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Amedeo La Mattina per "La Stampa"
Da oggi non ci saranno più le larghe intese, almeno come le abbiamo conosciute fino a oggi. Alla maggioranza rimarrà legato il Nuovo Centrodestra di Alfano, destinato a subire gli attacchi crescenti di Forza Italia che mollerà gli ormeggi e passerà all'opposizione, votando contro la fiducia alla legge di stabilità . La decisione verrà presa formalmente in una riunione dei parlamentari, ma il dado è tratto.
Le parole del capogruppo Brunetta sono inequivocabili. «Finalmente è arrivato l'emendamento sull'Imu: l'ennesimo imbroglio del governo Letta-Alfano. Stesse aliquote, solo qualche ritocchino tecnico, una finta eliminazione dell'Imu sulla prima casa: una stangata da 10 miliardi si abbatterà su 25,8 milioni di contribuenti italiani. Una patrimoniale bella e buona».
Sarà un'opposizione dura. Berlusconi avrebbe voluto che la rottura si consumasse sul voto di decadenza previsto per domani (non ci saranno slittamenti). Il premier Letta invece chiede di chiudere entro oggi con un voto di fiducia che abbia la duplice valenza di approvare le misure economiche e definire una volta per tutte i confini della maggioranza. Confini più stretti ma chiari.
Proprio quello che il premier non riuscì a realizzare il 2 ottobre quando il Cavaliere, con un'improvvisa inversione a U, fece votare la fiducia al governo. Era chiaro che la corda si sarebbe spezzata con l'approssimarsi del giorno del giudizio, cioè la decadenza. E a moderare i toni non servirà la nomina di Paolo Romani alla presidenza dei senatori.
Falchi e lealisti avrebbero voluto su quella poltrona Annamaria Bernini e non il dialogante Romani, che è stato uno dei mediatori impegnato a evitare la scissione. La Bernini si è sottratta al pressing di Fitto e Nitto Palma per evitare la conta e la spaccatura del gruppo. Sapeva pure che alla fine anche Berlusconi aveva dato il via libera a Romani, che gode anche del sostegno degli ambienti che contano in Mediaset.
Alla fine la soluzione è stata Romani capogruppo, Bernini vice vicario, per acclamazione, senza un voto che avrebbe fatto emergere le fazioni che ancora sono in lotta dentro Fi. Fitto sconfitto alla prima prova di leadership nel partito. Ora dovranno essere Romani e Bernini a gestire un'opposizione dura a Palazzo Madama.
Opposizione da campagna elettorale. Berlusconi è convinto che si andrà al voto nella primavera del 2014. à questa la novità emersa dal suo discorso di ieri ai senatori di Forza Italia. Il Cavaliere sa di non avere i numeri per far cadere il governo, ma è sicuro che il «lavoro sporco» lo farà Matteo Renzi.
Sarà il futuro segretario del Pd a tagliare il ramo dove sono seduti Letta e Alfano. Ecco, quindi, che Forza Italia si prepara a sferrare il suo attacco al governo, all'euro, all'Europa dei burocrati e alla Germania della Merkel. Un crescendo contro la legge di stabilità che non crea sviluppo, non taglia le spese e aumenta le tasse sulla casa. Un crescendo contro la magistratura, il «colpo di Stato» e il presidente Napolitano.
Berlusconi è molto infastidito dai giudizi di Alfano su Forza Italia in mano ai falchi, come se gli estremisti lo avessero plagiato, soggiogato. «Io ascolto tutti e poi decido in piena autonomia», osserva l'ex premier. Il quale non sembra così afflitto dagli addii delle colombe. «Almeno non li vedo in tv a parlare a nome nostro».
alfano berlusconi adn x
ALFANO E BERLUSCONI
RENATO BRUNETTA LITIGA CON PAOLO ROMANI
RENATO BRUNETTA PAOLO ROMANI
Raffaele Fitto
Cicchitto e Nitto Palma
alfano napolitano
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