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Paolo Griseri per la Repubblica
CARLO CALENDA PIER CARLO PADOAN
Di prima mattina il ministro Carlo Calenda annuncia su twitter: «I finanziamenti a IsiameD restano fermi», in attesa che l' Ue «verifichi la compatibilità con il regime di aiuti di Stato». Un giro di parole per dire che i 3 milioni generosamente concessi dalle legge di bilancio alla società del centrista Gian Guido Folloni dagli amici verdiniani sono definitivamente sfumati in quella che diventerà l' ultima polemica della diciassettesima legislatura. Polemica scoppiata, per la verità, con un mese di ritardo.
È del 28 novembre infatti la prima approvazione del finanziamento dello scandalo al Senato. I tre milioni (uno all' anno fino al 2020) sono stati concessi perché l' IsiameD, Istituto per le relazioni internazionali, «promuova il modello digitale italiano». L' interesse digitale dell' istituto è piuttosto recente. In una conferenza stampa del 29 giugno a Milano IsiameD ha presentato la sua nuova vocazione e i primi partner dell' iniziativa, tra i quali l' agenzia Ansa e il gigante delle tlc cinesi Zte.
Il 21 dicembre scorso è l' agenzia di stampa Agi a sollevare la polemica: «Nel giorno in cui nella legge di bilancio sparisce l' emendamento che doveva istituire l' albo dei dirigenti per la trasformazione digitale e un fondo da 50 milioni per incentivarne l' assunzione, compare un comma che prevede un contributo di 3 milioni a favore di una società privata chiamata a "promuovere il modello digitale italiano"».
Segue polemica. Il senatore Pd Stefano Esposito parla esplicitamente di «marchetta» per tenere buoni i verdiniani, decisivi nel voto sul bilancio. Ora Calenda ha stoppato l' erogazione. «In realtà - considerava ieri Magda Zanoni, relatrice in Commissione - il contestato emendamento è stato votato alle tre di notte ed è stato approvato dal viceministro Morando. Semmai il problema è che nella commissione finiscono provvedimenti strategici come il congelamento dell' Iva, insieme a provvedimenti di minore portata».
Zanoni non aggiunge altro ma è chiaro che più le maggioranze sono precarie più è probabile l' assalto alla diligenza di fine legislatura. Il vecchio sistema di Ghino di Tacco, che aveva trovato una posizione strategica e imponeva gabelle a destra e a manca, valeva nella prima Repubblica ma vale anche nella seconda. «La soluzione sarebbe stata quella di adottare un sistema maggioritario che consolidi la base parlamentare dei governi», diceva ieri Esposito. Ma siccome siamo rimasti nel proporzionale, rimarranno diligenze, indiani e assalitori delle leggi di bilancio.
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