RICOMINCIO DA…RENZI – IL CAV: ‘IL SINDACO SARÀ IL NOSTRO MIGLIORE ALLEATO PER TORNARE AL VOTO (IL 25 MAGGIO)’ - ACIDO SU NAPOLITANO: ‘IL REGISTA DEL GOLPE DEL 2011”

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

Adesso l'atto d'accusa nei confronti del presidente Napolitano diventa plateale, non più confidato ai suoi nel chiuso di Arcore. Davanti a centinaia tra deputati e senatori e europarlamentari di Forza Italia il Colle viene additato da Silvio Berlusconi come il «regista del golpe del 2011» che lo avrebbe costretto alle dimissioni.

«Quello che mi sta capitando, all'estero viene definito come coup d'État. Tranquillo, senza esercito nelle strade ma comunque un colpo di Stato. Siamo in una repubblica giudiziaria. Dovete comunicare tutte queste cose alla gente».

Arriva in ritardo di due ore e arriva nero, il Cavaliere. Brindisi e scambio di auguri in serata alla sede del partito di San Lorenzo in Lucina. Ma il clima è tutt'altro che natalizio.
È una chiamata alle armi. L'ennesima nel giro di poche settimane, convinto com'è che si andrà al voto: «Vedrete che le elezioni si terranno con le Europee a maggio».

Prende ancora tempo, delude le attese sulla riorganizzazione del partito, rinviata a dopo le feste. C'è ancora la giustizia in cima ai suoi pensieri. Il divieto di raggiungere il vertice Ppe a Bruxelles è l'ultima scintilla. Così, torna sul tormentone dei «quattro colpi di Stato » e del Quirinale «regista» dell'ultimo «del 2011 quando ha ricevuto Monti e Passera prima che io mi fossi dimesso: ne abbiamo viste di tutti i colori».

I toni contro il Colle del resto sono ormai del "Mattinale" di ieri edito dal gruppo: «Deve aver scoperto una versione autentica e segreta della Costituzione, magari di rito scozzese, dove si prevede che il capo dello stato agisca da attivo protagonista totalitario del gioco democratico».

Berlusconi in serata si scaglierà ancora contro Magistratura democratica e la sinistra, «d'accordo per eliminarmi». Inviperito per il divieto opposto dalla procura milanese alla partecipazione al vertice Ppe: «È la conferma dello strapotere dei giudici, fanno ormai quello che vogliono: ho subito un altro sopruso» si sfoga con i collaboratori appena arrivato a Palazzo Grazioli a ora di pranzo.

«Alfano rinunci ad andare» provoca in quelle ore Sandro Bondi. Il vicepremier non ci pensa nemmeno, «certo che vado» ribatterà in serata a distanza. «Un accanimento contro il nostro presidente», definirà l'eurodeputata Lara Comi il veto e come lei tutto lo stato maggiore del partito.

Lo sguardo di Berlusconi è rivolto alle prossime settimane, a una campagna elettorale che ritiene davvero imminente e che porterà nella sua previsione all'election day del 25 maggio. «Vedrete, sarà Renzi il nostro migliore alleato per tornare a votare» spiega ancora ai capigruppo, a Verdini, a Bondi, a Fitto ricevuti nel pomeriggio a Palazzo Grazioli prima del brindisi.

Dà mandato proprio a Brunetta e Romani di studiare la riforma più conveniente. Ma non sbilanciandosi sul Mattarellum, meglio prima vedere le carte del nuovo segretario Pd. Comunque si tratta, eccome, sulla riforma. «Manderò due milioni di lettere agli italiani che avevano aderito a Forza Italia», spiega ai parlamentari col bicchiere in mano. Li rassicura dicendo che lui non si sogna affatto di smantellare il partito, «ma che sono matto? E dove andremmo a finire senza partito».

Salvo poi precisare che «i club Forza Silvio sono la nostra arma per vincere», come pure le migliaia di «missionari azzurri» del voto che, sostiene, l'università digitale Pegaso starebbe già formando. «Nel ‘94 mi hanno dato del pazzo quando dissi che saremmo arrivati al governo. Beh: ho ancora questo convincimento».

Scatta l'applauso. I deputati sciamano via a sera inoltrata, furibondi col capogruppo Brunetta per l'ultima delle sue, che ha gettato nel caos gli uffici alla Camera. Ha messo alla porta una decina di dipendenti del gruppo, non rinnovando i contratti scaduti ieri: quasi tutti, con l'eccezione dei ragazzi che provenivano dalla sua fondazione. Berlusconi per la prima volta non regala nulla ai parlamentari, «è crisi», fa sapere.

 

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