DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
In Italia nessun governatore potrà acquistare vaccini dal mercato parallelo. Se lo facesse, infatti, dovrebbe poi spiegare alla magistratura contabile (e non solo) cosa ha comprato. E soprattutto perché lo ha fatto a un prezzo superiore rispetto a quello stabilito tra il nostro governo (per il tramite del Commissario straordinario) e la Commissione europea. Partono anche da questa considerazione - per poi arrivare in tutto il mondo, dal Brasile ai Balcani - le indagini che in questi giorni tre procure hanno aperto sugli intermediari, veri o fasulli, che offrono vaccini alle Regioni e alla struttura commissariale.
Una delle inchiesta è stata istruita a Roma proprio sulla base della segnalazione di Arcuri che ha ricevuto tre mail da parte di presunti broker farmaceutici. «Gentile commissario - si legge in una di queste - le scriviamo per offrirle la disponibilità di ingenti dosi di vaccino». Nella missiva si fa espressamente riferimento ad AstraZeneca anche se le persone in questione si presentano non come fornitori, ma come intermediari. Costi e tempi non sono indicati. Ma si chiede, nel caso ci sia l'interesse, di firmare una lettera di intenti.
Il tipo di offerte visionata da Arcuri non è così differente da quella che è arrivata in queste settimane ad alcune Regioni: al Veneto, all'Emilia Romagna, alla Puglia. Probabilmente anche altrove. I carabinieri del Nucleo antisofisticazione stanno effettuando approfondimenti. Si sono fatti una prima idea di cosa sta accadendo. Ci sono due filoni e corrono paralleli. Da una parte, i millantatori: non hanno a disposizione i vaccini, né sanno dove prenderli, ma provano lo stesso a truffare le pubbliche amministrazioni. Le uniche che, in teoria, potrebbero accettare l'acquisto di dosi di vaccino, visto che i colossi produttori hanno escluso la vendita ai privati.
Per questo vengono bollati come "fake" o poco più, i tentativi di smercio a prezzi altissimi sul deep web. Proprio ieri il Nas ha oscurato tre pagine web che offrivano "vaccini anti Covid". È possibile però che una sorta di mercato nero più ridotto, locale, si sia aperto in ambito ospedaliero. Qualche evidenza investigativa è stata trovata a Roma: con le siringhe di alta precisione è infatti possibile tirare fuori dalle fiale qualche goccia in più oltre alla sesta dose, in modo da ricavarne alcune extra. Ma torniamo ai broker. Il secondo filone riguarda gli intermediari che lavorano per multinazionali e per stati esteri extra Ue. È stata individuato, per esempio, un italiano che fa affari con il Brasile e che si propone come promotore di AstraZeneca.
Ha offerto un numero importante di dosi al mercato italiano. È la stessa offerta arrivata al governatore del Veneto, Luca Zaia. Che, per valutarla, ha interpellato l'Agenzia italiana del farmaco e il commissario Arcuri. Non solo. Per tutelare la Regione, il 12 febbraio ha inviato una segnalazione ai carabinieri del Nas. Che ieri hanno bussato alla porta del direttore generale della sanità del Veneto, Luciano Flor, per acquisire la documentazione. A mandarli è stata la procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone che ha aperto un fascicolo dopo un episodio avvenuto presso la sede della Regione Umbria. Il 28 gennaio scorso un commercialista messinese di 40 anni si è presentato ad alcuni funzionari, sostenendo di poter portare in Italia «grossi quantitativi di vaccino AstraZeneca».
I carabinieri hanno perquisito la sua abitazione a Messina per capire a che gioco stesse giocando: era una truffa o aveva davvero le disponibilità delle dosi? L'uomo è incensurato ma a casa sua non sono stati trovati contatti o documenti riferibili all'azienda anglo- svedese. Durante le prime fasi della pandemia aveva provato a vendere anche mascherine. AstraZeneca ha smentito che fosse un suo intermediario. Al momento è indagato per tentata truffa.
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