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Il. Sa. per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"
Respinte le obiezioni della difesa, l'ex ministro Claudio Scajola resta, per finanziamento illecito a un parlamentare, a processo. Su cui incombe il rischio della prescrizione - i fatti si collocano tra il 2004 e il 2007. Ma l'appartamento al Colosseo sembra al riparo dalle decisioni della magistratura. Una lettura accurata dell'atto notarile prospetta la vendita della casa solo in caso lo «scudo» della prescrizione non salvi il deputato.
Tanto da somigliare a un bluff. Nel documento ci si impegna a cedere a terzi una somma in denaro e non l'appartamento di via del Fagutale tout court. Un milione circa, l'ammontare del finanziamento illecito. Ma anche il passaggio di proprietà di quel milione appare oggi subordinato all'eventuale condanna.
Un evento poco prevedibile, dato l'alto rischio di prescrizione sottolineato a ripetizione dal difensore Giorgio Perroni. In caso, del resto, sarebbe la stessa Procura a chiedere il sequestro dell'immobile. Il rischio di prescrizione era implicito per i magistrati romani che ereditavano il fascicolo dai colleghi di Perugia titolari dell'inchiesta sul G8.
Il procuratore aggiunto Alberto Caperna (nominato più volte con commozione in aula) lo aveva risolto così: quei soldi, regalo a Scajola del costruttore Diego Anemone, furono messi a bilancio dalle sue società solo nel 2007. Dunque la data di prescrizione va calcolata dal 2007. L'11 dicembre, alla prossima udienza, toccherà ai pm Roberto Felici e Ilaria Calò sostenere l'accusa contro Scajola. Intanto la casa «inconsapevolmente» acquisita al Colosseo non corre pericoli.
Scajola casa colosseo
CLAUDIO SCAJOLA jpeg
Diego Anemone
Scajola - Le finestre dell'appartamento con vista sul Colosseo
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