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R. E. per "la Stampa"
E' muro contro muro in Confindustria. L'eco della battaglia tra il presidente designato, Giorgio Squinzi, e lo sconfitto (di misura) Alberto Bombassei, non accenna a spegnersi. I «pontieri» faticano a trovare una conciliazione nell'interesse dell'associazione che rischia altrimenti la Cayenna, a tre settimane dalla Giunta di presentazione della nuova squadra e del programma presidenziale.
Ieri Bombassei ha riunito a Milano 60 fedelissimi, tra cui Gianfelice Rocca (Techint) e Giuseppe Orsi (Finmeccanica), più altri collegati in videoconferenza (come il veneto Tomat), dando vita a «Impresa al Centro», un nuovo «movimento di opinione coagulato intorno al programma» con cui il patron di Brembo si era candidato a guidare gli industriali. Non era mai successo.
Il movimento si propone come «stimolo al profondo rinnovamento di Confindustria». In particolare gli aderenti «a questa corrente esprimono coesione e fermezza» nel richiedere che la nuova squadra di presidenza, le sue designazioni e il suo programma diano chiara rappresentazione alle forti istanze di modernizzazione e cambiamento di Confindustria e di rilancio del sistema industriale».
Il senso è evidente: lo scongelamento del fronte bombasseiano finora non c'è stato, anzi. I fedelissimi dell'imprenditore bergamasco gli chiedono di essere inflessibile nel negoziare con Squinzi una squadra e un programma di mandato che tenga conto dei rapporti di forza interni, mai così ravvicinati.
«In una azienda in questi casi si fa un bel patto di sindacato in cui condividere alcune scelte e posizioni (leggi un paio di vice presidenze importanti e la condivisione del Sole24 Ore, ndr). Altrimenti... in assemblea può succedere di tutto...», racconta una fonte interna. Tra i più falchi, si segnalano i veneti.
Da sponda Squinzi non sono mancate le reazioni. Secondo Vincenzo Boccia, presidente Piccola industria, «è evidente che il presidente di Confindustria designato dovrà rappresentare tutti. Non è necessario ribadirlo mediaticamente o, peggio ancora, immaginare movimenti o pseudo-correnti». Per Jacopo Morelli, presidente dei Giovani Imprenditori, «se fosse intenzione creare una corrente in Confindustria sarebbe grave e senza precedenti. Ci accomunerebbe alla peggiore politica».
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