DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luigi Bisignani per Il Tempo
‘Il passato prima o poi torna’. La fine irreversibile del PD dopo queste elezioni ricorda l’inizio degli anni 90 e il crollo di partiti storici come DC e PSI. Molte infatti sono le analogie.
Innanzitutto si veniva anche allora da un referendum costituzionale: ieri Segni, oggi Renzi. Poi c’era un gruppo di giudici coraggiosi, che non ebbe però la forza di abbattere completamente il sistema, condizionati com’erano dalla sponda della sinistra più giustizialista, come oggi c’è un partito che ne incarna i metodi, con un leader, Grillo, che auspica la galera per tutti facendo propria la voce di un magistrato, Davigo, da trent’anni sulla breccia, convinto che non esistono innocenti ma solo colpevoli da stanare. E contano perfino su un papiello, Il Fatto, gioia e delizia dei forcaioli.
Allora c’era un imprenditore, Silvio Berlusconi, che con le sue tv davanti al Palazzo di Giustizia di Milano cavalcava le inchieste, salvo poi esserne sopraffatto. Adesso abbiamo un editore di grido, Urbano Cairo, incerto se entrare in politica o no, il quale ha messo un canale al servizio dei grillini ed ha piegato il suo Corriere della Sera su posizioni sempre più spesso populiste.
E ancora, nel 90 la protesta si sviluppò attraverso i giornali, con fughe ‘continue’ di notizie. Oggi viaggia invece sui social, con un sapiente uso di fake news. Ora come allora tutto è volto a distruggere, con partiti ad immagine dei loro leader di passaggio, ultimo quello di Renzi, mentre si assiste al declino di Forza Italia e di Berlusconi.
Riusciranno i nuovi protagonisti del momento, Salvini e soprattutto Di Maio, a far tesoro del passato ed iniziare a governare formando una nuova classe politica e facendo interloquire i vari poteri dello Stato? Se continua questo balletto infinito di chiacchiere il rischio è che i mercati davvero impazziscano e Bruxelles sia costretta a mandarci la troika.
Oppure ancora una volta dobbiamo aspettarci il coniglio dal cilindro del Capo dello Stato, ieri Mario Monti oggi magari Raffaele Cantone, un altro “cucciolo” proiettato verso le Istituzioni dalla nidiata di VeDrò, il think tank di Enrico Letta. La nemesi così si concluderebbe.
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