COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Giordano Stabile per “la Stampa”
Anche Ghassan Salamé ha gettato la spugna e l' Onu dovrà cercare il suo sesto inviato speciale in nove anni. L' ex ministro e diplomatico libanese era in carica dal 22 giugno 2017 e ieri ha annunciato il suo ritiro, «per ragioni di salute» dopo che «per due anni e mezzo ho cercato di prevenire interventi stranieri e preservare l' unità del Paese: adesso la mia salute non consente più di reggere lo stress». Pochi giorni fa aveva definito la sua missione «difficile ma non impossibile, nel momento in cui dovessi ritenerla impossibile rinuncerei». ll momento è arrivato in fretta.
I colloqui di Ginevra, che pure erano partiti in un clima positivo, sotto la spinta della comunità internazionale alla Conferenza di Berlino, si sono già arenati. Le delegazioni militari avevano trovato un compromesso sul cessate-il-fuoco, ma poi la trattativa politica, con quaranta rappresentanti da tutte le parti in conflitto si è arenata per i veti incrociati del premier Fayez al-Serraj e del maresciallo Khalifa Hafar, i due grandi rivali.
La guerra non si ferma La situazione è degenerata subito.
Negli ultimi tre giorni le forze di Haftar hanno lanciato centinaia di razzi Grad su Tripoli, colpito l'aeroporto Mitiga e quartieri residenziali. Le milizie fedeli ad Al-Serraj, fiancheggiate da consiglieri militari turchi, hanno reagito con raid condotti da droni forniti da Ankara, anche se alcuni sarebbero stati abbattuti.
Una guerra aperta che riecheggia quella in Siria, perché due schieramenti si stanno cristallizzando in Medio Oriente. Al-Serraj è sostenuto a livello regionale da Turchia e Qatar, in Europa da Germania e Gran Bretagna, con l' Italia in posizione neutrale. Haftar ha l' appoggio di Emirati, Arabia Saudita, Egitto, e a livello europeo di Russia e Francia.
Situazione simile in Siria, con Ankara che appoggia ribelli di tutti i tipi, anche jihadisti, Mosca sta dalla parte di Bashar al-Assad, che adesso ha anche il sostegno sotterraneo di Emirati ed Egitto.
al serraj haftar giuseppe conte
Tanto che una delegazione del governo di Tobruk, schierato con il generale e molto vicino agli interessi del Cairo, è arrivata domenica a Damasco e ha firmato accordi cooperazione anche militare. È alle porte una nuova battaglia di Tripoli, dopo che il 12 gennaio lo stesso Salamé era riuscito a strappare, con le sue ultime forze, una tregua. Non è mai decollata e le «interferenze straniere» sono più forti che mai. Prima di Salamé avevano rinunciato altri quattro inviati speciali, compresi il tedesco Martin Kobler e lo spagnolo Bernardino Leon. La missione Onu sembra davvero «impossibile».
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