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1 - COSÌ SAVONA TRUCCAVA IL BILANCIO DI IMPREGILO "TROVA UN PO' DI UTILE"
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini e Marco Mensurati per “la Repubblica”
In un appunto a un collaboratore l'ordine di "manipolare i dati". Ecco gli atti che raccontano come il reato di aggiotaggio è stato prescritto «Trova un poco di utile da qualche parte». In questo appunto consegnato dal professor Paolo Savona a un suo collaboratore, c'è il sunto di una vecchia storia il cui protagonista principale è il ministro in pectore alle Politiche Comunitarie, sulla cui nomina all'Economia si era aperta la più aspra crisi istituzionale della storia repubblicana.
Dal punto di vista giudiziario, la vicenda si è conclusa da tempo, nel 2010, con una prescrizione per il reato di aggiotaggio, non esattamente una medaglia per chi dovrebbe relazionarsi con Bruxelles. Ma dal punto di vista politico, la vicenda è appena cominciata: per il regolamento dei 5 Stelle, che l'hanno accettato come ministro su proposta della Lega, probabilmente Savona non avrebbe potuto nemmeno candidarsi al Parlamento.
Stando agli atti degli svariati processi scaturiti da una vecchia indagine della procura di Monza (pm Walter Mapelli), nel 2003, Savona ha «forzato gli elementi di valutazione a sua disposizione per migliorare, con una operazione cosmetica» i conti di Impregilo, la società di cui all' epoca era presidente con accanto, come amministratore delegato, Piergiorgio Romiti. Savona e Romiti furono accusati di aver «diffuso notizie false concretamente idonee a provocare una sensibile variazione delle azioni Impregilo».
piergiorgio romiti con la moglie antonella
La ricostruzione della Guardia di Finanza lascia poco spazio ai dubbi. […] con quel famoso appunto «redatto dal prof. Savona per il dottor Romiti e il ragionier Pasquazi, l' imputato manifestava l' intenzione di migliorare l' indice di bilancio dal 5 al 5.2 per cento, migliorando così il risultato operativo da 107,5 a 112,8 milioni».
Tale "miglioramento creativo" dell' indice di bilancio non fu, però, l' unica manipolazione dei conti operata da Savona. Secondo i giudici, lui e Romiti avevano commesso il reato di aggiotaggio almeno anche in un' altra occasione durante il loro mandato. Per l' esattezza il 25 febbraio del 2003, quando «comunicavano al mercato l' avvenuta deliberazione di messa in liquidazione della controllata Imprepar affermando, contrariamente al vero, che "il bilancio di liquidazione Imprepar chiuderà sostanzialmente in pareggio"».
[…] sul professore e sul suo futuro politico pesano le parole messe nero su bianco davanti alla Cassazione dalla procura generale di Milano che ricorreva (richiesta poi accolta) contro l' assoluzione della società:
1) «È certo che Savona e Romiti diffusero notizie false e concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del valore delle azioni della Spa».
2) «Savona e Romiti avevano dolosamente manipolato i dati elaborati dagli uffici competenti per poi inserirli nel comunicato stampa (vicenda Imprepar, ndr) in modo da renderli soddisfacenti per il mercato.
3) «Certamente vi fu frode da parte di Savona e Romiti» e «detta frode fu attuata unicamente in danno degli operatori dei mercati ai quali furono comunicate false notizie, concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione dei valori delle azioni».
Le accuse dellla procura generale di Milano a chi avrebbe dovuto essere il custode, in Italia e in Europa, dei bilanci del Paese, rischiano oggi di imbarazzare pesantemente il governo nascente. E in particolare il M5S, che ha accettato il pressing leghista per mettere in squadra un ministro privo dei requisiti per essere candidato come parlamentare dai 5Stelle.
Si legge infatti nel regolamento interno del Movimento di Grillo: «È considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo. A tal fine, sono equiparate alla sentenza di condanna la sentenza di patteggiamento, il decreto penale di condanna divenuto irrevocabile e l' estinzione del reato per prescrizione intervenuta dopo il rinvio a giudizio».
2 - IMPREGILO E LE OMBRE SUL PROFESSORE
Luca Fazzo per “il Giornale”
«È certo che Savona e Romiti diffusero notizie false e concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del valore delle azioni della società». È il 18 dicembre 2013, quando in Cassazione il procuratore generale Gioacchino Izzo prende la parola nel processo contro uno dei colossi dell’imprenditoria italiana, Impregilo. Sul banco degli imputati c’è solo la società.
Ma nel mirino della requisitoria del pg ci sono anche i due uomini che stavano al vertice di Impregilo: l’ad Piergiorgio Romiti e il presidente Paolo Savona. Sì, proprio lo stesso Savona sulla cui candidatura a ministro dell’Economia nel governo Lega-M5s si è consumata una crisi istituzionale senza precedenti, ora destinato al ministero delle Politiche comunitarie.
E sulla cui correttezza le carte dell’indagine Impregilo gettano pesanti ombre. Savona e Romiti erano usciti di scena grazie alla prescrizione, dopo essere stati accusati di aggiotaggio per avere falsificato i conti di Imprepar, una società controllata da Impregilo destinata alla liquidazione.
Particolarmente singolari le tecniche di abbellimento: l’inserimento tra i crediti esigibili di 120 milioni di euro di crediti verso il regime irakeno di Saddam Hussein, che proprio in quell’anno (siamo nel febbraio 2003) sta per dissolversi sotto l’invasione occidentale. I crediti finiranno poi in pancia a Sace, l’ente pubblico che assicura i contratti esteri, e verranno valutati zero.
L’inchiesta, aperta dalla Procura di Monza, approda a Milano, qui un giudice ordina l’imputazione coatta di Savona e Romiti, che però se la cavano con la prescrizione. Resta aperto il processo contro Impregilo.
Nel 2009 il giudice Enrico Manzi assolve la società ma ha parole di fuoco verso l’operato dei due manager: si cita un promemoria inviato a Romiti in cui Savona per abbellire l’indice di bilancio chiede se è possibile «trovare un poco di utile da qualche parte»; si scrive che le previsioni rese note al mercato erano «veramente basate su ipotesi azzardate», di un «metodo disinvolto» di comunicazioni al mercato; si conclude che i «vertici diffondevano previsioni a braccio».
PAOLO SAVONA DA LERNER ALL INFEDELE
E non è tutto. La assoluzione di Impregilo viene impugnata alla Procura, e così nel 2013 si arriva in Cassazione. Ed è qui che il ruolo di Savona viene di nuovo mazzolato sia nella requisitoria dell’accusa che nella sentenza: «Vi fu frode da parte del presidente (Savona, ndr)», dice il pg. Che aggiunge: «Savona e Romiti avevano dolosamente manipolato i dati elaborati dagli uffici competenti per poi inserirli nel comunicato stampa in modo da renderli soddisfacenti per il mercato».
E la Cassazione, che accoglie il ricorso, dà atto che vi fu «modifica (o manipolazione che dir si voglia)» da parte di Savona del comunicato preparato dagli organi interni di Impregilo. Così l’assoluzione di Impregilo viene annullata, si ordina un nuovo processo a Milano. Altra assoluzione che, inspiegabilmente, non viene impugnata. E la faccenda muore lì.
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