DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
silvio berlusconi fotografato da bruno vespa
La ferita brucia ancora, l’incandidabilità non gli dà pace. «Cambiare la legge Severino – giura Silvio Berlusconi - faceva parte del patto del Nazareno. Renzi ha mancato di rispetto alla parola data. Doveva ridarmi l’agibilità politica, ma non l’ha fatto». Mai così in basso nei sondaggi, il leader di Forza Italia prova a risollevarsi tornando a occupare la poltroncina di Porta a Porta. Addirittura rilancia, rivelando presunti accordi top secret con il capo del governo. A sera, però, proprio il presidente del Consiglio bolla come una bufala la versione di Silvio: «Forse si tratta di una delle sue barzellette, ma non fa ridere. Non ho mai promesso a Berlusconi una modifica della norma, probabilmente si confonde con l’altro Matteo...».
La vicenda parte da lontano. Dall’intesa siglata fra i due leader nella sede del Partito democratico, nel gennaio 2014. Secondo Berlusconi, una delle clausole del patto prevedeva un ritocco della norma che esclude l’ex Cavaliere dalle cariche elettive, dopo la condanna per evasione fiscale.
silvio berlusconi fotografato da bruno vespa
Nulla di vero, ribatte il vicesegretario Lorenzo Guerini, uno dei partecipanti a quegli incontri: «Nessun Nazareno prevedeva modifiche alla Severino, il tentativo di intorbidare le acque è smaccato e puerile». Lo scontro si accende. E Renato Brunetta insiste: «Guerini non ricorda la storia del Nazareno. Non ricorda le 17 volte in cui Renzi venne meno al Patto». Per chiudere il caso interviene anche Luca Lotti, braccio destro di Renzi: «Ma Brunetta di che parla? Se vuole, visto che non era presente alle riunioni, glielo racconto io cosa diceva Berlusconi di lui...».
Con Palazzo Chigi il feeling è ai minimi storici. E proprio un lapsus di Berlusconi tradisce immediatamente il rapporto irrisolto con il premier: «Nella nuova coalizione siamo in tre. La grinta la porta Matteo Renzi...». Lo confonde con Salvini, insomma. Ma proprio a Renzi invidia quantomeno l’anagrafe: «Non è un uomo di sinistra. Il Pd è guidato da un vecchio Dc, seppur di giovane di età».
I veri problemi, però, sono in casa. Lo scettro del centrodestra è ormai lontano da Arcore. E a Bologna il palco gli ha riservato contestazioni padane, che lui nega: «Non ci sono stati fischi». Ora è il momento di tornare in tv, comunque. Sul futuro del centrodestra, invece, si vedrà: «Con il tempo troveremo il nuovo leader, verrà fuori da solo». Quasi una frenata su Salvini, insomma: «Ha il merito di aver portato la Lega dal 4% al 14%. Faremo un accordo di governo». Un’intesa che non significa staffetta: «Ho paura dei nomi che non hanno fatto solo politica ». Uno che di certo si è occupato d’altro è Diego Della Valle. «Ho parlato con lui. Ci siamo dati appuntamento per un incontro. Non vuole fare un nuovo soggetto politico – assicura - e non ha intenzione di diventare un protagonista della politica».
L’obiettivo dei prossimi mesi è tornare a galleggiare, nonostante sondaggi infausti. E siccome la reclamata “agibilità” sembra una chimera, l’ex Cavaliere prova a ripartire dal piccolo schermo: «Faremo opposizione, anche se voteremo per l’abolizione della tassa sulla prima casa. Non volevo tornare in tv prima della corte di Strasburgo, ma non posso aspettare e quindi torno in campo».
E se per le amministrative di Roma è ancora «prematuro » scegliere tra Alfio Marchini e Giorgia Meloni, per il voto politico la speranza si mescola a messaggi un po’ contraddittori: «Possiamo puntare al 51% degli italiani. Con questa legge elettorale al ballottaggio vanno il Pd e i grillini». La novità, per adesso, è solo la fine del ritiro forzato dalla tv. Che Berlusconi celebra picchiando duro anche sul Quirinale: «Mattarella non l’ho incontrato, quindi non posso dare dei giudizi. Ma finora non ha dato segni incisivi».
Gli ultimi mesi hanno frantumato FI. Per invertire il trend, il leader si dice pronto a favorire l’eventuale controesodo. A partire da Gaetano Quagliariello, in rotta con Ncd: «È il benvenuto». Non lo sarebbe invece Alfano: «Lui e Lorenzin resteranno nella sinistra ». A telecamere spente resta soprattutto la “rivelazione” sulla legge Severino, smentita dal premier. E una battuta, l’ennesima: «Ho una copia della Bocca della verità. La mano dentro non ce l’ho messa, ma non ho mai pronunciato una bugia. Ho sempre detto agli italiani la verità...».
Claudio Scajola e Paola Severino
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