DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE…
CI RISIAMO: SUI GIORNALI SI TORNA A PARLARE DELL’INSOFFERENZA DEI GOVERNATORI LEGHISTI DEL NORD E DEI “MODERATI” DELLA LEGA CONTRO SALVINI. I VARI ZAIA E GIORGETTI SONO GLI STESSI CHE HANNO STREPITATO PER MESI DICHIARANDOSI DRAGHIANI, SALVO POI NON MUOVERE UN DITO QUANDO IL “CAPITONE” HA STACCATO LA SPINA A DRAGHI – MA QUESTA VOLTA SALVINI RISCHIA DAVVERO: LA SOGLIA PSICOLOGICA SOTTO CUI NON DEVE SCENDERE PER EVITARE CONTRACCOLPI È IL 12%
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
MARIO CONTE MATTEO SALVINI LUCA ZAIA
In tour al fianco dei governatori "nemici": prima con Luca Zaia a Treviso, poi con Massimiliano Fedriga in provincia di Udine. Matteo Salvini ostenta l'immagine di un partito compatto ma sa bene che è nel Nord-Est, è nelle vecchie roccaforti (soprattutto quella veneta), che potrebbe giocarsi il destino di un partito che ha voluto "nazionale".
Ed è proprio da queste aree del Paese, e del partito, che dopo il 25 settembre potrebbe scattare il redde rationem. Zaia è […] abbastanza perplesso e defilato in questa campagna elettorale: «Ho saputo dei candidati leghisti dai giornali», ha dichiarato, gettando un masso piombato con un tonfo sordo su via Bellerio.
GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI
In realtà, il "Doge" […] è più che lieto di non dover rispondere del risultato di Salvini. E sentimento non molto distante è quello di Fedriga, più volte indicato - con la presa di distanze dell'interessato - come possibile successore del senatore milanese.
[…] C'è una soglia psicologica sotto la quale il leader non può scendere senza rischiare contraccolpi interni: è stata fissata nel 12 per cento. […] Ma la percentuale alla quale guardano con maggiore interesse i big leghisti della vecchia guardia è il 10,4 per cento. Ovvero, il miglior risultato (ottenuto alle Politiche del 1996) dalla Lega di Bossi, che però aveva il suo target elettorale in sole quattro regioni d'Italia.
[…] C'è chi sottolinea che le liste non sarebbero state approvate dal consiglio federale della Lega, come previsto dall'articolo 6 dello statuto, e chi si sofferma sul corto circuito del libro-manifesto del partito, "È l'Italia che vogliamo", che oggi sarà presentato a Venezia. Uno dei due autori, Giuseppe Valditara - docente di diritto ed ex senatore di An - è diventato uno dei consiglieri più ascoltati dal segretario.
Ma è anche il coordinatore di Lettera 150, un think tank di accademici che ha visto fra i protagonisti negli ultimi anni anche Andrea Crisanti, il virologo che dopo aver collaborato con Zaia ha "divorziato" in un diluvio di polemiche. E oggi è candidato nel Pd. Di certo, Valditara si è già guadagnato l'etichetta di nuovo ideologo della Lega, nello scetticismo di quanti - dopo il caso del consulente per la politica estera Antonio Capuano - additano il ruolo ingombrante degli "esterni" con cui Salvini definisce la direzione di marcia del partito. Di un partito al bivio.
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