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Da il “Fatto Quotidiano”
"Dopo la strage di via D' Amelio, la trattativa Stato-mafia entrò nella fase B: si doveva fermare quell' animale di Totò Riina".
La terza parte della deposizione di Massimo Ciancimino al processo sulla trattativa Stato-mafia nell' aula bunker dell' Ucciardone è dedicata all' arresto del capo dei capi di Cosa Nostra, avvenuto a Palermo il 15 gennaio '93, ma soprattutto al contributo di Bernardo Provenzano.
Il figlio di don Vito, imputato per concorso in associazione mafiosa e calunnia, ha raccontato di aver fatto avere alcune "mappe catastali" a Provenzano affinché indicasse il nascondiglio di Riina.
Cosa che il boss fece segnando la via Bernini "con un evidenziatore arancione". Secondo Ciancimino jr, Binnu avrebbe ricevuto dal Ros "garanzie" di impunità e don Vito la tutela del patrimonio. Ma nel dicembre '92 l' ex sindaco fu arrestato. "Pensò di essere caduto in una trappola dei carabinieri".
Ciancimino ha ribadito che i ministri "Mancino e Rognoni erano stati indicati dal signor Franco (il misterioso agente in contatto col padre, ndr) e dai carabinieri come coloro che avrebbero potuto garantire un minimo di fattibilità nel dialogo per fermare l' ondata stragista".
DON VITO CIANCIMINO
PROVENZANO RIINA CIANCIMINO
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