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Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
La sorte sa essere beffarda. Sarà infatti formalmente Umberto Bossi a dire a Flavio Tosi che se non lascerà, e per lettera raccomandata, la Fondazione da lui stesso creata, sarà cancellato dal libro soci della Lega. L’ultimatum sembra la premessa di un’espulsione, l’abiura contro la cacciata? Lo è. L’ironia è nel fatto che proprio lui, il fondatore del Carroccio, è sempre stato un arcinemico del segretario della Liga veneta. Un’ostilità certificata da pubbliche e frequenti dichiarazioni alla fiamma: «Tosi è uno str...».
Però, la sorte confeziona le beffe a modo suo. E nelle ultime settimane, infatti, Bossi ha spiegato che no, Tosi non va espulso. Il presidente a vita della Lega ricorda che il segretario veneto non ha avuto mano leggera con i provvedimenti disciplinari. Ma se il supremo valore è il «tenere la Lega unita», il sindaco di Verona deve restare. Detto questo, Bossi non dispone della maggioranza nell’organismo che oggi procederà contro Tosi. E dunque, al di là delle sue convinzioni, potrebbe ritrovarsi a fare da notaio del provvedimento che chiede a Tosi l’abiura.
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Nel concreto: questo pomeriggio è convocato il comitato disciplinare e di garanzia della Lega. L’organismo metterà nero su bianco il fatto che chiunque sia tesserato alla fondazione «Ricostruiamo il Paese» — ideata e creata dallo stesso Tosi — dovrà rinunciare a tale adesione in modo formale. Altrimenti, appunto, sarà cancellato dagli elenchi leghisti.
Il provvedimento porterà la firma di Bossi: il presidente del comitato è lui. Un ruolo che il fondatore aveva esplicitamente contrattato nel momento durissimo del suo avvicendamento con Roberto Maroni alla guida della Lega. Proprio perché le «ramazze» padane non falcidiassero il movimento e segnatamente i suoi sostenitori più inossidabili. Quella di oggi è la procedura scelta per rendere effettiva la decisione del consiglio federale leghista, che lunedì scorso ha sancito l’incompatibilità tra Lega e «Ricostruiamo il Paese».
Il provvedimento sembra ritagliato a misura di Tosi. Certo, i suoi sostenitori sono noti. Eppure, chi effettivamente abbia in tasca la tessera della fondazione tosiana, non si sa: l’elenco degli iscritti non è pubblico. Lo dice Matteo Toscani, uno dei consiglieri regionali veneti che nei giorni scorsi ha abbandonato il gruppo della Lega per dare vita al gruppo «Impegno veneto». Un gesto che certifica una fedeltà a Tosi sopra ogni sospetto.
Eppure, dice, lui stesso non è socio del sodalizio: «Per via Bellerio sarebbe difficile espellere i leghisti che sono nella fondazione di Tosi». Semplicemente perché nel quartier generale del Carroccio «non hanno i nomi degli iscritti». Tosi «lo è e io non lo sono, ma cosa fanno? Espellono lui e si tengono tutti gli altri? Credo che ci voglia maggiore ragionevolezza».
CALDEROLI TROTA UMBERTO BOSSI TREMONTI
La fondazione che la Lega non vuole più nasce nell’ottobre 2013 ed è la personale scommessa del sindaco di Verona sul tramonto della leadership berlusconiana nel centrodestra. Due mesi più tardi, Tosi stringe un patto con Maroni e Salvini: quest’ultimo sarà segretario federale, lui stesso il candidato della Lega alla guida del nuovo centrodestra. Tosi, che non è mai stato un’indipendentista, comincia a percorrere l’Italia intera. E infatti, «Ricostruiamo il Paese» si diffonde anche al centro e al sud: sono 53 le (ex) province in cui la fondazione è presente. Ma oggi, il sindaco di Verona dovrà scegliere se lasciarle tutte appassire. Difficile che accetti.
UMBERTO BOSSI E ROSY MAURO UMBERTO BOSSI E ROSY MAURO
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