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Giovanni Orsina per “la Stampa”
BERLUSCONI VS RENZI BY GIANNELLI
Anno 2036. Proprio il giorno del suo centesimo compleanno, esce una biografia politica di Berlusconi. Bene: quale sarà, in quella biografia, il fulcro dei capitoli dedicati al secondo decennio del ventunesimo secolo? Saranno il bunga bunga, il collasso del governo nel 2011, i processi, la condanna, le vecchiette di Cesano Boscone? O saranno la riforma elettorale, il superamento del bicameralismo, la costruzione di un bipolarismo finalmente civile e funzionale?
Alzi la mano chi, se fosse Berlusconi, sceglierebbe la prima opzione.
La presenza del leader di Forza Italia alla cerimonia di insediamento del nuovo Capo dello Stato ha dato ieri un contributo piccolo ma non irrilevante all’approssimarsi della seconda opzione. E il desiderio psicologico prima ancora che politico di perseguirla, questa seconda opzione, fa sì che il patto del Nazareno, dopo aver vacillato per qualche giorno, sembri ora avviato verso la risurrezione.
Al di là della psicologia, a ogni modo, pesa anche la politica. Proviamo a spingerci, invece che al lontano 2036, alle prossime elezioni. Immaginiamo un sistema elettorale che obblighi tutta la destra a confluire in un’unica lista. Immaginiamo poi che Berlusconi abbia riscritto le regole del gioco insieme a Renzi, trovandosene così rilegittimato.
E immaginiamo infine che le vicende giudiziarie gli consentano di spendersi in politica, anche se magari non pienamente. Chi potrebbe davvero escludere che a federare il centrodestra contro il giovane leader del Partito democratico non sia proprio l’ottantenne Cavaliere?
renzi con la bandana in testa come berlusconi
Nessuno in verità potrebbe escluderlo del tutto. Men che meno sembra escluderlo lo stesso Berlusconi. A guardare al futuro da questo febbraio del 2015, certo, l’ipotesi appare alquanto improbabile. Allo stato attuale uno schieramento guidato dal fondatore di Forza Italia non avrebbe la minima chance elettorale contro Renzi, e i tanti aspiranti leader della destra non accetterebbero mai di rimettersi sotto la tutela di un ottantenne - tanto meno se la sconfitta fosse assicurata.
E tuttavia anche semplicemente presentare questa ipotesi come possibile, benché improbabile, serve a collocare nella giusta prospettiva quel che sta accadendo in questi mesi alla destra italiana, e che l’elezione del nuovo Capo dello Stato ha messo una volta di più in evidenza: per uno schieramento nato e vissuto grazie a Berlusconi, superare il berlusconismo non potrà che essere un processo di portata a suo modo storica - lento, faticoso, devastante.
Un processo che sarebbe vano tentare di pianificare a tavolino, perché la sua evoluzione dipenderà dalle contingenze e dai rapporti di forza che verranno di volta in volta a crearsi. E un processo che non è affatto garantito produca infine uno schieramento robusto, vitale e in grado di nutrire ambizioni maggioritarie - ma che, per paradosso, potrà trovare il suo principale punto d’appoggio proprio in Renzi e, se riuscirà a portarle a termine, nelle sue riforme maggioritarie (in questo Berlusconi ha ragione da vendere).
Una volta che si sia detto di Berlusconi e delle sue strategie, si potrebbe continuare a ragionare delle fronde che trova nel suo stesso partito, alimentate da chi non intende sacrificare le prospettive politiche immediate alla riabilitazione del leader; del Nuovo centro destra e delle sue enormi difficoltà - un conto è «appoggiarsi» a Renzi, un conto è governarci insieme come partner minoritario e subordinato -; della Lega e della sua crescita, che potrebbe farne una forza elettorale quale mai è stata prima, ma pure condannarla all’opposizione e alla sterilità permanenti. Come ho detto sopra, però, tutte queste situazioni evolveranno secondo le circostanze e i rapporti di forza, e sarebbe vano oggi tentare di riprodurle «in vitro».
RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL
Quel che le varie destre dovranno invece recuperare in fretta, qualsiasi cosa accada nel regno della «politica politicante», è la capacità di dire qualcosa al Paese. Renzi, a ben vedere, non si è dovuto dotare d’un programma. Renzi sta semplicemente attingendo a piene mani alla cisterna enorme nella quale, per trent’anni, si sono riversate tutte le riforme che si continuava a sostenere fossero assolutamente necessarie, e che però non venivano mai fatte.
La cisterna è davvero molto grande, e Renzi ha appena cominciato a sfiorarne la superficie. Il semplice fatto che lo stia facendo, però, sfida le destre a presentare un’alternativa che non sia meramente «topografica» («lui sta a sinistra, noi a destra»), ma di programma e di contenuti.
Che cos’è rimasto sul fondo della cisterna? E che cosa ci sarà da fare, una volta che la cisterna sarà stata svuotata - se mai lo sarà? A presentare un’alternativa con una certa efficacia anche comunicativa, finora, è soprattutto se non soltanto la Lega. Come ho già accennato, però, quello leghista non è un programma col quale, a meno di catastrofi, si possa arrivare a governar l’Italia - al più, si può contribuire a tenere Renzi al governo per vent’anni. Se la si guarda da destra, la strada verso un bipolarismo ben temperato appare ancora molto lunga.
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