DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
L'assemblea a suon di «vaffa », «fascisti» e non «potete portare Conte sul patibolo» - a seconda che a parlare fossero i ribelli o i governisti - è durata fino all'una e mezza di notte. Ma la rabbia, quella vera, dei vertici M5S, è scattata alle 11:45 di ieri mattina. Quando sui loro telefonini è arrivato un alert del blog delle stelle (gestito dall'associazione Rousseau di Casaleggio) che annunciava un approfondimento di "e-learning".
DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO VITO CRIMI
Materia, la riforma del Mes. Professore: Raphael Raduzzi. Uno dei firmatari della lettera che sta facendo tremare, e rischia di far cadere, il governo di Giuseppe Conte.
Uno dei deputati più vicini alle posizioni della Lega su Europa e dintorni. «Davide vuole far cadere Conte», commenta lapidario uno dei massimi dirigenti del Movimento. Che ha in tasca una soluzione, però: subito dopo il voto della prossima settimana sul documento uscito dagli Stati generali, con la nomina di Claudio Cominardi come nuovo tesoriere, nascerà un conto corrente intestato ai 5 Stelle dove dovranno confluire le donazioni che attualmente vanno all'associazione Rousseau.
Basta finanziamenti diretti. I 300 euro che ciascun eletto è costretto a versare, d'ora in poi, saranno gestiti dal partito. È il preludio di quel contratto di servizio cui i big M5S vogliono costringere il figlio del cofondatore, tenendolo fuori dallo Statuto che verrà. È l'inizio di una rivoluzione e anche - a guardar bene - il prosieguo di uno scontro sanguinoso. Che continua anche sul piano parlamentare.
Per il reggente Vito Crimi, «chi voterà contro la risoluzione scritta dai gruppi di maggioranza rischia quel che rischia chi va contro le decisioni del suo gruppo». Tradotto: l'espulsione. Non ci saranno scuse e non ci saranno appelli. La decisione da prendere mercoledì riguarda una riforma europea che non si può fermare, non la richiesta del prestito Mes che è un'altra cosa e che è ormai rifiutata da tutto il Movimento.
alfonso bonafede luigi di maio
Innervosito, non avesse già i suoi problemi interni, dalle dichiarazioni di queste ore di Matteo Renzi e di vari esponenti pd (anche Zingaretti è tornato a definire la linea pandemica del fondo salva-Stati «vantaggiosa»), che appaiono in un momento così delicato come una provocazione. Così, si lavora per far rientrare molti degli oltre 50 firmatari della lettera.
DAVIDE CASALEGGIO ALESSANDRO DI BATTISTA
Quelli che in assemblea hanno definito fascista il modus operandi dei vertici: lo ha detto la deputata Emanuela Corda perché a Crimi, Bonafede e Di Maio sono stati concessi più dei due minuti e mezzo riservati agli interventi di tutti gli altri. O quelli che hanno mandato tutti a quel Paese al grido: «Io quella riforma non la sosterrò mai», come il deputato Francesco Forciniti o il senatore Matteo Crucioli. La speranza è che molti scelgano di non essere in aula evitando di votare contro.
Ma per quanto l'assemblea sia comunque servita a far sfogare un po' di persone e a far capire quel che si rischia, i numeri non sono ancora sicuri. «Sono molto preoccupato», ammette il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, uno di coloro che stanno lavorando p er far rientrare i dissidenti.
E che però ha avvisato: «Questo nodo dovevamo affrontarlo prima, serve una maggiore condivisione delle scelte per non arrivare a situazioni come questa ». Per non lasciare cioè che la frustrazione di molti, troppi parlamentari, conduca i 5 stelle su una traiettoria impazzita e incontrollabile.
«Il colpevole di tutto questo è Alessandro », dice un parlamentare riferendosi a Di Battista. La guerra ai vertici fatta partire dall'ex deputato - insieme a Davide Casaleggio avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora di un Movimento che neanche gli Stati generali sono stati capaci di compattare. È stato lui a fornire una "cornice" alla dissidenza, che unita ai mezzi del figlio del cofondatore sta di fatto dando vita a un partito alternativo.
VITO CRIMI GIUSEPPE CONTE STATI GENERALI
Con obiettivi molto diversi da quelli coltivati da chi è al governo o si sente pienamente parte di questa maggioranza. La situazione è talmente complessa, che perfino un sottosegretario come Alessio Villarosa è arrivato a dire: «Per cambiare linea sulla riforma del Mes serve far esprimere i nostri iscritti su Rousseau», causando l'ira dei suoi colleghi al governo che sulle chat esplodono: «Non se ne può più!».
E se perfino Di Maio, che in assemblea ha fatto un discorso duro e franco arrivando a dire ai ribelli: «Io vi conosco, non vi va mai bene niente », è accusato dalla parte vicina a Di Battista di aver fatto due parti in commedia, perché è stato il primo in un video pubblicato il primo gennaio - a parlare di «riforma peggiorativa che l'Italia non userà».
DAVIDE CASALEGGIO E ALESSANDRO DI BATTISTADAVIDE CASALEGGIO HUAWEI
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