELLA SUA MONZA, ROCCAFORTE DEI DISSIDENTI PD
Olga Fassina per "il Fatto Quotidiano"

Se qualcuno chiede già di espellerlo dal partito, la base, almeno a Monza, nella sua città, non ha dubbi: sta con Pippo Civati e con la sua scelta di dire no all'inciucio con il Pdl. Qualcuno ha pure lanciato l'idea: «Facciamo una corrente Monza per farci sentire dalla direzione nazionale del Pd». Pippo Civati, il giovane parlamentare democratico dissidente che non ha votato la fiducia al governo Letta, ha trovato sostegno ieri sera dagli iscritti brianzoli del Partito democratico che ha incontrato assieme ai colleghi Lucrezia Ricchiuti, Alessia Mosca e Roberto Rampi.

Civati è stato investito praticamente da un'ovazione per la sua scelta dissidente di non votare la fiducia (anche se c'è stato chi l'ha criticato beccandosi i fischi della folla). Tantissimi, arrabbiati e decisi a farsi ascoltare, gli elettori brianzoli del Pd (non proprio una terra di sinistra, anzi roccaforte del Cavaliere) hanno invaso una saletta dell'Urban center di Monza che è risultata subito troppo piccola per contenerli tutti, tanto da dover spostare il migliaio di partecipanti in un teatro. Gridavano «Dovevate tornare al voto», si contraddicevano, criticavano e applaudivano. Volevano parlare con Civati, capire cosa fosse successo, gridare la loro rabbia per un governissimo che non volevano.

A dare manforte all'ex rottamatore, anche la senatrice Lucrezia Ricchiuti che come il collega si è rifiutata di votare l'accordo con il Pdl. Il perché l'ha spiegato subito, guadagnandosi un lungo applauso: «Vengo da Desio dove l'amministrazione di centrodestra era stata sciolta per le infiltrazioni della 'ndrangheta, per la mia storia personale non avrei mai potuto votare a favore di un governo con il Pdl - ha spiegato - ho appreso con rammarico che nel discorso di Enrico Letta non si sia fatta menzione della lotta alla mafia, che invece è un problema non solo di legalità ma anche economico dato che la corruzione costa 60 miliardi l'anno».

L'incontro è stato organizzato dal segretario cittadino del Pd di Monza Alessandro Mitola, qui i vertici e la base sembrano una cosa sola: Mitola ha scritto una lunga lettera agli elettori chiedendo scusa a nome del partito per quello che è successo, criticando duramente il segretario regionale democratico (ora sottosegretario) Maurizio Martina e i vertici nazionali del partito e poi ha convocato i parlamentari. Civati ha ribadito che la scelta del governo Letta gli è stata presentata come cosa fatta, che non c'è stata discussione «anche se fino a poco prima mi arrivavano i messaggini rassicuranti che non ci sarebbe stato il governissimo».

L'assessore della di Monza Claudio Colombo è stato ancora più duro, ha minacciato di lasciare il partito: «Gli elettori hanno avuto fin troppa pazienza, il fenomeno Grillo l'abbiamo creato noi con i nostri errori, l'inciucio che c'è oggi è lo stesso nato nel novembre 2011 che continua a ruotare attorno a Cl e a Silvio Berlusconi».

Civati li ha dovuti invitare alla calma, ha raccontato di aver incontrato Stefano Rodotà, ha promesso un continuo impegno istituzionale e poi ha avvertito: «Ho già una proposta in mente». Una 24enne allora è salita sul palco: «Non avrei più votato Pd per la delusione, ma adesso ho scelto di fare la tessera per sostenere la battaglia di Civati».

 

PIPPO CIVATI E STEFANO RODOTARIUNIONE PD CON CIVATI A MONZA FOTO ILCITTADINOMBCIVATI A MONZA FOTO ILCITTADINOMBPippo Civati Pippo Civati LUCREZIA RICCHIUTI