COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
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Francesco Grignetti per "la Stampa"
In Libia si è a un momento di svolta con il nuovo governo di unità nazionale.
A dicembre si dovrebbero tenere libere elezioni. Ma la situazione resta in bilico e ne sono consapevoli al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il segretario generale Antonio Guterres e diversi membri del Consiglio - tra cui Gran Bretagna, Messico, Kenya, Niger e Francia - hanno ripetuto ieri la richiesta di un ritiro completo e irreversibile di truppe regolari e di mercenari, compresi quelli della società russa Wagner.
L' Italia osserva gli eventi con attenzione particolare. Il governo Draghi ha deciso infatti di entrare in partita sul serio. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dopo essere stato il primo a visitare Tripoli nei giorni scorsi, tornerà in Libia oggi assieme ai colleghi francese e tedesco affinché sia chiaro che gli europei parlano con una voce sola.
«L' Unione Europea - dice Di Maio - è pronta a collaborare con le istituzioni libiche, a lavorare agli obiettivi comuni che sono quelli della rinascita economica, della ripartenza delle attività e la tutela delle condizioni sociali dei cittadini libici». E poi c' è l' incubo dei flussi migratori che potrebbero esplodere verso l' estate.
Perché sia evidente l' investimento italiano, nella prima settimana di aprile, lo stesso Mario Draghi andrà in Libia per incontrare il nuovo premier. Già dai toni usati in Parlamento per presentare la sua missione, si coglie un impegno volitivo.
La linea è di pieno sostegno al governo di unità nazionale, «con l' obiettivo - dice Draghi - di arrivare alle elezioni all' inizio di dicembre. È, nel frattempo, necessario che il cessate il fuoco venga rispettato e sembra vi siano sviluppi incoraggianti su questo fronte, nel senso che varie componenti, mercenari e non, cominciano a lasciare il Paese».
In verità questo ritiro è vagheggiato dai libici per primi, dai Paesi confinanti, dagli europei, e anche dall' Amministrazione Biden, ma ancora tarda: le truppe turche, i mercenari siriani, e dall' altra parte i russi della società Wagner, e i tanti subsahariani che militano al fianco di Haftar (ieri è stato ucciso in un agguato uno dei suoi comandanti, Mahmoud al-Werfalli, ricercato dalla Corte Penale Internazionale dell' Aja perché accusato di decine di esecuzioni sommarie), sono ancora tutti lì. Draghi ne avrà parlato al telefono due giorni fa direttamente con Erdogan.
E proprio di Erdogan ieri ha parlato: «La Turchia negli ultimi mesi, e forse anni, non ha perso occasione di essere presente in tutti i punti in cui poteva iniziare guerre e di assumere il ruolo di difensore dei sunniti del mondo islamico. Questo è stato un atteggiamento che ha creato innumerevoli punti di conflitto».
La Turchia però ha raffreddato la tensione con Grecia e Cipro. Secondo il premier, va «apprezzata» per l' assistenza ai profughi siriani. Infine, è cruciale per la tenuta della tregua. E perciò «nel Mediterraneo orientale la Ue dovrà rinegoziare l' accordo sui migranti». L' Italia a sua volta, «simmetricamente», chiede alla Ue analogo sostegno politico ed economico per il Mediterraneo occidentale.
UN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA
Anche in politica estera, insomma, la parola d' ordine di Draghi è: pragmatismo. «È abbastanza chiaro - ha rimarcato - che l' Italia difende in Libia, nel Mediterraneo orientale, ma un po' dovunque, i propri interessi nazionali e la cooperazione internazionale nel campo della sicurezza con i suoi partner strategici.
Se vi fossero interessi contrapposti, l' Italia non dovrebbe avere alcun dubbio: deve difendere i propri interessi nazionali».
Per essere definitivamente chiaro, rispondendo a Pier Ferdinando Casini che citava le ambiguità francesi, Draghi ha scandito: «L' Italia non deve nemmeno avere timori reverenziali verso nessun partner, qualunque esso sia. D' altronde, mi pare, nel corso della mia vita, di aver sempre dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell' Europa e della Nazione».
abdul hamid mohammed dbeibahSOLDATI IN LIBIA mario draghi luigi di maio erdogan 2MANIFESTAZIONE IN LIBIASCONTRI IN LIBIASOLDATI IN LIBIA DRONE ITALIANO ABBATTUTO IN LIBIAattacco al collegio militare di tripoli
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