DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Carlo Bertini per "La Stampa"
C'è Carlo Calenda che liquida Matteo Renzi così: «Il suo progetto di centro "fritto misto" mi fa orrore, non me né può fregare di meno di fare un partito con lui». C'è Enrico Letta che tace amareggiato dopo aver sentito gli attacchi al Pd «vigliacco».
Attacchi che ormai certificano un deterioramento dei rapporti tale da escludere alleanze future. Anche a prescindere dal Quirinale, che può fare da detonatore finale. Per questo i colonnelli del segretario, dopo che Renzi ha rimarcato che i suoi voti saranno decisivi nel rodeo del Colle, gli recapitano questo ultimatum: «Se fa un patto sul presidente della Repubblica con la destra di Salvini e Meloni, con noi ha chiuso».
matteo renzi alla leopolda 2021 4
Ovvero, niente più alleanze in un'ottica elettorale, specie se come dice Renzi si voterà a giugno, porte chiuse nel «campo largo» che vorrebbe veder nascere il leader del Pd. Un campo che si restringe ogni giorno, a guardare la rissa strisciante tra Pd e 5stelle.
Raccontano in Senato che la scorsa settimana, la nuova capogruppo 5s, Mariolina Castellone, non solo abbia sconfessato l'accordo sui relatori della manovra siglato dal suo predecessore, ma abbia pure protestato con il presidente della commissione politiche Ue, Dario Stefàno, perché il relatore scelto dal Pd in quella cruciale commissione è Andrea Marcucci, «nostro nemico dichiarato».
MATTEO RENZI ENRICO LETTA MEME
Per non dire del gelo con cui Conte ha salutato giorni fa la proposta di Letta di un accordo tra leader sulla manovra; o della ferita delle nomine Rai, che ha esasperato i rapporti con Draghi, ma anche con i dem. Ecco dunque che le intemerate di Renzi sui giudici non aiutano Letta a costruire alleanze larghe: la linea del partito in questa fase è «stare fermi», sono gli altri ad agitarsi.
Ma sotto sotto i big dem si muovono: i loro emissari hanno stilato una lista dei parlamentari di Italia Viva che direbbero no se Renzi gli imponesse di votare un candidato al Colle sgradito alla sinistra.
«Quando ordinerà di votare uno di destra, perderà dei pezzi, a cominciare da Gennaro Migliore che viene da Sel e con lui molti altri, li possiamo elencare uno per uno». Vera o meno che sia, questa lista restituisce il clima da caccia alle streghe. E fa capire quanto impervia sia la salita che attende il segretario del Pd, prima e dopo il voto per il Colle.
Non c'è solo la voglia della sinistra dem di dare le carte e riportare a casa Bersani e D'Alema, ma pure le mosse dei riformisti ex renziani, con Guerini che rivendica l'autonomia dai grillini e con una nuova corrente, "Comunità democratica", battezzata da Graziano Delrio e Debora Serracchiani, che guarda allo zoccolo duro dei sindaci sempre più potenti.
Nessuno è ostile alla costruzione del «campo largo», ma nessuno sa ben dire come farlo. «Se Renzi - dicono i dem - mette veti con quei toni e ci insulta, urlando vigliacchi a noi e poi va a schiantarsi votando il nuovo presidente con la destra, non si va lontano. Il campo largo lo faremo con Calenda, Bonino e con le Agorà che finora hanno contato 50 mila partecipanti. Italia Viva è fuori».
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