DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Giuseppe Marino per “il Giornale”
luigi di maio pasquale tridico 1
Ci sono i cinque furbetti dell'aiutino, deputati con lungo pelo sullo stomaco e a corto di dignità. E c'è una manovra propagandistica targata Cinque stelle che ha un effetto collaterale: mette a nudo il pasticcio del governo sugli aiuti Covid e la riduzione di un'istituzione come l'Inps ad agenzia di propaganda.
PASQUALE TRIDICO E IL CASINO SUL SITO DELL'INPS
Ieri i leader di tutti i partiti hanno, comprensibilmente, condannato l'avidità dei cinque deputati che, stando alle rivelazioni di Repubblica, hanno chiesto e ottenuto tutto o parte del contributo di solidarietà causa Covid erogato dall'Inps (600 euro per i primi due mesi e mille per il terzo). Trattandosi di deputati che hanno stipendi da sedicimila euro al mese stupore e condanna morale sono legittimi.
Ma se i cinque deputati, come pare, hanno potuto incassare in modo perfettamente legale il sussidio è grazie a una grave falla nella normativa che lo regolamenta. La prima «indennità Covid» da 600 euro rivolta ai lavoratori cosiddetti «parasubordinati», collaboratori e partite Iva, è arrivata con il decreto «Cura Italia» del 17 marzo 2020, che non fissava alcuna condizione per ricevere il denaro: nessun limite di reddito, né di status (come, ad esempio, l'essere o meno titolare di una carica pubblica che dà diritto a un'indennità ricevuta anche durante il lockdown).
PASQUALE TRIDICO - ILLUSTRAZIONE DI EMANUELE FUCECCHI PER TPI
Sarebbero bastate due righe nella norma per evitare abusi. Il governo ha preferito la linea del lockdown prolungato e generalizzato (anche al di là dei consigli degli scienziati, come abbiamo scoperto dai verbali del Cts), accompagnato da una pioggia di piccoli bonus.
La gestione di questa pioggia di denaro è stata affidata all'Inps che ha subito dimostrato la sua inadeguatezza: la cassa integrazione erogata a singhiozzo e dopo mesi di attesa, i dati dei beneficiari dati in pasto a chiunque, i server del sito dell'Inps costati decine e decine di milioni andati in tilt.
Ma c'è di peggio: in più di un'occasione, da quando alla guida dell'Inps c'è Pasquale Tridico, economista sponsorizzato da Luigi Di Maio che lo avrebbe voluto su una poltrona ministeriale, un ente tecnico che gestisce centinaia di miliardi e i dati di milioni di pensionati e assistiti, si è più volte prestato alla macchina di propaganda dei 5 Stelle.
Tridico mentì dicendo di aver pagato la Cigs a tutti gli aventi diritto. Spesso ha diffuso dati sul reddito di cittadinanza presentati in modo «politicamente conveniente» o addirittura palesemente manipolato. Clamoroso il caso della «riduzione della povertà del 60 per cento grazie al reddito di cittadinanza», dato fornito da Tridico e subito ripetuto dal megafono della propaganda grillina, premier Conte incluso.
luigi di maio pasquale tridico
In realtà, svelò l'Istat, la povertà si era ridotta di 0,6 punti e non del 60 per cento. E ora l'ente ha svelato informazioni sulle pratiche di assistenza di cinque privati cittadini. E non per denunciare un illecito (che non c'è, visto che a essere sbagliata è la norma). La rivelazione a mezzo stampa è funzionale esclusivamente alla propaganda populista.
E infatti sono stati i Cinque Stelle i primi a cavalcare la notizia. Alla Camera nessuno ha dubbi: c'è dietro la mano di Di Maio, che ieri era in prima fila nel condannare i cinque furbetti, seguito da tutto lo stato maggiore pentastellato. «Il gesto dei 5 deputati è esecrabile -commenta il deputato azzurro Andrea Cangini- ma più grave dei comportamenti individuali sono le scelte politiche che hanno consentito di spargere denaro pubblico a chissà quanti che non ne avevano bisogno. Lo scopo è evidente: propaganda in vista del referendum per il taglio dei parlamentari».
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