DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
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La Francia non ci sta. L’analisi costi-benefici sulla Tav è «straordinariamente di parte»: è quanto afferma il Comité Transalpine Lyon-Turin, secondo cui “minimizzando i benefici ambientali colossali, Ponti iscrive nella colonna dei costi il mancato introito che rappresenterebbe per lo Stato italiano una diminuzione importante delle tasse sul carburante e dei pedaggi autostradali».
La stroncatura viene chiusa con una sintesi che mette in discussione la base del ragionamento utilizzato dalla commissione guidata dal professore Marco Ponti: «Meno ci saranno mezzi pesanti e auto sulle Alpi, più il rapporto costi-benefici sarà negativo. Un ragionamento che pesa almeno quanto la Co2».
Ma questo non è l’unico aspetto a suscitare perplessità. La relazione tecnico-giuridica sulla Tav elaborata dall’avvocato Pasquale Pucciarello per conto del ministero delle Infrastrutture, e pubblicata oggi dal Mit insieme all’analisi costi-benefici, stima “costi di uscita” dalla Torino-Lione molto inferiori a due miliardi di euro, per la precisione 1,6 miliardi circa.
Si tratta di una cifra molto inferiore al previsto (altre stime parlano di costi di 3-4 miliardi) e molto inferiori a quanto stimato da Telt (la società italo-francese incaricata per l’opera), e cioè una forchetta da 2,3 a 4 miliardi di euro.
L’analisi del Mit (avv. Pucciarello) non calcola i costi dei lavori di messa in sicurezza della parte “già scavata” (stimata in 250 milioni) e soprattutto non calcola la necessità di adeguamento e messa in sicurezza della linea ferroviaria storica, se si decidesse di non fare la Tav, costi stimati in 1,5 - 1,7 miliardi. Sommando queste voci il totale sarebbe di 3,5 - 3,6 miliardi di euro. Ben più prossimo ai circa 4 miliardi stimati da Telt.
Secondo il Mit, invece, i costi dell'adeguamento della linea storica sono al momento del tutto aleatori (non c'è un progetto) e in ogni caso si potrebbe concordare con la Francia e la Ue di inserire l'adeguamento, anziché la Tav, come progetto europeo Ten-T, dunque i costi per l'Italia scenderebbero di molto.
Martedì 19 febbraio Cda di Telt infuocato
La partita non sembra essere ancora chiusa. Per martedì prossimo, 19 febbraio, è infatti in programma un Cda Telt a Parigi. La componente transalpina della società mista sembra essere intenzionata a premere affinché vengano pubblicati i bandi di gara per non subire ulteriori ritardi. Del resto la posizione della Francia, intenzionata ad andare avanti con l’opera, è nota ed è stata ribadita dal ministro Elisabeth Borne l’1 febbraio, durante l’ultima visita al cantiere sul versante transalpino.
«L'analisi costi-benefici sulla Torino-Lione fatta da Marco Ponti si basa su ragionamenti, non dimostrabili, che sconsiglierebbero di fatto, sempre, la realizzazione di progetti ferroviari, a favore invece di strade e autostrade». Lo sostiene, parlando con Radiocor Plus, il professor Roberto Zucchetti, docente di «Metodologie di valutazione delle infrastrutture di trasporto» alla Bocconi di Milano e da anni consulente dell'Osservatorio tecnico Torino-Lione della presidenza del Consiglio. «Colpisce nell'Acb di Ponti che vengano pesantemente sottostimati i benefici che deriverebbero dal de-congestionamento del traffico sulle tangenziali di Torino e Milano e sulle autostrade per la Francia; così come sono sottostimati i benefici ambientali (esternalità positive) da riduzione di emissioni di Co2 e i benefici da riduzione di incidentalità. Molto bassi sono stimati anche i benefici della nuova ferrovia per il trasporto merci. Calcolare invece come costo le minori accise sulla benzina è contrario alle linee guida europee, e dello stesso Ministero delle Infrastrutture, sull'analisi costi-benefici».
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