DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
BENJAMIN NETANYAHU DONALD TRUMP
Agli esordi in politica, da poco eletto senatore, Joe Biden visita Israele. È l' estate del 1973, quaranta giorni dopo scoppia la guerra di Yom Kippur, il conflitto che più ha messo in pericolo lo Stato ebraico. Viene ricevuto da Golda Meir, ricorderà le sigarette che la prima ministra fumava una dietro e l' altra e «uno degli incontri più significativi della mia vita». È improbabile che il presidente eletto atterri in Medio Oriente poco dopo l' insediamento (Donald Trump scelse l' Arabia Saudita come prima tappa), le priorità (sanitarie) sono altre.
È improbabile che i rapporti tra Biden e i governi della regione restino immutati. I più prudenti come Mohammed Bin Zayed hanno preferito scollarsi da Trump negli ultimi mesi e lo sceicco degli Emirati Arabi ha spedito a Washington il suo ministro degli Esteri per firmare gli accordi di Abramo. I più avventati come Benjamin Netanyahu dovranno ricalibrare le aspettative, anche se la sintonia - prevedono gli analisti - non potrà essere tanto mancante quanto con Barack Obama. Adesso il premier si affretta a dire «repubblicani o democratici per Israele non fa differenza», sa però che Biden non potrà garantirgli gli stessi doni dell' amico Donald.
IL TWEET DI NETANYAHU SU BIDEN E HARRIS
Allo stesso tempo il leader americano non sembra avere intenzione di richiedere al mittente alcuni pacchi già scartati, in pochi pensano che decida di riportare l' ambasciata americana da Gerusalemme a Tel Aviv. «Con la vice Kamala Harris - spiega Haaretz , il quotidiano della sinistra - condivide un impegno verso la sicurezza di Israele che è in parte sentimentale, a differenza di Obama».
Biden ha elogiato le intese per la normalizzazione tra lo Stato ebraico, gli Emirati e il Bahrein; è consapevole che le trattative con i palestinesi sono difficili da far ripartire (almeno non snobberà le richieste del presidente Abu Mazen e frenerà i piani israeliani di annessione della Cisgiordania); sarà meno indulgente verso il principe Mohammad Bin Salman e gli abusi dei diritti umani perpetrati dalle monarchie del Golfo (ma spingerà perché anche l' Arabia Saudita arrivi a un' intesa con gli israeliani); di certo non arriverà a chiamare Al Sisi, il presidente egiziano, «il mio dittatore preferito» (così era per il predecessore alla Casa Bianca).
trump con netanyahu con i ministri degli esteri di bahrein e emirati arabi uniti
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