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Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"
Nel libro dei record del contorsionismo il nome di Sergio Chiamparino andrà scritto a lettere d'oro. Il suo ultimo numero, applauditissimo da un paio di giorni, è la candidatura (sottotraccia) a governatore del Piemonte per le elezioni di primavera 2015. Mancano quasi due anni? Niente paura. E poi l'appuntamento potrebbe arrivare con un anno di anticipo, se arrivassero al traguardo i ricorsi sulle irregolarità del voto 2010, che vide il leghista Roberto Cota prevalere sull'uscente Mercedes Bresso del Pd.
La pazza idea di Chiamparino è quella di condurre la lunghissima volata (sottotraccia) assiso alla presidenza della Compagnia di San Paolo, dove è stato nominato dal sindaco di Torino, suo successore, Piero Fassino. Le Fondazioni bancarie sono il mostro giuridico creato da Giuliano Amato quand'era ministro del Tesoro nel governo Andreotti-Caf.
Gestiscono denaro di origine pubblica, sono gestite da uomini nominati da enti pubblici (cioè politici scelti da politici) ma godono dello status giuridico di enti privati. Esempio fulgido la Fondazione Mps, lottizzata dai partiti di Roma e Siena, ma capace di distruggere se stessa e la banca che controlla in via del tutto privata.
La Compagnia di San Paolo è ricca. Ha in cassaforte 5,2 miliardi, due dei quali in azioni di Intesa Sanpaolo, di cui è primo azionista con il 10 per cento del capitale. Nel 2012 il tesoretto ha reso circa 300 milioni. Da questo reddito Chiamparino e gli altri gestori privati di nomina pubblica attingono per irrigare la regione Piemonte di contributi i più svariati.
Esempio: domani il Chiampa va a inaugurare la sala consiliare del comune di Strambino, alle porte di Ivrea, rinnovata con il contributo di 100 mila euro della Compagnia. Cota ha già protestato. à l'unico finora a parlare di conflitto d'interessi, anche perché è terrorizzato dalla potenza di fuoco espressa da un fenomeno senza precedenti: la Fondazione con le porte girevoli. Normalmente le Fondazioni sono centri di potere dove i politici tendono a sistemare i loro colleghi trombati o a fine corsa.
Il modello è Giuseppe Guzzetti, presidente della regione Lombardia nello scorso millennio, e poi reincarnatosi banchiere con la Fondazione Cariplo, dalla quale, con Chiamparino, fa i giochi di Intesa Sanpaolo, ma soprattutto dirige l'orchestra delle decine di Fondazioni riunite nell'associazione di categoria, l'Acri, di cui Chiamparino è vicepresidente.
L'ex sindaco di Torino usa invece la Fondazione come un tappeto elastico. A inizio 2012 ha ammortizzato il suo atterraggio dal comune di Torino, quando il nostro era in cerca di sistemazione dopo che a Roma gli uomini dell'allora segretario Pierluigi Bersani avevano fatto capire di non volerlo tra i piedi.
Adesso il tappeto lo sta rilanciando verso i cieli del successo elettorale. L'aspirante governatore è già in movimento. Sabato 7 settembre si esibirà alla festa torinese del Pd con lo storico Giuseppe Berta, esperto di cose Fiat, e con Giorgio Airaudo, l'anti-Fiat della Fiom, oggi deputato vendoliano.
I maggiorenti del Pd piemontese, a cominciare dal segretario Gianfranco Morgando, sono già entusiasti. Notizie riservate sono già state rivelate dalla Repubblica : "Una squadra di forte rinnovamento. Giovani, donne, società civile. Nomi nuovi. Chi immagina che la candidatura di Sergio Chiamparino per la Regione riporti sul palcoscenico politico i soliti nomi della casta torinese è destinato a restare deluso: se l'operazione decolla le sue scelte sono destinate a spiazzare". Per ora è spiazzata soprattutto la Compagnia di San Paolo, con un presidente sulla porta girevole in attesa di avventure più eccitanti.
L'interessato, come suo solito, si contorce. La Fondazione lo annoia, lui vuole tornare in politica, ma dimettersi ora sarebbe rischioso, prepararsi il terreno rimanendo banchiere sarebbe scandaloso. Ma lui è abituato a fare la mossa per vedere l'effetto che fa. Tre mesi fa il banchiere annoiato tenne l'Italia con il fiato sospeso quando voleva candidarsi alla leadership del Pd. Il 6 maggio disse: "Io segretario? Non scherziamo, non ho più neppure la tessera perché non è bene che il presidente di una fondazione bancaria sia iscritto a un partito".
Il 16 maggio annunciò che Matteo Renzi lo aveva chiamato per dirgli che la sua candidatura era "una bella notizia". E lo disse all'inaugurazione del Salone del Libro, al quale aveva appena mollato 550 mila euro di contributi. Poi nessuno se lo filò, e mestamente il 1 giugno fece annunciare che restava alla Fondazione, a distribuire qualche altro contributo fino alla prossima pensata. Che adesso è arrivata.
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