FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Mauro Favale per “la Repubblica”
Giorgia Meloni sgancia la bomba che rischia di far esplodere il centrodestra. A sorpresa la leader di Fratelli d’Italia annuncia la sua disponibilità a candidarsi a Roma «come gesto di amore e di responsabilità» nell’istante esatto in cui Guido Bertolaso, davanti a fotografi e telecamere, esulta per i dati delle cosiddette “gazebarie”: «Quasi 50 mila persone hanno votato ai banchetti». Se fosse vero, nei 70 gazebo aperti per 12 ore, avrebbe votato un elettore al minuto. Ininterrottamente. Un solo nome sulla scheda: alla fine Bertolaso incassa il 96,7%.
Un plebiscito atteso che, però, non mette fine al caos. Anzi. Perché adesso il centrodestra balla sul serio, impantanato su Roma e sulla scelta di un nome unitario per la corsa al Campidoglio. Matteo Salvini, l’altra gamba della coalizione, Bertolaso non lo vuole: «Non sto con chi aiuta gli zingari — dice — se invece Giorgia Meloni decidesse di candidarsi noi la sosterremo».
Lei, la leader di FdI, con una gravidanza da portare avanti, fa capire che Bertolaso potrebbe essere «un buon candidato e un buon sindaco se riesce a unire le forze di centrodestra». Periodo ipotetico dell’irrealtà, viste le costanti bordate della Lega. A questo punto, nella giostra del centrodestra (che a cascata potrebbe determinare divisioni anche altrove, da Bologna a Torino, dove Forza Italia annuncia la corsa di Osvaldo Napoli) appare più probabile un tutti contro tutti.
Bertolaso, infatti, esclude nettamente la possibilità di farsi da parte: «Io sto in campo. La Meloni deve fare la mamma». Silvio Berlusconi (che sull’ex capo della Protezione civile ha puntato perché si dice «stufo dei professionisti del bla bla bla») non fa passi indietro: «Si va avanti decisi e convinti su Bertolaso» è la sua reazione a caldo.
La Meloni ha appena chiesto per oggi «un incontro risolutivo» con l’ex premier e il leader del Carroccio. E non è nemmeno scontato che venga confermato. «Potrei aggregarmi alla fiera della irresponsabilità collettiva — aveva spiegato la leader di FdI annunciando la sua disponibilità — e assumere subito decisioni unilaterali, ma mi preoccupa il risultato finale per i romani più che mostrare i muscoli ai colleghi».
Archiviata in partenza qualsiasi ipotesi di ticket tra Meloni e Bertolaso, la prima sindaco e il secondo “city manager”: «È improponibile — taglia corto l’ex capo della Protezione civile — non faccio operazioni per conto di altri».
Poi ironizza: «Magari facciamo un altro po’ di gazebo il prossimo week end e chiediamo ai romani se è giusto che io me ne vada via». Si fa forte dei voti presi ai banchetti, anche se le ombre sui conteggi non mancano. Alimentate dallo stesso Bertolaso: «Era praticamente impossibile mettere in piedi un sistema di controllo». E non esisteva nemmeno un registro dei votanti: «Non avevamo imposto una regola ferrea», dice per giustificare l’approssimazione organizzativa. E ora, a tre mesi dalle elezioni, in corsa per il Campidoglio a destra c’è un ingorgo che assomiglia a un autogol: oltre a Bertolaso e Meloni anche Alfio Marchini e Francesco Storace saranno della partita.
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