AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO…
Jacopo Iacoboni per "La Stampa"
O ci votate stavolta, o me ne vado. Il discorso di Beppe Grillo tra le brume crepuscolari di Paderno Dugnano - periferia nord di Milano, giusto poco più in là dei palazzoni di Cormano - ha un po' il sapore, citando la sua amica Mina (una di quelle che si sono esposte dicendo di votarlo), del «Non gioco più» o almeno del preavviso.
La delusione per l'Italia è sempre più forte in Grillo, che non fa nulla per nasconderla. Si fa strada in lui il dubbio che non sarà possibile cambiarla mai, troppo radicati i vizi del Paese, troppo forte - nonostante lo definisca morto - l'establishment che combatte. C'è poca autocritica sui molti errori del Movimento; semmai il fare di uno che non si sente del tutto compreso.
à palese quando Grillo dice: «Chi sono gli italiani? Ci sono ancora nove milioni che votano per Berlusconi? E altri che votano il Pd, che ha fatto il disastro del Monte dei Paschi, che non ha voluto nemmeno Prodi, per non dire Rodotà , al Quirinale? Per questo voglio una verifica, le elezioni, quando sia, tra un mese, tre mesi, cinque mesi, per mandare a casa questi cialtroni, i veri principianti, dilettanti della politica. O ci votate, e ci date la forza di cambiare, o io me ne torno a casa. Non posso convivere con questa Italia. Io questa Italia non me la sento addosso».
à il discorso di uno che si sente straniero, e forse sente anche di non esser riuscito a costruire il consenso che era necessario per realizzare il mutamento più ambizioso: un cambio di mentalità , e poi governare da soli. Per capirci, la seconda cosa non è riuscita neanche all'uomo più potente e dotato di mezzi del ventennio, il Cavaliere, che peraltro voleva solo lisciare il pelo alla mentalità italiana. à allora come se Grillo in questa domenica piovosa rilanciasse una scommessa impossibile: per vincere dobbiamo cambiare le teste.
Lui è ancora mobilitato; come ieri, appunto, a Paderno Dugnano; dove si combatte contro la costruzione dell'autostrada Rho-Monza. Ma un domani? Lo slogan sulle bandiere qui, «O s'interra o sarà guerra», è l'equivalente dell'«A sarà düra» dei No Tav, «vogliono costruire un'autostrada che nel tratto di Paderno, per due chilometri, avrebbe quattordici corsie», attacca Grillo.
«Un'opera pensata per un traffico di duecentomila veicoli al giorno, quando qui ne passano cinquantamila», spiega Mattia Calise, consigliere del M5S a Milano. «Invece voi mi volete tirare dentro la bolgia della melma di questo governo», sbotta Grillo coi giornalisti, «per me era chiarissimo che avrebbe fatto questa fine. Ma io non ci sto a partecipare a questo dibattito da cimitero».
Uno gli urla «Peppe, devi andare in tv a spiegare queste cose». E Grillo: «Ma io in tv ci sono sempre! Le telecamerine di Internet dietro di te sono tv, ecco, parla; e poi scordati che vada in un talk show con quei cadaveri. Quando verrà il momento, e saremo defunti anche noi (e qui è il Grillo dei teatri di vent'anni fa, imposta la voce da comico), rifletteremo e intavoleremo nell'aldilà delle belle discussioni con questi morti». In mezzo a tutto questo c'è la consueta ressa coi giornalisti, sempre molto frontale (tipo quando avvisa «la prima cosa che facciamo è tagliare i soldi alle vostre tv e giornali...»).
Tuttavia i momenti migliori si alternano a fasi in cui il format della battuta deraglia. Alla fine a chi gli chiede di Napolitano arriva a rispondere «c'è la possibilità che segua lo psiconano agli arresti domiciliari». Se gli daranno mai elezioni, aveva annunciato Grillo, «proporrò una squadra di 15 ministri, gente perbene, integerrima, stimata. Se non ci votate, a quel punto è colpa vostra. Io mi tiro fuori». L'Italia, sembra pensare, forse non può essere cambiata.
BEPPE GRILLO DAL TRENO BEPPEGRILLO GRILLO A ROMAMatteo Renzi letta napolitano x Matteo Renzi
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