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Rodolfo Sala per "la Repubblica"
Aperti in pompa magna il 23 luglio dello scorso anno, con gli allora ministri Bossi, Calderoli, Tremonti e Brambilla, chiudono definitivamente i battenti gli uffici ministeriali decentrati che avevano sede nella Villa Reale di Monza. La decisione era nell´aria, ma ieri è stata ufficialmente comunicata dal ministro Piero Giarda, come risposta a un´interrogazione presentata dall´Italia dei valori.
Non solo il 9 febbraio il nuovo governo ha rinunciato a opporsi al decreto con cui il Tribunale di Roma aveva accolto un ricorso dei sindacati (condannando l´esecutivo Berlusconi per comportamento sindacale); ma, come ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, «le sedi periferiche di rappresentanza a Monza non sono più operative dal giorno dell´insediamento di questo governo, che ha provveduto a far cessare l´attività ». Di più: «Nessuna unità di ruolo di comando o comandata ha mai preso servizio presso queste sedi»
Basta, chiuso, finito. Non è che nelle tre stanzette ricavate nella Villa Reale per accontentate Bossi si respirasse, da luglio a novembre, un´aria di grande operatività . Ci andava con cadenza quasi regolare, di solito il lunedì, solo Roberto Calderoli, mentre sono state meno che sporadiche le presenze del Senatùr. Poi c´erano stati prima il ricorso dei sindacati, che ritenevano illegittimo l´eventuale trasferimento di dipendenti da Roma a Monza, quindi la sentenza del Tar impugnata dal vecchio governo. Quello nuovo, appena insediato, si era trovato tra capo e collo questa impugnazione, alla quale ha rinunciato una settimana fa.
La reazione di Calderoli è furibonda, e di sicuro va ben oltre quel che nella Lega si è sempre detto a proposito dei "ministeri del Nord": qualcosa di puramente simbolico e per la quale non vale la pena di scaldarsi troppo. E invece l´ex ministro alla Semplificazione spara a palle incatenate: «Questo governo - tuona il coordinatore delle segreterie della Lega - prende a schiaffi il Nord, privandolo di quella minima rappresentatività derivante dai ministeri decentrati a Monza; è l´ultima goccia che il popolo del Nord ha dovuto subire, d´ora n poi sarà guerra senza quartiere».
Il bersaglio, in particolare, è il premier: «Non c´era altro da aspettarsi da un presidente come Mario Monti, nato in provincia di Varese e residente a Milano, che a precisa domanda della stampa dichiara di abitare a Roma e a Bruxelles, rinnegando pubblicamente le proprie origini».
E così, con in un batter d´ali, si spengono gli applausi che dal Carroccio erano arrivati al presidente del Consiglio dopo la sua decisione di bloccare la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Anche se gli strali di Calderoli, è il tam tam che corre tra i leghisti, suonano più che altro come un atto dovuto. Significativo il silenzio di Roberto Maroni, ministro leghista che a Monza non si è mai fatto vedere.
«Finalmente - commenta Roberto Scannagatti, candidato sindaco del Pd a Monza - un atto di buon senso del governo ha posto fine a una sceneggiata grottesca». Scannagatti chiede ai ministri Profumo e Ornaghi di «assegnare rapidamente le sale della Cavallerizza, comunque ristrutturate e agibili, agli studenti dell´Istituto d´Arte a cui mancano ancora quattro aule e un laboratorio». Il 23 luglio quei ragazzi erano lì, davanti alla Villa Reale, a protestare.
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