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Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
Vicenda Rai sempre complicata e affatto risolta, almeno per ora. Martedì 26 giugno, stando alle indicazioni del presidente Sergio Zavoli, si dovrebbe votare per i sette membri di competenza della commissione di Vigilanza da lui presieduta. Ma ieri la Lega ha ufficializzato la sua posizione.
La «triumvira» Manuela del Lago e il responsabile della Comunicazione del Carroccio, Davide Caparini, hanno voluto sgombrare il campo da qualsiasi ipotesi di accordo con il Pdl: la Lega non voterà un proprio membro «ci tireremo fuori dalla votazione, alla prima seduta utile voteremo scheda bianca». Contestualmente i due esponenti leghisti hanno anche presentato un disegno di legge per l'immediata privatizzazione della Rai, addirittura entro il 31 dicembre 2012.
Altra incognita. Secondo molte indiscrezioni, nella riunione di lunedì sera Silvio Berlusconi non avrebbe escluso l'ipotesi di non far presentare martedì 26 i membri del Pdl in Vigilanza per prendere altro tempo in attesa di chiarimenti politici più generali. Intanto si delineano le candidature del centrodestra: sicura la riconferma di Antonio Verro, sempre più solida l'ipotesi Antonio Pilati ma emergono anche le ipotesi Enrico Pazzali, attuale amministratore delegato della Fiera di Milano, e Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti.
La prospettiva del rinvio viene caldeggiata molto anche da Marco Beltrandi, radicale eletto nel Pd, da anni fautore (in solitaria, fino a due mesi fa) del sistema delle candidature pubbliche e trasparenti con curriculum consegnati alla Vigilanza. Ora che i curriculum sono arrivati (300), su indicazione di Zavoli, chiede tempo per esaminarli e per audizioni pubbliche. Beltrandi, in questo senso, ha depositato una richiesta di modifica del regolamento della Vigilanza. E lo stesso di Pietro, Idv, chiede: «I nomi e i curriculum dei candidati al Cda della Rai devono essere messi su internet e comunque resi pubblici».
La scheda bianca della Lega e il non voto dell'Italia dei Valori (fino a ieri sera l'orientamento del partito di Antonio Di Pietro era quello di non entrare in aula) mette apertamente in discussione, sul filo della singola scheda, la futura composizione del nuovo Consiglio, scardinando ogni certezza. Soprattutto ogni futura maggioranza.
Numeri alla mano per ora è impossibile prevedere con sicurezza (anche per gli stessi commissari esperti nei calcoli numerici) se il consigliere ex Lega andrà a irrobustire la presenza del Pdl (che passerebbe così da tre a quattro consiglieri) o se, al contrario, sarà il Pd a ottenere il terzo consigliere rispetto ai due del Consiglio uscente. Tutto dipende dalla posizione dell'Idv (davvero si asterrà o poi voterà scheda bianca?), dalle «anime» del Terzo Polo, dei «Responsabili».
Nel caso Pdl, le candidature sono quelle già dette. Se invece il Pd dovesse ritrovarsi con un seggio in più, oltre a Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi (indicati dalla «Società civile») potrebbero rientrare in gioco sia Renato Parascandolo, ex direttore di Rai Educational, sostenuto da intellettuali come Dario Fo e Stefano Rodotà , sia Sergio Silva, indicato dai produttori tv e dall'Anica. Sicuro il consigliere Udc, Rodolfo de Laurentiis.
Il sistema scelto da Bersani per scegliere i consiglieri Rai avvicina però il Pd a Nichi Vendola: «Ho apprezzato la scelta di Bersani sulla Rai. L'atto ha parzialmente pareggiato i conti rispetto alle logiche di spartizione seguite quando è stata votata l'Authority». Gherardo Colombo invece spacca l'ex pool di Mani pulite. Se Di Pietro, nei giorni scorsi, ha parlato di «lottizzazione del Pd», Francesco Saverio Borrelli e Gerardo D'Ambrosio intervistati a «La Zanzara» su Radio 24 parlano di «ottima candidatura che porterà legalità alla Rai».
ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA SERGIO ZAVOLI - Copyright PizziANTONIO DI PIETROANTONIO PILATI Benedetta TobagiGherardo Colombo
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