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Marco Lillo e Antonio Massari per “il Fatto Quotidiano”
lotti in senato per la mozione di sfiducia
Il 9 maggio Luca Lotti, in compagnia del collega di partito Cosimo Ferri, discute con Luca Palamara e Luigi Spina del futuro della procura di Roma e della successione di Giuseppe Pignatone.
I quattro non sanno che la Procura di Perugia, dopo aver inoculato un trojan nel telefono di Palamara, trasformandolo in una cimice, sta intercettando le loro conversazioni. Sarebbe riduttivo definire l' intercettazione di questo consesso gelatinoso un mero atto d' indagine: ritrae in diretta la delegittimazione in cui stanno sprofondando la magistratura e un' importante parte della politica.
Lotti, non a caso, è definito negli atti il "parlamentare imputato".
È imputato, infatti, con l' accusa di favoreggiamento, nell' inchiesta Consip condotta dalla Procura di Roma. Non solo. Per Tiziano Renzi, accusato di traffico d' influenze nella stessa inchiesta, è stata richiesta l' archiviazione, ma non è stata ancora disposta: sul suo destino pende sempre l' ipotesi di un' imputazione coatta. Lotti non doveva essere lì e non doveva interessarsi al futuro della Procura che ha chiesto il suo rinvio a giudizio.
Non dev' essere affar suo se il posto di Pignatone sarà preso da Marcello Viola, Francesco Lo Voi o Michele Creazzo. Ma c' è di più. Discute con Palamara anche di quel che potrà accadere al suo accusatore: il procuratore aggiunto Paolo Ielo che, con il collega Mario Palazzi, ne ha chiesto il rinvio a giudizio.
Lotti è in compagnia di Cosimo Maria Ferri, ex magistrato, storico e inossidabile ras della corrente di Magistratura Indipendente, oggi deputato del Pd: una formidabile cerniera tra mondo politico e giudiziario. A invischiare il quadro c' è la presenza del componente del Csm, Luigi Spina.
A renderlo insostenibile c' è infine il protagonista dell' indagine: l' ex presidente dell' Anm e consigliere del Csm Luca Palamara, uomo forte della corrente Unicost, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d' ufficio, sostituto procuratore a Roma, dove aspira a conquistare la poltrona di procuratore aggiunto.
È già difficile in questo contesto cogliere la separazione tra i due mondi, quello politico, giudiziario e correntizio, ma a rendere più fosco il clima è un altro contenuto della loro conversazione: l' esposto che, secondo l' accusa, sarà lo "strumento" di Palamara per "recare discredito" a Ielo, ovvero il magistrato che ha indagato Lotti chiedendone il suo processo.
Lotti e Ferri non dovrebbero essere lì e non dovrebbero assistere alla strategia che, in base all' accusa, mira a colpire Ielo. Invece ci sono. A scrivere l' esposto consegnato al Csm - e destinato alla Procura di Perugia secondo la conversazione - è stato il pm romano Stefano Fava.
"L' esposto di Fava - scrive la Procura di Perugia - nell' intendimento di Palamara sarà suo strumento per screditare il procuratore che ha disposto, all' epoca, la trasmissione degli atti a Perugia". E ancora "la consegna di carte da Fava a Palamara", aggiungono i pm umbri, è "finalizzata a recare discredito al procuratore aggiunto Paolo Ielo".
Al centro dell' esposto di Fava - che i pm definiscono "circostanze allo stato smentite dalla documentazione fin qui acquisita" - c' è la mancata astensione di Ielo e del procuratore capo uscente di Roma Giuseppe Pignatone, in un fascicolo che riguarda l' ex avvocato esterno dell' Eni, Piero Amara, per il duplice motivo che il fratello di Ielo ha lavorato per Eni mentre quello del procuratore capo ha in passato collaborato con Amara.
marcello viola procuratore generale firenze
E ancora: Spina - si legge negli atti di Perugia - rivela ai tre che "all' esposto di Fava è allegato un cd che sarebbe stato secretato". Spina alla presenza di Palamara e Ferri fornisce al "parlamentare imputato" Lotti un' informazione che riguarda il suo accusatore e la manovra di "discredito" che sta per colpirlo.
Manovre contro Ielo e discussioni su chi sarà il nuovo procuratore di Roma. Tutto questo non è solo un atto d' indagine. È il finale di una commedia tragica che oltre ai tre magistrati, vede protagonista il Pd e quel che resta del Giglio magico e del suo senso delle istituzioni.
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