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LA CAZZATA DI NETANYAHU, CHE HA SOSTENUTO CHE HITLER FU CONVINTO ALLA “SOLUZIONE FINALE” DI STERMINARE GLI EBREI DAL MUFTÌ AL-HUSSEINI, FA INCAZZARE I SIONISTI DI TUTTO IL MONDO

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1 - NEGANYAHU

Massimo Gramellini per “la Stampa”

 

Haj Amin Al Husseini con Hitler Haj Amin Al Husseini con Hitler

Ci sono giorni in cui mi domando perché gli ebrei d' Israele continuino a fidarsi di un incendiario come Netanyahu. Oggi è uno di quei giorni. L' uomo che occupa misteriosamente la poltrona che fu di giganti come Rabin e Golda Meir si è esibito in una specialità della politica nostrana: manipolare una disgrazia a fini di bottega per acquisire consensi attraverso l'odio.

 

Solo che Netanyahu non è un Salvini qualunque. Avendo una sua cupa grandezza, ha scelto la Disgrazia con la maiuscola, l'Olocausto. Un materiale incandescente che ha maneggiato con stolida disinvoltura per sostenere che Hitler intendeva soltanto espellerli, gli ebrei, e fu indotto a bruciarli dal suggerimento del Gran Muftì palestinese che temeva il loro arrivo in Medio Oriente.

 

ADOLF HITLER ADOLF HITLER

Lo sfondone storico è raccapricciante quasi come la tesi: il Führer e il Gran Muftì si conobbero alla fine del 1941, quando i campi di concentramento erano già operativi da un pezzo. Ma più raccapricciante ancora è il cinismo incosciente di chi utilizza la tragedia immane del proprio popolo per aumentare il carico di odio verso il nemico di oggi e, pur di riuscirci, è disposto ad alleggerire quello verso il nemico di ieri e di sempre, il nazismo che sterminò nonni e genitori dei suoi concittadini.

 

Le precisazioni («non nego le responsabilità di Hitler») risultano patetiche. Il paradosso, ma anche l'unico raggio di luce in questa storia, è che a seppellire la boutade del primo ministro israeliano è stato il governo tedesco. Lo sterminio degli ebrei e il suo concepimento sono opera esclusiva dei nazisti, ha ricordato a tutti. Si spera anche al signor Neganyahu.

adolf hitleradolf hitler

 

2 - LE PRIME FANTASIE DI STERMINIO VENNERO AL FUHRER GIA’ NEL 1919

Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”

 

All' inizio degli anni Venti, Adolf Hitler era ospite fisso dei salotti di Monaco, dove i ricchi borghesi si divertivano ad ascoltare l' eccentrico austriaco abbaiare i suoi proclami antisemiti. Quando l' attenzione scemava, il tribuno di Braunau schioccava il suo frustino sugli stivali da cavallerizzo, per costringere famiglie come i Bechstein - quelli dei pianoforti - a non perdersi neanche una sillaba delle sue tirate contro gli ebrei «parassiti».

 

I monacensi facoltosi adoravano quello strano politicante che indossava lisi completi blu e che da lì a poco avrebbe organizzato l' inquietante putsch nella capitale bavarese. E il suo odio viscerale, ossessivo per gli ebrei non li disturbava: «l' antisemitismo era molto diffuso, nella borghesia tedesca, ma anche in quella francese o austriaca, in quegli anni» ricorda Sven Felix Kellerhoff.

truppe naziste marciano dentro pragatruppe naziste marciano dentro praga

 

UN ODIO ANTICO

Nel 1919, sottolinea lo storico e giornalista tedesco, Hitler aveva già espresso in una lettera ad un soldato, Adolf Gemlich, il suo odio malato contro gli ebrei, evocando pogrom, discriminazioni per legge, allontanamenti. «Le fantasie da sterminio - argomenta Kellerhoff - sono già evidenti in quella lettera, ma anche in "Mein Kampf"», il delirante manifesto scritto in carcere nel 1924 e venduto 12 milioni di copie prima della fine della Seconda guerra mondiale.

Kellerhoff ritiene «totalmente prive di ogni fondamento storico» le argomentazioni del premier israeliano Netanyahu: Hitler «sognava già di sterminare gli ebrei quando il Muftì di Gerusalemme non era neanche lì». L' antisemitismo ossessivo e la teoria dello spazio vitale per i tedeschi sono i due cardini del libro del Fuehrer, argomenta l' esperto di storia del nazismo.

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Kellerhoff ha appena dato alle stampe un documentatissimo libro sulla bibbia dei nazisti: «"Mein Kampf". Die Karriere eines deutschen Buches» (Klett-Cotta), alla vigilia di un evento storico. A gennaio dell' anno prossimo sarà pubblicata in Germania la prima edizione commentata del manifesto di Hitler, dopo ben 70 anni. Il libro non è mai stato vietato, ricorda l' autore: ne è stata proibita la ristampa, dopo la guerra (i diritti appartengono al Land Baviera).

 

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«Un errore clamoroso - per Kellerhoff - perché ha alimentato miti e leggende false». In quasi 800 pagine il Fuehrer ha condensato un' opera «intellettualmente misera, piena di errori grammaticali, stilisticamente obbrobriosa, che pullula di insulti, falsi autobiografici - su cui sono inciampati persino biografi del calibro di Joachim Fest - e assurdità storiche». Kellerhoff ha le idee chiare sull' origine dell' antisemitismo di Hitler, ma smaschera il teorico del Terzo Reich anche su aspetti biografici assolutamente grotteschi.

 

MANIE DI GRANDEZZA

La frenesia agiografica dei nazisti ha distorto molti aspetti della vita di Hitler, cercando di confermare i deliri di «Mein Kampf». Kellerhoff ne elenca molti. Il primo è quello della giovinezza povera e disagiata a Vienna e Monaco. È vero che nella capitale asburgica Hitler visse momenti terribili, alla vigilia della Grande guerra, di fame e pernottamenti negli alberghi dei poveri. Anni in cui fu aiutato economicamente, peraltro, da alcuni amici ebrei. Ma la verità è che riusciva ogni mese a spendersi la pensione da orfano e i soldi della famiglia in un battibaleno. Un bamboccione, più che un bohèmien.

 

NESSUN EROISMO

Haj Amin Al HusseiniHaj Amin Al Husseini

Anche i racconti epici delle battaglie combattute nell' esercito tedesco durante la Grande guerra sono da ridimensionare. Il «battesimo di fuoco» di Hitler avvenne effettivamente nelle Fiandre.  «Mein Kampf» non lascia spazio alla fantasia: pallottole che fischiano intorno alle orecchie del giovane Fuehrer, botti assordanti, un corpo a corpo micidiale e la battaglia che culmina in un coro che si leva dalle prime file, intona «Deutschland, Deutschland ueber alles», contagiando tutto il battaglione. Fantasie, secondo la ricostruzione storica: di fronte all' avanzata micidiale dei francesi, molti commilitoni si buttarono a terra fingendosi morti, il comandante gridò tre volte invano «all' attacco». E Hitler? A giudicare dalle cronache, al suo solito posto: nelle retrovie.

 

E fu la costanza - non l' eroismo - mostrata in quelle retrovie che gli valse poi la Croce di ferro. Medaglia di cui il Fuehrer parlò sempre con timidezza. Strano, si dirà. Ma il motivo è ovvio. Il luogotenente che aveva insistito per conferire una medaglia al merito al giovane Hitler, Hugo Gutmann, era ebreo.

OlocaustoOlocausto

 

3 - “IL MUFTI SPINSE HITLER A STERMINARE GLI EBREI” BUFERA SU NETANYAHU

Fabio Scuto per “la Repubblica”

 

«Non volevo assolvere Hitler dalle sue responsabilità, ma mostrare come il padre della nazione palestinese voleva distruggere gli ebrei anche senza un’occupazione, senza territori, senza insediamenti». Ieri pomeriggio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha cercato di moderare l’impatto delle sue dichiarazioni dopo la pioggia di critiche ricevute — specie in Israele — per le sue affermazioni sul legame tra la decisione di sterminare gli ebrei da parte di Hitler e il muftì di Gerusalemme Haji Amin Al-Husseini.

OlocaustoOlocausto

 

Frasi che rischiano di infuocare il clima di tensione, di violenze e di reciproche accuse di queste settimane. Parlando l’altra sera al Congresso Mondiale Sionista a Gerusalemme, Netanyahu ha sostenuto che Hitler fu convinto alla “soluzione finale” dal muftì Al-Husseini — il più importante leader religioso islamico in Palestina — nel loro incontro nel novembre del 1941. «Hitler non voleva sterminare gli ebrei all’epoca - ha detto Netanyahu - voleva solo espellerli. Amin al-Husseini andò da Hitler e gli disse: “Se li espelli, verranno tutti qui (in Palestina,ndr ). “Cosa dovrei fare con loro?”, chiese Hitler. Il muftì rispose: “Bruciali”».

 

Una ricostruzione contestata dalla gran parte degli storici così come dal mondo politico israeliano e su cui Netanyahu è tornato a esprimersi ieri prima di partire per Berlino, dove ha incontrato la cancelliera Merkel. Ricostruzione contestata anche dalla Germania.

 

pogrom ucrainapogrom ucraina

«Conosciamo la responsabilità dei nazisti nella Shoah - ha detto Angela Merkel proprio durante la conferenza stampa con Netanyahu - riconosciamo la responsabilità dell’Olocausto». Una forzatura storica che è però nella personalità di Netanyahu e rivela che la lettura della realtà del premier israeliano non offre alcuna possibilità di un’intesa con i palestinesi.

 

Scontate le reazioni dei leader di Ramallah — accusati l’altro giorno da Netanyahu di soffiare sul fuoco della rivolta di piazza. È intervenuto anche il presidente israeliano: «È stato Hitler a causare una sofferenza infinita alla nostra nazione», ha detto Reuven Rivlin. Il leader dell’opposizione a Netanyahu, Isaac Herzog l’ha definita «una pericolosa distorsione. Il figlio di uno storico (Benzion, il padre di Netanyahu è stato uno storico dell’ebraismo, ndr ) dovrebbe essere più preciso».

 

Poi ha aggiunto: «C’era un solo Hitler, quello che nel 1939, quasi tre anni prima dell’incontro con al-Husseini, parlò al Reichstag presentando la soluzione finale». Ma sono soprattutto gli esperti della Shoah ad accusare Netanyahu di voler riscrivere la Storia. «L’affermazione è totalmente senza basi - dice il direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, Efraim Zuroff - che il muftì spingesse sui nazisti e volesse l’invasione della Palestina è fuori discussione, ma Hitler non doveva essere convinto da nessuno».

pestaggio pubblico di una donna ebrea in ucrainapestaggio pubblico di una donna ebrea in ucraina

 

«Pur essendo stato un antisemita non esiste nessuna evidenza storica che sostenga quanto dice Netanyahu su Haji Amin», spiega a Repubblica, la professoressa Dina Porat, direttore del Dipartimento di Storia dello Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme, e capo del dipartimento di Storia dell’Ebraismo dell’Università di Tel Aviv. Haji Amin al- Husseini non fu mai consegnato dagli Alleati al tribunale di Norimberga, Francia e Inghilterra temevano di perdere il Medio Oriente se fosse stato processato.

 

Fu tenuto per un certo periodo in una villa in Francia e morì alcuni anni dopo di cancro. Ci sono storici — come l’americano Barry Rubin — che sostengono però che esista un filo diretto fra il nazismo e il movimento nazionale palestinese, che passa attraverso il muftì. «L’antisemitismo non manca nel mondo arabo - dice la professoressa Porat - ma non è paragonabile al nazismo e se mai ci fu una influenza, fu quella di Hitler sul muftì e non il contrario».

 

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