ENRICHETTO STREPITA CONTRO IL “PORCELLUM” MA LE CIANCE SULLA LEGGE ELETTORALE SONO SOLO UN ‘PIZZINO ‘AL BANANA

Francesco Bei per "la Repubblica"

Il governo è pronto a scendere in campo. Sulla legge elettorale Enrico Letta non intende stare più alla finestra. Lo stallo tra i partiti è infatti totale, a soli quattro mesi dall'inizio della legislatura. Nel governo se ne è parlato.

E IL premier, prima di intervenire in prima persona con una proposta di palazzo Chigi, ha già messo in preallerta il ministro delle Riforme. Gaetano Quagliariello è pronto a convocare un tavolo con gli esperti della maggioranza per iniziare a scalare il muro che divide Pd e Pdl sul Porcellum. Un ruolo di "facilitatore" che il ministro, pur con tutte le cautele, ammette a mezza bocca: «Qualche idea ce l'abbiamo, se serve daremo una mano».

Si parte ufficialmente il 2 settembre al Senato, dove è stata votata la procedura d'urgenza. E dove il Pdl, visti i numeri, ha un potere d'interdizione. Il Pd, almeno ufficialmente, non cerca forzature e intende discutere della riforma del Porcellum con Scelta Civica e i berlusconiani.
«Ora nessuno ha più alibi - dice la presidente Anna Finocchiaro - e dal primo settembre in Senato si entra nel vivo». Già, ma nessuno al momento si fa illusioni sul fatto che i partiti della maggioranza, da soli, siano in grado di arrivare al risultato. Il problema è sempre lo stesso. Il Pd vorrebbe il ritorno al Mattarellum o il doppio turno.

Il Pdl è disposto al massimo a ritoccare il Porcellum introducendo una soglia alta per ottenere il premio di maggioranza. E così da settimane e non se ne esce. Anche perché, dietro la discussione sulla legge elettorale, è celata la vera partita in corso, quella sulla durata del governo Letta. «La riforma della legge elettorale serve per andare a votare senza fare le riforme costituzionali - riassume Quagliariello - o è solo una safety net, una rete di sicurezza, nel caso si verifichi un incidente? Il punto è tutto lì».

Un dialogo tra sordi, aggravato dall'incombere del voto nella giunta delle immunità sul caso Berlusconi. Il Cavaliere è infatti ormai proiettato verso la crisi di governo e in queste condizioni ipotizzare un accordo elettorale in commissione è illusorio. A meno che il Pd non inizi a guardare oltre il recinto chiuso della maggioranza.

È proprio questa l'ipotesi che si sta affacciando in queste ore di tensione sempre più aspra con il Pdl. Con la prospettiva di una crisi di governo causata dal Pdl, anche la legge elettorale potrebbe diventare materia di discussione con le opposizioni di Sel e M5S. Persino una base di discussione iniziale, la cornice di un possibile accordo minimo di governo con Grillo nel caso saltassero le larghe intese.

A quel punto tutto tornerebbe in discussione. Persino proposte che, al momento, sembrano destinate a restare nel cassetto per l'ostilità del Pdl. Luciano Violante, ad esempio, ha reso pubblica una sua idea di doppio turno di coalizione. In sostanza sarebbe un sistema elettorale proporzionale con voto di preferenza e sbarramento al 5%. Il premio di maggioranza andrebbe solo a chi raggiunge una soglia altissima del 40-45%, in caso contrario si andrebbe a un ballottaggio tra i primi due (partiti o coalizioni).

Il "Violantellum" ha già ottenuto il gradimento di Scelta Civica e di Sel, tuttavia è stato bocciato da Grillo. Che finora non ha mai espresso contrarietà verso il Mattarellum. Dunque, sperano i sostenitori del vecchio sistema uninominale, potrebbe essere proprio la legge Mattarella la base di discussione per un'intesa allargata a Grillo e Vendola. Dopotutto alla Camera i 5stelle votarono la mozione Giachetti che chiedeva di accelerare sul Mattarellum.

Nel Pdl la possibilità di un accordo sulla legge elettorale appare molto remota. «A Berlusconi - riferisce chi è stato in queste ore ad Arcore - la questione della legge elettorale non interessa per niente». Ma questa insistenza di Enrico Letta sulla riforma elettorale ha fatto alzare le antenne. Dopotutto arriva dopo che già Napolitano, in quella nota in cui escludeva le elezioni anticipate, aveva chiarito che «è essenziale procedere con decisione anche a una rapida revisione della legge elettorale ». Il timore è che il capo dello Stato e il premier, continuando a sventolare l'urgenza di una riforma elettorale, stiano in realtà facendo balenare davanti al cancello di Arcore lo spettro di una nuova maggioranza.

 

 

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