di maio salvini trump via della seta

CATTIVE NOTIZIE PER GLI AMERICANI DAL QUIRINALE - MATTARELLA HA DATO IL VIA LIBERA ALL'ACCORDO CON LA CINA: MOLTO CASINO PER NULLA. MA SOLO PERCHÉ A ROMA SARÀ FIRMATA SOLO LA LETTERA DI INTENTI, MENTRE GLI ACCORDI OPERATIVI SONO STATI RINVIATI - LE REGOLE D'INGAGGIO ITALIANE SONO MOLTO PIÙ STRINGENTI DI QUELLE EUROPEE, MENTRE LA CINA SPARGE MILIARDI SU REGNO UNITO, GERMANIA E FRANCIA…

 

1. «NESSUN ALLARME SU PECHINO» LA RASSICURAZIONE DI MATTARELLA

Marzio Breda per il ''Corriere della Sera''

 

«Ogni giorno ha la sua pena», per Sergio Mattarella.

salvini mattarella

Questo veniva da pensare, fino a poche ore fa, a chi si interrogava sulle nuove tensioni con Stati Uniti e Unione europea che coinvolgono il nostro governo per l' intesa (battezzata Via della Seta) tra Italia e Cina, dopo che è appena stata superata una pericolosa crisi sulla Tav.

 

Su questa partita appena aperta, invece, che pure compete all' esecutivo, il presidente della Repubblica è molto sereno e tranquillo. Ha assunto tutte le informazioni utili a valutare il caso, ci ha riflettuto sopra e ne ha ricavato la convinzione che le polemiche, interne e internazionali, non sono giustificate. Insomma: tanto rumore (e minacce) per nulla.

 

Ne ha parlato con mezzo governo, ieri, a una colazione di lavoro che ha riunito al Quirinale il premier Conte assieme ai vicepremier Di Maio e Salvini, con i ministri Moavero, Tria, Trenta e il sottosegretario a Palazzo Chigi Giorgetti. È emerso in primo luogo che il memorandum of understanding con Pechino è «molto meno pregnante» di tanti altri siglati bilateralmente da 13 Paesi europei.

sergio mattarella luigi di maio

 

Di più: che le regole d' ingaggio italiane riguardo gli accordi con la Cina sono «molto più severe e stringenti del documento illustrato a Bruxelles dal vicepresidente della Commissione europea Katainen nei giorni scorsi». Osservazioni su cui gli interlocutori del capo dello Stato si sono rivelati concordi. Tutti. Anche il leader leghista Matteo Salvini, che si era sbilanciato a lanciare allarmi su rischi di «colonizzazione cinese», non ha avuto nulla da eccepire.

 

Certo, tutti i commensali - e Mattarella in primo luogo - hanno ribadito che bisogna guardare «con attenzione» ai dubbi della Casa Bianca, per preservare gli equilibri delle relazioni euroatlantiche. Ma, pure in questo caso, si è obiettato che il punto al quale Washington guarda con maggiore sospetto, il delicato capitolo per un uso della tecnologia 5G attraverso Huawei (dal quale sarebbero messe a rischio le nostre infrastrutture strategiche e la sicurezza cibernetica), non rientra nell' accordo. Resta un' ipotesi. Separata e da approfondire.

LUIGI DI MAIO IN CINA

 

Nessuna «opacità», dunque, come recriminano gli americani. Semmai parecchi pregiudizi contro l' Italia. Magari interessati. Questa è, detta un po' brutalmente, l' opinione lievitata anche dalle parti del Colle. Dove, alla vigilia della visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping (suggello a un dialogo cominciato da tempo, con visite a Pechino di Renzi, Gentiloni e Mattarella), si sta ai fatti nell' intento di sdrammatizzare un dibattito che, allo stato degli atti, non si fonda su nulla.

 

Perché - ecco l' obiezione - qui si tratta non di un trattato con la Cina, ma di un memorandum (da riempire) che semplicemente ufficializza la volontà di due Nazioni di approfondire i loro rapporti. Un passo con un significato politico cui alleati e non sono attenti, forse con qualche sgradevole risvolto. A voler essere tignosi, infatti, andrebbe ricordato che i Paesi su cui i cinesi hanno finora investito si chiamano Gran Bretagna, Germania e Francia. Per cui la domanda spontanea è: si fa un processo alle intenzioni, con l' Italia imputata, mentre gli altri fanno gli affari?

giancarlo giorgetti matteo salvini

 

Sgombrato il dossier Cina, Mattarella e i suoi ospiti si sono concentrati sul tema principale in agenda nel Consiglio europeo della prossima settimana: la Brexit. Il governo attende di capire gli sviluppi, ma sta comunque predisponendo provvedimenti qualora la Brexit sia hard, ovvero no deal. Senza trascurare, è ovvio, la posizione da prendere qualora Francia e Germania rilanciassero in tempi brevi il tema dell' unione bancaria.

 

 

2. VIA DELLA SETA, ACCORDI OPERATIVI RINVIATI. PER LA FIRMA DI XI RESTA SOLO LA LETTERA D'INTENTI

Estratto dall'articolo di Tommaso Ciriaco e Carmelo Lopapa per ''la Repubblica''

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2019/03/13/news/cina_governo_via_della_seta-221492200/

 

Adesso è una "mini via della seta". Poco più che un accordo commerciale, sia pure con un partner d'eccezione. Un colpo di spugna sul capitolo dell'energia e un altro su quello più delicato delle telecomunicazioni, stralciato assieme al 5G per "ragioni di sicurezza nazionale". Lo stesso vale per Ferrovie. Neanche la partnership sul porto strategico di Trieste si salva dalle correzioni.

 

XI JINPING DONALD TRUMP

È una versione rivista e ridimensionata del "Memorandum of understanding" quella che viene riscritta in queste ore. Assai diversa da quella alla quale avevano lavorato il premier Conte e il ministro dello Sviluppo Di Maio. Alcuni dei circa quaranta "protocolli" operativi chiamati a dare esecuzione all'accordo sono stati tagliati, altri verranno rinviati. E dunque, non verranno siglati quando il 22 marzo il presidente cinese Xi Jiping sarà a Roma per la visita di Stato e per chiudere l'intesa. A questo punto è certa soltanto la firma sul Memorandum. Ufficialmente per ragioni di tempo. In realtà, per consentire al governo italiano un "supplemento di istruttoria" sui capitoli più sensibili dell'accordo, telecomunicazioni e energia. Ma non è affatto scontato che a quel punto il presidente cinese accetti di chiudere l'intesa.

 

XI JINPING

Gli uomini di governo della Lega, sponsor dello stralcio, adesso esultano, dopo il pranzo al Quirinale di ieri col presidente Mattarella e mezzo governo. Arriva un sostanziale via libera del Colle - sempre in sintonia con la Farnesina - alla nuova versione, che ora tuttavia avrà bisogno di un ulteriore passaggio a Palazzo Chigi, che si risolverà in un nuovo vertice del "triumvirato" Conte-Salvini-Di Maio previsto per domani sera.

 

La partita geopolitica è più complicata del previsto. Il presidente Xi Jiping volerà a Parigi all'indomani della tappa italiana, per un bilaterale all'Eliseo. Il rischio temuto adesso a Roma è che la Presidenza Macron possa "scavalcare" gli italiani, blindando un accordo più ampio e per loro conveniente con Pechino. Il difficile equilibrio tra le ragioni di intelligence e la concorrenza dei transalpini è finito non a caso al centro del pranzo al Quirinale.

(…)

 

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