“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
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Marco Zini per lettera43.it - Estratti
elisabetta belloni alfredo mantovano giorgia meloni lorenzo guerini copasir
Sono bastate appena tre settimane per vedere gli effetti tra le fila della nostra intelligence delle dimissioni di Elisabetta Belloni dal Dis, peraltro fresca di nuovo incarico come consigliera diplomatica di Ursula von der Leyen.
E non si tratta di un bel segnale per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, indagata sulla vicenda del rimpatrio del carceriere libico Almasri, e dunque profondamente preoccupata per quanto potrebbe succedere nei prossimi mesi. Perché la querelle fa emergere chiaramente un aspetto, cioè che la guerra nei nostri Servizi è ricominciata.
ELISABETTA BELLONI ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI IN AUDIZIONE AL COPASIR
Si tratta di un pessimo segnale. Perché con le varie anime dell’intelligence in subbuglio non si sa mai quello che può accadere.
(...)
Bisogna sempre ricordare che i servizi segreti sono la camera di compensazione della politica e della diplomazia, non solo internazionale ma anche interna.
Il dipartimento delle informazioni per la sicurezza nazionale (Dis) coordina il nostro spionaggio e controspionaggio (Aisi internamente e Aise all’esterno).
E dal 2019 una diplomatica esperta come Belloni aveva saputo sedare e sopire con estrema capacità i dissidi dentro le due agenzie. Frizioni che si erano generate appunto negli anni di Renzi a Palazzo Chigi, quando l’ex premier aveva alimentato malumori e progetti di vendetta, per questioni di nomine e ingerenze del suo “Richelieu” Marco Carrai (che già all’epoca si era “invaghito” del giovane informatico Andrea Stroppa prima dell’arrivo di Elon Musk), le cui conseguenze si protraggono ancora adesso.
elisabetta belloni alfredo mantovano giorgia meloni lorenzo guerini copasir
I nostri agenti in Libia hanno stretti contatti con Almasri
Basta rileggere i giornali di area renziana durante l’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala per capirlo, con il particolare attivismo di Marco Mancini, ormai ex agente segreto coinvolto nel caso di Abu Omar. Anche adesso stanno uscendo troppe indiscrezioni sui quotidiani.
La vicenda Almasri ne è un esempio. Ma in un Paese serio, dove i servizi segreti funzionano, la vicenda sarebbe stata gestita diversamente. Non è difficile capire che quello del carceriere libico è un classico caso che interessa la sicurezza nazionale. Almasri nella città di Mitiga, a 5 chilometri da Tripoli, vanta rapporti con la nostra intelligence che utilizza il suo aeroporto militare per le operazioni in Libia. I nostri agenti sul campo ci parlano ogni giorno. Anche per questo motivo il Copasir si occuperà del caso.
Gli incroci con Chiocci e la segnalazione su Del Deo
La vicenda però non finisce qui. Ai lettori più attenti non sarà sfuggito il ruolo di Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1 autore di un’intervista a Barbara Berlusconi. La terzogenita del Cav ha dato ragione a Meloni, paragonandola alle vicissitudini patite dal padre Silvio.
Di sicuro è una particolarità, anche perché i rapporti tra i Berlusconi e la premier sono altalenanti. E poi qualcuno sostiene che sia stato proprio Chiocci a portare a Meloni negli scorsi anni Giuseppe Del Deo, il vicedirettore dell’Aisi poi diventato nel 2024 vice proprio di Belloni al Dis. Di sicuro l’arrivo di Del Deo, spostato nemmeno un anno dopo da vice dell’Aisi con Mario Parente, ha avuto qualche effetto anche sulle dimissioni anticipate di Belloni.
La perquisizione a Giambruno e gli accertamenti su Caputi
I più maliziosi avevano collegato lo spostamento di Del Deo al Dis in seguito alla vicenda poco chiara della perquisizione notturna della macchina di Andrea Giambruno, l’ex compagno della premier.
Furono agenti dell’Aisi a farla? O semplici ladruncoli di periferia? Non è mai stato chiarito veramente. Per di più a Palazzo Chigi sono ancora scossi per lo scoop del quotidiano Domani sugli accertamenti dell’Aisi a carico del capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi.
A ricordare e a mettere in relazione le vicende è stato il Corriere della Sera, che ha dato conto del possibile aumento di tensione «tra l’ufficio guidato dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi e il governo». Ma soprattutto è stato fatto notare che gli accertamenti su Caputi sarebbero dovuti rimanere segreti. E invece sono finiti in un fascicolo d’indagine poi spiattellato sulla pubblica piazza. E chi c’è dietro quel fascicolo?
Nel comparto sicurezza sembra possa succedere di tutto
Nel giugno del 2024 fu proprio il procuratore capo di Roma Lo Voi a scrivere al Dis e a Belloni, chiedendo perché ci furono quegli accertamenti.
A rispondere fu Bruno Valensise, direttore dell’Aisi, che spiegò come le verifiche fossero autorizzate per indagare sul conto di alcuni soggetti che gravitavano intorno a Palazzo Chigi per interessi personali.
GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE
È sempre stato Domani, il quotidiano di Carlo di De Benedetti diretto da un altro grande esperto di Servizi come Emiliano Fittipaldi, a chiarire che dietro quegli accertamenti su Caputi ci sarebbe stato proprio l’interesse di Del Deo ai tempi dell’Aisi, che – su richiesta di Mario Parente, a quel tempo alla guida dell’Agenzia – si sarebbe attivato per raccogliere informazioni sul legame familiare tra la moglie del capo di gabinetto e un soggetto sotto osservazione dell’intelligence. Incroci e notizie che non fanno bene all’immagine dell’Italia. Ma che soprattutto fanno vacillare il governo. Non certo per una banale iscrizione al registro degli indagati, ma perché nel comparto sicurezza può succedere di tutto.
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