DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Zini per www.tag43.it
Alla fine Carlo Bonomi ha rinunciato. Con un comunicato arrivato alle agenzie nella mattinata di giovedì 24 febbraio, il presidente di Confindustria cogliendo al volo i bagliori di guerra che si erano scatenati in Ucraina, ha ritirato la sua candidatura alla presidenza della Lega Calcio.
Il ritiro giustificato con la crisi dopo l’intervento russo in Ucraina
«Il precipitare degli eventi in Ucraina chiama oggi tutti a riaffermare il proprio impegno a sostegno della libertà e a lavorare nella massima unità nella Comunità europea e nella Nato per fermare una nuova guerra d’aggressione nel nostro continente», ha dichiarato Bonomi.
«L’Italia, come sappiamo, è particolarmente esposta sul gas e il rischio di conseguenze peggiori in relazione a quanto sta avvenendo in queste drammatiche ore si aggiunge alle grandi difficoltà che, negli ultimi mesi, hanno già considerevolmente colpito le imprese e frenato la ripresa italiana.
Ho subito attivato una consultazione straordinaria di Confindustria con le nostre analoghe associazioni europee. Il mio dovere istituzionale in un momento straordinario come questo non può che concentrarsi solo sulla difesa degli interessi del sistema industriale italiano.
Per questo ho comunicato ai club della Lega Calcio che mi è impossibile accogliere la richiesta che mi era stata rivolta di assumerne la presidenza.
Naturalmente, Confindustria resterà sempre disponibile a qualunque contributo sia volto a ridare al sistema calcio il ranking finanziario e manageriale che gli spetta in Europa».
La contestazione della vice presidente Piovesana
Ma al di là dei drammatici fatti contingenti, Bonomi stava già meditando il suo ritiro dalla corsa. A preoccuparlo, dopo un Comitato direttivo convocato da remoto (lui era in vacanza alle Maldive) sabato 19 febbraio, e filato sostanzialmente liscio a parte i mal di pancia di Maria Cristina Piovesana, la vicepresidente con delega ad Ambiente e sostenibilità strategica, l’appuntamento con il Consiglio generale è in calendario il primo marzo.
Cosa avrebbe detto Bonomi al parlamentino di Viale dell’Astronomia per giustificare la sua sorprendente quanto imprevista candidatura alla presidenza della Lega Calcio? Il suo ambizioso e malcelato desiderio di voler guidare nel contempo la Confindustria delle imprese e la “confindustria del pallone” è esploso con tutto il suo clamore durante le sue recenti vacanze di San Valentino alla Maldive, accrescendo i mugugni e i malumori che da tempo serpeggiavano nella sua base associativa per la scarsa rappresentatività ed efficacia del suo operato.
Il nuovo “fuoripista” del piccolo industriale cremasco del settore biomedicale (“Presidente di tutto, imprenditore d niente”, per citare Il Domani) è stato infatti letto e considerato dalla maggior parte dei notabili confindustriali come un tradimento.
Una specie di abbandono al loro destino delle tante imprese associate per rappresentare gli interessi da “recovery” di quelle del pallone. Proprio in un momento in cui, fra pandemia, rincari delle materie prime e bollette energetiche alle stelle, la tanto auspicata ripresa economica si sta inceppando e l’orizzonte per l’industria manifatturiera e non solo si sta facendo di nuovo fosco.
Una vicenda che ingigantisce i malumori verso Bonomi
Per non parlare della fronda che sta montando il gruppo dei dissidenti della prima ora di Bonomi, che ormai annovera strati sempre più ampi del Piemonte, del Veneto, dell’Emilia, del Lazio e della stessa Lombardia che ha subito colto al balzo la palla della sua candidatura come pretesto strumentale per sferrare un colpo ferale al presidente di Confindustria.
Insomma, se Bonomi si fosse presentato ancora come candidato in corsa per la Lega al Consiglio generale del sindacato degli imprenditori, più di qualcuno lo avrebbe invitato a decidere.
«Carlo, devi scegliere: o noi o la Lega». E questo, prima della prevista audizione del casting dei quattro candidati (Bonomi compreso) rimasti in piedi, convocata da Luca Percassi per giovedì 3 marzo nel quartier generale della Lega a Milano, per poi procedere all’elezione del nuovo presidente.
Di qui la decisione di battere in ritirata, che sgombra il campo dal possibile diktat dei confindustriali ma non dall’impressione che da tutta questa vicenda Bonomi ne esca fortemente azzoppato.
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